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TORINO | GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea | 6 marzo – 18 maggio 2014

di MATTEO GALBIATI

Hanno fatto le cose in grande alla GAM di Torino che, per il secondo appuntamento di Dialoghi (ciclo di mostre che, dal 2011 con la personale di James Brown, mette in rapporto le opere delle collezioni dell’istituzione torinese con i maggiori artisti internazionali contemporanei chiamati a realizzare progetti specifici), presenta una sorprendente ed intensissima mostra di Omar Galliani (1954).

L’opera al nero. Omar Galliani, veduta della mostra, GAM Underground Project, GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino Photo Robino

Conosciamo ed apprezziamo da tempo il lavoro e la ricerca di Galliani, che sta vivendo una stagione particolarmente ricca di riconoscimenti con partecipazioni ad eventi in tutto il mondo, e potremmo dire che, parafrasando il titolo di un romanzo di Remarque, non ci sia niente di nuovo sul fronte occidentale. Eppure, se ci si aspetta di vedere qualcosa di già visto e conosciuto, si incappa in un grave errore di valutazione: questa mostra regala delle sorprese che la rendono qualcosa di inatteso, una piacevole ri-scoperta piena di fascino ed ammirazione, anche per chi conosce in profondità ogni piega, ogni lato della poetica e del pensiero dell’artista emiliano. Qui le opere del maestro vivono una monumentalità di lettura difficilmente riproponibile altrove.
Entrando nello spazio espositivo il colpo d’occhio è incredibile e si fa grandiosa la vista: gli ampi spazi, le vaste pareti della GAM Underground Project accolgono opere fuori scala che sovrastano lo sguardo dello spettatore facendolo piccolo. Circondato, quasi investito, dalla presenza fisicamente percepibile del segno e della figurazione di Galliani, chi osserva riesce a cogliere il suo universo immaginifico con una suggestione intensa ed emozionante. Nuova potremmo dire.

L’opera al nero. Omar Galliani, veduta della mostra, GAM Underground Project, GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino Photo Robino

Il suo disegno sta tutto attorno, il suo segno si dispiega ampio e ricco di evoluzioni che si travasano da un’opera all’altra. Pare di essere proprio dentro la visione fantastica dell’artista. Lo stesso Galliani per il progetto ha espresso piena soddisfazione – senza nascondere una certa dose di emozione che ci dimostra come sia rincuorante vedere un artista, noto e non certo in cerca di fama, che sa provare ancora il fremito genuino e trepidante nell’emozione per il proprio lavoro – perché nemmeno nel suo grande studio, ammette, ha mai avuto modo di leggere così unitariamente queste opere enormi.
Così se l’effetto è forte per l’artista, per il pubblico si amplifica ulteriormente: ci si aggira, un po’ spaesati e un po’ curiosi, tra queste opere e, sentendosi come Alice nel Paese delle Meraviglie, ci guardiamo attorno, cogliendo gli spunti forti, che toccano l’immaginazione come solo le figure eteree e leggere di Galliani sanno fare.
L’opera, in cui il bianco e il nero trionfano in un tripudio di luci ed ombre, appare di una semplicità diretta: tavole di pioppo non preparate, dove il segno del taglio dell’artigiano si confonde ed ibrida con le tracce della graffite di Galliani, accolgono le visioni dell’artista che lascia sublimare la povertà della materia con la potenza del mezzo. In questo Galliani è maestro assoluto.

Omar Galliani, Paesaggio dei miei veleni (D’après Fontanesi), 2013, matita e acrilico su tavola di pioppo, 400x400 cm

A Torino il percorso, che presenta un allestimento non cronologico dei suoi lavori, aiuta a mettere proprio in primo piano la poesia di questo artista, la cui “mano felice” concede il senso di una bellezza che molta arte di figura oggi non sa più dove trovare. Galliani sa, invece, riportare il significato e il valore di un misticismo simbolico, mai eccessivamente sofisticato per diventare ermetismo intellettualisco, ma sempre rigorosamente votato ad una sincera, diretta ed umana, dialettica dell’anima. Emoziona, incanta, con immagini che riportano attualità al senso romantico della visione.
Il rigore della sua tecnica, quasi ossessione vissuta in punta di grafite, fa trapassare oltre la tessitura dei segni e rilancia il peso di presenze che sfuggono ogni logica contingente.
Tra opere di repertorio e lavori inediti spicca certamente Paesaggio dei miei veleni (D’après Fontanesi) ispirata da Paesaggio con alberi e ruscello del 1859 di Antonio Fontanesi (nella collezione del Gabinetto Disegni e Stampe della GAM): Galliani guarda ad un paesaggio naturale, raro soggetto per le sue scelte consuete, e, ripercorrendo la visione romantica del vedutismo di Fontanesi (che è emiliano come lui), rimanda alla dialettica eterna del rapporto uomo-natura. Quest’opera, grazie alla generosità dell’artista, verrà donata alla GAM, entrando così nel ricco patrimonio della collezione torinese.

L’opera al nero. Omar Galliani, veduta della mostra, GAM Underground Project, GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino Photo Robino

Le sorprese non finisco nel grande ambiente principale dello spazio espositivo, nelle salette laterali si trovano opere degli Anni ’70 che, davvero poco conosciute, dichiarano la passione di Galliani per il disegno fin dalle sue prime battute, fin dalle fasi embrionali della sua ricerca. Splendide, qui, le carte con i marmi, dove la forte presenza della pietra bianca, pura e immacolata, sembra ammorbidirsi per l’impronta del disegno che si sospende nella carta posta sul lato superiore del lavoro.
E poi c’è il catalogo, completo e ricco volume che non solo fa da compendio alla mostra documentandone le opere, ma si propone anche come vera e propria monografia dedicata all’opera di Galliani. Un libro nel senso mobilissimo del termine.
Una mostra che ci sentiamo di consigliare oltre ogni retorica, perché qui quello che conta e vale è solo l’emozione. 

L’opera al nero. Omar Galliani
per GAM Underground Project
testi critici in catalogo di Danilo Eccher e Gregorio Mazzonis 

6 marzo – 18 maggio 2014 

GAM Underground Project
GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea
Via Magenta 31, Torino 

Orario: da martedì a domenica 10.00-18.00; chiuso lunedì; la biglietteria chiude un’ora prima
Ingressi: intero €10,00; ridotto €8,00; gratuito under 18 anni 

Info: +39 011 4429518
gam@fondazionetorinomusei.it
www.fondazionetorinomusei.it

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