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ROMA | MUSEO CROCETTI | FINO AL 2 APRILE 2022

Intervista a FABRIZIO SANNICANDRO di Beatrice Conte

Giovedì 3 febbraio la personale ARCANI di Fabrizio Sannicandro è entrata ufficialmente negli spazi del Museo Crocetti, per creare un cortocircuito figurativo tra la pittura di Sannicandro e l’opera del Maestro Venanzo Crocetti. E negli spazi e tempi della sua ricca produzione scultorea, ARCANI dà vita a una riflessione attorno alla capacità di sgrezzare gli archetipi junghiani per stimolare l’immaginario collettivo dei suoi visitatori. Focus del lavoro è la percezione dell’arcano, dell’essenziale, di un passato sempre molto attuale.

Il suo progetto espositivo, dal titolo evocativo ARCANI, è stato organicamente concepito per il Museo Crocetti che lo ospita, in occasione della ricorrenza della scomparsa dello stesso scultore. Considera la sua come una poetica affine a quella del Maestro? E come ne ha costruito il dialogo?
Il Maestro Crocetti ha una matrice ispirativa alla quale mi sento molto legato. Crocetti migra tra le epoche con il suo repertorio figurativo, pur sempre alla ricerca di un’unica anima capace di attraversare il tempo, un unico ritratto archetipico che si differenzia solo per itinerario artistico. Nella sua figurazione tragica del primitivo animale fino al dialogo con gli avi, ho cercato di rispettare il valore linguistico delle sale dedicate al suo lavoro, mettendo le mie figure al servizio e mai in contrasto con il disegno delle sue sculture.
Per costruire un dialogo con le opere del Maestro mi sono lasciato quindi guidare dalla ricerca che ha evocato il museo a lui dedicato, con un percorso sviluppato per aree tematiche ancestrali, archetipe ed emozionali. La mostra si svolge a partire da una serie di carte derivanti dall’opera corale Segni di Vite, che ho iniziato nel 2021, in dialogo con lo studio del Maestro Crocetti. Per finire nella sala Busti e ritratti, dove ho esposto una delle opere a me più care per sua forma e natura, Il Creatore. Mi piace la sua connotazione simbolica, così intimamente legata alla genesi di tutte le cose. E mi è piaciuto realizzarla, intervenire sulla sua superficie grezza con il gesso acrilico, percepire la resa emotiva e simbolica che si stava delineando. Quest’opera mi ricorda perché amo la pittura, perché sono diventato pittore piuttosto che qualunque altra cosa, ed è stato perché niente più della pittura mi fa sentire libero di creare, di sentire il disegno prima che questo si trasponga sulla superficie, di procedere senza imposizioni di forma.

Fabrizio Sannicandro, veduta della mostra Arcani, Museo Crocetti, Roma

Il Creatore è difatti una delle produzioni più vicine all’essenzialità della sua ricerca, in cui la connotazione archetipica si riflette nei contorni della figura per elevarla a espressione del corpo. Ed è nel linguaggio del corpo che può tracciarsi il  percorso pensato per accogliere l’immaginario collettivo. Eppure alcune figure, alcuni volti, scompaiono più di altri, prendono la declinazione di qualcosa che è più velato, più introspettivo, più misterioso. È una scelta ispirata e suggerita da quale istinto?
Tutta la mia ricerca rimarca il filone degli archetipi junghiani, impoverendoli del loro valore tradizionale per farli apparire come immagini tracciate in un tempo, ed essere leggibili in qualunque, che si tratti del presente ma anche di un passato addirittura precedente la loro produzione. Figure che possano condurre lo spettatore in quell’immaginario che racconta il senso dell’umanità e della collettività. E per ogni soggetto, L’Angelo, La Sognatrice, La Madre, L’Artista, mi lascio guidare dalla memoria, che può essere la mia o di qualcuno che me l’ha raccontata, che me l’ha trasmessa. E il senso è proprio quello di riconoscersi in quel ricordo, non è fondamentale da chi arrivi la storia, poiché trasferibile. Perciò se alcune figure si distinguono per atipicità – ad esempio L’amante piuttosto che La gravida – rispetto al resto della produzione, è perché il volto ne incarna per primo la narrazione. L’angelo ha di per sé un volto etereo, sebbene privo delle caratteristiche che lo allontanerebbero dall’inconscio collettivo (tratti del viso delineati, come naso, bocca, etc..). La sognatrice invece ha un vissuto più complesso, più introspettivo, più privato, e per questo si mostra di spalle.

Fabrizio Sannicandro, L’Amante, 2021, tecnica mista su carta intelata, cm 190×110, tecnica mista su carta intelata

L’atemporalità delle immagini che sceglie di ritrarre porta lo spettatore a perdersi e riconoscersi nelle sue, o di altri, personali esperienze di vita. Lei che rapporto ha con queste figure?
Io sono stato sempre affascinato da queste figure. Siamo tutti figli e nipoti di sedimenti culturali e di immagini che in qualche modo sono presenti nella nostra memoria individuale, e riuscire a ritrarne gli aspetti essenziali è il cuore della mia ricerca. E attraverso un linguaggio “di pancia”, un linguaggio non razionale, che è per me quello della pittura, queste figure arrivano, affiorano, prendono vita, si presentano sulla soglia quasi in penombra, con dei toni non evidenti, come ritratti, come fossero in ascolto di quel mondo atemporale, non geografico. Per questo le ritraggo spesso isolate e con toni specifici, e per questo la loro individuazione come personaggi ha dei riferimenti sì junghiani ma nella completa libertà interpretativa. Alcuni sono riferimenti specifici, come ad esempio L’Amante o Il Mago, che sono proprio frutto degli studi condotti sui ritratti di Jung, derivanti da modelli di comportamento universali. Altri invece li ho scelti in modo più libero, come La Ribelle o Il Guerriero, lasciandomi guidare dalla mia propria volontà rappresentativa.

Fabrizio Sannicandro, veduta della mostra Arcani, Museo Crocetti, Roma

Il legame con queste figure si riflette anche nella scelta dei materiali associati al soggetto? Una juta piuttosto che una tavola, o una tempera piuttosto che un impiego misto di tecniche, il bi- o trinomio di colori da tenui a decisi…
Direi che la scelta di una juta piuttosto che una tela, o una tavola, una carta, è piuttosto istintiva. Le tecniche in genere sono assolutamente libere sebbene all’interno di un linguaggio tradizionale, ma si tratta generalmente di dipinti, le cui tecniche miste seguono l’ispirazione dell’immagine. Il discorso potrebbe piuttosto riassumersi proprio nella scelta della pittura, più che della materia o delle tecniche. Come dicevo, io amo la pittura, e questa di per sé è una scelta che in primis i miei personaggi mi ricordano, una scelta relativa alla contemporaneità che cerco di imprimergli perché è comunque un linguaggio collegato al desiderio di poter attingere all’inconscio collettivo. È la possibilità di utilizzare un “modo” figurativo che di per sé agisce in maniera automatica, attraverso un procedimento non concettuale, non razionale. Perciò la scelta di dipingere è, nella sua essenzialità, legata all’esigenza di trovare una narrazione espressiva che attraversi i binari dell’immaginario comune.
Questo comunque non intacca la mia libertà di contaminare la tradizionalità della pittura con tecniche arbitrarie, improvvisate, che utilizzano anche elementi organici, naturali, impiegati secondo le norme dell’istinto più che secondo le finalità del lavoro stesso.

Fabrizio Sannicandro, veduta della mostra Arcani, Museo Crocetti, Roma

È prevista una continuità nel dialogo Crocetti-Sannicandro nel prossimo futuro?
Sono in agenda una serie di appuntamenti in effetti, un ciclo di laboratori didattici curati dallo stesso Antonello Tolve. L’intenzione di questi laboratori è quella di far vivere esperienze di formazione e di sperimentazione attiva, per trasmettere lo stesso senso di comunità a cui vorrebbe sensibilizzare la mostra. Il Museo diventerà quindi uno spazio accessibile e fruibile, di educazione e confronto, che darà la possibilità ai ragazzi di elaborare nuove immagini del mondo.

 

Fabrizio Sannicandro. Arcani
A cura di Antonello Tolve

3 febbraio – 2 aprile 2022

Museo Crocetti
Via Cassia 492, Roma

Orari: da lunedì a venerdì 11-13 e 15-19 / sabato 11-19 / domenica chiuso
> Per visitare il Complesso museale Crocetti e la mostra è obbligatorio avere il Green Pass rafforzato. Prima di entrare verrà richiesto ai visitatori di esibire la certificazione, in formato cartaceo o digitale ed è inoltre obbligatorio indossare una mascherina di tipo FFP2.

Catalogo: Vanillaedizioni – www.vanillaedizioni.com

Info: Museo Crocetti – www.museocrocetti.it
Fabrizio Sannicandro – www.fabriziosannicandro.it

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