ROMA | Montoro 12 | 16 settembre – 31 ottobre 2015
di ROBERTO LACARBONARA
Due le componenti strutturali che rendono l’opera di Emmanuele De Ruvo una teoria perfetta della staticità e dell’equilibrio. Da una parte i “gradi di libertà” che – come suggerisce il titolo della mostra a cura di Guglielmo Gigliotti alla galleria Montoro 12 di Roma – determinano il movimento che un corpo può o meno compiere nello spazio. Dall’altro, la gravità, la tensione tra firmitas e caduta. Ed entrambe le componenti vengono sistematicamente messe in crisi dall’idea di arte che il giovane artista napoletano sviluppa nel ciclo delle sue recenti sculture.
La negazione di ogni movimento attraverso la ricerca di un punto di sospensione, di trazione o di resistenza tra le materie, conferisce alle sculture un valore affatto contemplabile nella pur accentuata fisicità dei corpi, ovvero la loro fragile ed umanissima consistenza. De Ruvo è infatti abilissimo nell’esercizio ironico di una “dissimulazione della monumentalità”. La scelta delle materie non corrisponde affatto alla loro vocazione plastica o funzionale. Tutto è proteso, curvato, condotto al limite del precario: un passo oltre e la stele di marmo o la lastra in cristallo s’infrangono.
La capacità di De Ruvo sta nella silenziosa sublimazione dei corpi. «Tutto ciò che accade è necessario – dichiara l’artista – ma ancor più necessario è descrivere le condizioni dell’accadere».
Condizioni che trapassano dalla fisica alla scrittura, dall’oggettualità alla proiezione dell’immaginazione e alla sensibilità. Con la consapevolezza ludica di un gioco di montaggio ed incastro, siamo condotti immediatamente al cospetto delle forze universali della “nostra” natura. L’opera ci riguarda, essa “accade”, cade presso di noi anticipando la nostra caduta. Il suo equilibrio è il medesimo che ci tiene in vita (non di rado appaiono elementi del proprio vissuto, appena sussurrati, tra le opere di De Ruvo). E si tratta di una contiguità che traduce quell’oscillazione tra magnetismo e trazione in un campo sensibile disteso tra memoria e azione.
Dai possibili gradi di libertà della materia si passa in breve agli infiniti gradi di libertà e alle infinite determinazioni possibili che la mente assume in ogni punto dello spazio e in ogni istante nel tempo. È l’ostinazione all’esistenza, la sua continua curvatura nel destino. O l’ostinazione di Borges, quel suo misterioso “cercheremo una terza tigre”, che non è quella reale – la forza fisica della tigre vertebrata – e che “non sta nel verso”, nella fantasia, nel desiderio. Cercheremo dunque una terza via per aggredire il tempo.
Emmanuele De Ruvo. Degrees of Freedom
a cura di Guglielmo Gigliotti
16 settembre – 31 ottobre 2015
MONTORO 12 Contemporary Art
via di Montoro 12, Roma
Orari: Martedì – sabato 15.00 – 19.00
Info: www.m12gallery.com