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Intervista ad Hélène de Franchis di Francesca Di Giorgio

Come avete affrontato il lockdown e la relativa chiusura della vostra galleria? Avete cercato di colmare il vuoto attraverso la progettualità online e/o attraverso un uso diverso dei social? Come si è modificato il rapporto con il vostro pubblico?
Il lockdown all’inizio mi è sembrato un vero disastro. Nei primi giorni, lo sconforto per la situazione generale e per il fatto che una persona della galleria fosse ricoverata in ospedale con il virus, ho avuto la sensazione che il mondo mi crollasse addosso…  Poi, il silenzio e il fatto che vivo sopra alla galleria, mi ha fatto sentire la necessità di pensare e ragionare sul lavoro, sull’importanza o meno della galleria come veicolo di comunicazione con gli altri e non solo come lavoro.
Il fatto che fossimo riusciti a completare l’allestimento della mostra che doveva aprire il 21 marzo, mi diede un senso di calma, credo che se la galleria fosse stata vuota o con una mostra mezza montata, mi sarei scoraggiata. Ho invece capito che dovevo sfruttare questo inaspettato momento di solitudine e silenzio per capire meglio quello che stavo facendo e la prima cosa che mi è venuta in mente era di far sapere che in galleria avevamo una mostra bella e intrigante. Mi sono messa a raccontare il perché avevo voluto fare questa mostra e a girare in modo dilettantesco un piccolo video mentre mostravo le opere esposte. Una volta montato dal nostro fotografo di sempre che vive a Pesaro, Michele Sereni, l’ho mandato in giro e mi è sembrato di riprendere i contatti con quelli che amano l’arte. Non amo molto i social, io personalmente ne faccio pochissimo uso, ma in questo caso ho capito l’importanza di usare queste tecnologie al meglio e sempre nei limiti delle proprie possibilità.

Vetro, installation view – Courtesy Studio la Città, Verona |  foto Hélène de Franchis

Mai come in questo periodo abbiamo sentito parlare di “mondo dell’arte” ma proprio in un momento come questo è difficile immaginarlo come omogeneo. Composto da figure diverse: artisti, collezionisti, appassionati, critici, curatori, galleristi, organizzatori, editori. Un insieme spesso diviso da interessi contrastanti… Ora, se e in che modo, vi sentite parte di un “sistema”? Come state affrontando, dal lato umano e pratico, la vostra attività? Vi siete posti degli obiettivi a breve termine?
Il mondo dell’arte non è stato aiutato da nessuno, si parla molto, ma nessuno ha avuto delle idee per far sì che si potesse in qualche modo non interrompere la divulgazione dell’arte, del lavoro degli artisti e quindi della cultura e della bellezza. Agli artisti è stato chiesto un po’ da tutti di donare delle opere per motivi nobilissimi, ma a loro e a noi che lavoriamo per e con loro non ha pensato nessuno. Per questa ragione abbiamo pensato insieme ad una galleria amica di Parigi, Galerie Italienne, di organizzare un’asta per gli artisti che non hanno un altro lavoro, intitolata Aiutiamo gli artisti. Il 70% del ricavato verrà dato a loro. L’asta inizia il 15 e finisce il 21 giugno di quest’anno. Spero che i collezionisti aderiranno e faranno il possibile per far sì che gli artisti abbiamo un minimo di possibilità per continuare a produrre. Come ha scritto Lucio Pozzi recentemente: “fare arte è attività indispensabile per la sopravvivenza dell’anima e del pensiero”.

Vetro, installation view – Courtesy Studio la Città, Verona | foto Hélène de Franchis

Siamo nella famosa Fase 3, ciò presuppone una visione in progress, un prima, un dopo e un poi. Restituiteci una fotografia che vi ritrae in questi tre momenti…
Noi abbiamo ripreso contatto con i nostri collezionisti, ma anche con persone nuove che hanno bisogno di conoscere, vedere e perché no, di acquistare la bellezza per vivere meglio. Abbiamo proposto al nostro pubblico alcune visite guidate di circa 50 minuti per un massimo di 9 persone su appuntamento il venerdì pomeriggio e il sabato mattina e pomeriggio. La prima volta è stata un’esperienza nuova… non eravamo più abituate ad avere persone in galleria! Tutta la mostra ha ricominciato a vivere, tutto ha avuto un senso di nuovo. Da quando si possono varcare i confini tra regioni sono ricominciate a venire persone da fuori città, a volte persone che non erano mai venute, ma incuriosite dall’idea delle visite guidate. Per noi è stato bellissimo ritornare a vivere lo spazio espositivo anche nella sua più autentica funzione di accoglienza e socialità.
La mostra VETRO, leggera e trasparente, è senza volere la mostra giusta per questo momento così pesante ed incerto. Abbiamo festeggiato a dicembre i nostri 50 anni di attività, per cui è stata una stagione importante e per fortuna finisce con una mostra piena di speranza e di bellezza.

http://studiolacitta.it/

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