CIPRESSA (IM) | VILLA BIENER
intervista a JUDIT TÖRÖK e CARLO MAGLITTO di Anna Lisa Ghirardi
Villa Biener è situata sulle colline di Cipressa tra Imperia e Taggia, immersa in un antico uliveto circondato da vegetazione autoctona ed esotica, dove l’inebriante profumo delle essenze e la vista mozzafiato del mare trasmettono una risanante sensazione di benessere. Progettata negli anni ’70 da un architetto persiano, dal 2003 è proprietà di Judit Török. Lei e Carlo Maglitto l’hanno trasformata in un luogo di convivialità ed accoglienza per appassionati d’arte e professionisti del settore. L’acquisto della dimora e del parco è stato possibile grazie alla vendita della preziosa collezione di libri e opere pittoriche di István Török, intellettuale e collezionista ungherese, padre di Judit. Il nome Biener deriva dal cognome di sua madre Klara. L’arte, come in una staffetta, si è passata il testimone, quello dell’epoca in cui i suoi personaggi vivono. Cambia l’epoca e i luoghi, ma l’arte resta la protagonista.
Soggiornare in questo luogo è un’esperienza che allontana dalla frenesia e dalla contingenza, a favore della percezione dilatata ed intensa dell’essere.
Judit, trovo interessante il fatto che questa realtà abbia avuto vita da una collezione di opere, quella di tuo padre. Quali erano le opere più preziose della sua collezione e perché hai deciso di venderle per creare una casa che è anche un luogo per l’arte?
Judit Török: Mio padre era una persona complessa, geniale e colta. Aveva una travolgente passione che soltanto i veri collezionisti possono comprendere. Cominciò a comprare impressionisti e postimpressionisti ungheresi negli anni ’60, acquistando la maggior parte delle tele nei negozi di antiquariato e alle aste statali, qualcuna da collezionisti privati. Tra quelli più conosciuti in Italia posso citare József Rippl-Rónai, Vilmos Aba-Novák e János Vaszary. Quando morì dovemmo vendere tutto, perché la maggior parte dei capolavori non era esportabile. Fu un sollievo per mia madre che non volle farne la custode e per me che ho potuto traghettare la passione verso l’arte contemporanea.
Quanto ha influito nella tua formazione la passione di tuo padre per l’arte, la letteratura e la musica?
Judit Török: Sono nata con il dono della manualità. A quattordici anni fui ammessa ai corsi di nudo dell’Accademia a Budapest e vinsi piccoli premi. Mi sentivo votata alla carriera artistica, senonché sei mesi prima della maturità seppi che mio padre aveva altri progetti per me: dovevo laurearmi in Medicina. Opposi forte resistenza, ma dovetti capitolare. Questo fatto inasprì il conflitto tra noi. Naturalmente l’ho perdonato e anche amato. Contrassi quindi un matrimonio di facciata con la medicina e mantenni una relazione privilegiata con l’arte, la mia trasgressiva amante. Fu mio padre ad avere il merito di farmi amare la letteratura; la sua biblioteca era enorme, vi si trovava tutta la letteratura e la saggistica migliore. Sempre lui mi aiutò a capire l’arte, mentre mia madre mi fece studiare pianoforte e si occupò della mia istruzione musicale.
Il lavoro di ristrutturazione della proprietà, villa e parco, è stato molto impegnativo. Significativo è il fatto che sin da subito, tu e Carlo, avete coinvolto altri artisti; quali sono stati i principali interventi artistici?
Judit Török e Carlo Maglitto: La Villa era nota nella zona come “La Fortezza”, per l’aspetto un po’ austero e svettante. Portava i segni di anni di incuria. In un grande spazio cinto da spesse mura abbiamo trovato solide rocce che reggevano i plinti di appoggio e un baratro dove venivano gettati oggetti di scarto. Questo disastro divenne la nostra galleria e il teatrino. L’uliveto secolare era abbandonato. Ricostruimmo i muri di pietra cercando di dare più spazio e stabilità a piante e sculture, senza incidere sull’aspetto rustico del paesaggio. Decidemmo quindi di coprire il terreno il più possibile, ad esempio con una grande scultura rivestita da mosaici che fosse anche utilizzabile come gioco dai bambini o come luogo di chiacchiere per gli adulti. Ne parlai con una delle artiste invitate l’anno precedente, al nostro primo incontro di scultura, Claudia Lauro. Ne fu entusiasta, preparò le bozze per una Grande Madre. Io feci il modello in creta e, nell’estate del 2008, iniziammo i lavori. È stato un lavoro lungo e furono chiamati amici e gli amici degli amici a incollare tasselli, preparare la colla, rompere e tagliare le piastrelle, studiare gli accostamenti. Finì tutto nell’estate del 2009. Non era ancora terminata la Bistrega che la notte mi suggerì altre idee: due panche sinuose da inserire nel camminamento intorno alle mura delle casa: la Pancablu e la Pancaverde.
I mosaici sono diventati una routine. Nel 2008 abbiamo ricoperto l’interno di una vasca d’irrigazione con mosaici di vetro: Ente-pente-lalula, titolo tratto da una poesia di Christian Morgenstern. Seguì inesorabilmente Il Sentiero delle mura, un percorso pedonale di circa 80 metri lungo le pareti della Galleria che rappresenta le Città, il Mare, Animal House e i Volti. Sulle pareti della Galleria abbiamo inoltre realizzato un racconto sulla storia della nostra famiglia fatto con formelle di terracotta e mosaici (circa 60 metri quadrati) e Check-point Babel (25 metri quadri), omaggio a Boetti.
Credo che Villa Biener non sarà finita fintanto che ci rimarranno insonnie e sogni.
L’associazione culturale di Villa Biener Arte Contemporanea, a partire dalla mostra dedicata all’Arte tribale, ha organizzato numerose esposizioni, manifestazioni ed eventi. Quali sono i più rappresentativi?
Judit Török e Carlo Maglitto: Ne citiamo alcuni. Abbiamo avuto la fortuna di conoscere Valerio Fasoli, che organizza “Master course” con l’intervento di eccellenti professori e allievi già membri delle migliori orchestre di tutto il mondo che al termine dei corsi si esibiscono nel nostro teatrino. L’Eutopia Ensemble di Genova con il maestro Matteo Manzitti ci ha onorati di alcune serate. Abbiamo ospitato musica etnica e jazz. È stata graditissima la performance di Traude Wehage e Gesa Biffio. Ci sono state serate di lettura delle poesie di Carlo accompagnate al piano da Traude. Nella galleria abbiamo allestito molte mostre collettive: Contaminazioni Orientali, Check-Point Eden, Check-Point Babel e Babele con Vista. Ogni fine anno è consuetudine chiamare a raccolta amici e collezionisti per le nostre tradizionali Art Party. Presentiamo spesso le nostre attività all’estero, con la partecipazione a mostre in Germania, Ungheria, Grecia e in varie città italiane.
Dal 2007 avete organizzato simposi presso la villa e molti artisti hanno realizzato opere site specific. Quale è l’intento di questa esperienza?
Judit Török e Carlo Maglitto: Quell’anno ebbe inizio ciò che per alcuni anni sarebbe diventata la nostra principale attività: organizzare ogni estate un incontro con la scultura per popolare il parco di opere e fare incontrare gli artisti provenienti da ogni parte del mondo, ponendo l’accento sulla convivialità e l’amicizia. Gli artisti vivevano con noi per circa due settimane. Fino ad oggi sono state collocate una cinquantina di piccole e grandi opere, alcune site-specific. Tra gli artisti: Villö Turcsány, Claudia Lauro, Tegi Canfari, Paola Malato, Annamaria Gelmi, Pierluigi Cattaneo, Gabriela Nepo-Stieldorf, Peter Hrubesch, Giancarlo Manco, Adriano Leverone, Stefano e Remo Bombardieri, Carlo Maria Maggia, Ruggero Maggi, i Plumcake, Riccardo Galleni, Hojin Jung, Margherita Serra, István Ézsiás, Aron Gábor e Zsuzsa G. Heller, Belle Shafir, Saskia Koning, Barbara Falender, Sergio Frattarola, Nadia Gianelli, Saskia van der Made, Olivier Bataille, Kim Boulukos, Leo Wesel, Zsolt Nyári, Noa e Tal Lev, Pierangelo Russo, Peter Markus, Ciacio Biancheri, Massimo Parodi, altri e naturalmente noi.
Nel mio soggiorno a Villa Biener ho notato con piacere la generosa convivialità e l’apertura culturale internazionale, determinata anche dalle vostre esperienze di vita. Villa Biener è nel contempo legata alla sua terra, la Liguria, ma è anche ospite di culture lontane. Come vivete questo connubio?
Judit Török: Carlo ed io abbiamo viaggiato molto, proveniamo da territori lontani, io dall’Ungheria, lui dalla Sicilia, quindi va da sé che siamo aperti al mondo, entrambi abbiamo anche un carattere espansivo e comunicativo. La Liguria è diventata la terra dove abbiamo rimesso le radici. Nel nostro statuto l’Associazione si prefigge di “organizzare, sia in Italia che all’estero, manifestazioni[…], esposizioni, eventi nell’ambito delle arti visive e delle arti in generale, per il raggiungimento degli scopi sociali[…]”.
Con l’acquisto e la ristrutturazione della villa esistevano tutti i presupposti affinché essa diventasse luogo della creatività, teatro del fare, crocevia di scambi. Era il desiderio di tutta la mia vita e anche di quella di Carlo. Volevamo che fosse un contenitore universale dove tutti potessero lasciare una traccia che abbia la forza di incidere sul paesaggio e sulla memoria del luogo.
La nostra intenzione quindi era ed è di aprire il cancello a tutti quelli che desiderano entrare per collaborare o anche solo per condividere le emozioni.
Avete progetti in corso?
Sempre. Manca ancora un muro da finire, delle sculture da collocare. Quest’anno partecipiamo alla Fiera di Budapest e a diverse mostre. Andiamo a Wiesbaden e a Berlino. Questa settimana (11 settembre, ndr) abbiamo un concerto con Winfried Rademacher, Graham Oppenheimer e Francis Gouton.
VILLA BIENER
via Avvocato Michele Fossati 80, CIPRESSA (IM)
Info: judith.torok@alice.it
maglitto.carlo@alice.it
www.villabiener.com