Non sei registrato? Registrati.
MILANO | Dep Art Gallery | 2 febbraio – 8 maggio 2021

di MATTEO GALBIATI

Dep Art Gallery con Chromasophia riporta a Milano, dopo l’ultima personale del 2019, un significativo progetto espositivo interamente dedicato a Regine Schumann (1961) che, nei grandi ambienti della galleria, lascia rivivere il potere trasmutante delle sue geometrie solide in cui vive un colore capace di variare in funzione della luce che ne sollecita le peculiari consistenze e trasparenze. La mostra, configurata in una stretta, reciproca, interdipendente e necessaria relazione con lo spazio, presenta una serie di opere inedite che, proprio da tale confronto, stabiliscono il loro assetto specifico e unico e, modificando il proprio statuto e il proprio apparire, determinano altre frequenze visibili per l’ambiente stesso e le modalità in cui viverlo e sentirlo. In questo senso le sue opere, anche se concepite a distanza, ritrovano una connessione tanto precisa con le grandi sale della galleria milanese proprio per la capacità di sentirne le caratteristiche peculiari: per l’artista lo studio e l’azione progettuali preventivi sono un passaggio attento e imprescindibile.

Regine Schumann. Chromasophia, veduta della mostra, Dep Art Gallery, Milano Courtesy Dep Art, Milano Foto Bruno Bani

Schumann sollecita poi l’oggettualità e la materialità del “quadro” e della “scultura” ponendone la concretezza tangibile sul punto di assottigliarsi nella trasparenza del plexiglas: questo è il materiale d’elezione per le sue opere, ma non resta mai freddamente inconsistente, anzi, la sua trasparenza assume un assetto differente, per la tipologia di colorazione adottata o per l’utilizzo di velature di speciali colori interferenziali, così vive di una diversa concretizzazione che non le rende mimetiche. Al contrario sono ancor più manifeste, impossibili da non osservare, sono un richiamo detonante e vibrante, Schumann ne afferma la preponderante presenza che si sottolinea e solidifica attraverso un acceso cromatismo, spinte addirittura al limite dello sconfinamento in una vera propria affermazione luminosa.
Lo sguardo vive allora nell’equivoco costante di pensare che esista una luce che si emana dalle opere, che scaturisce da “strutture” che paiono nascondere, invece, il mistero della loro inattesa sorgente luminosa; il colore esiste, esiste la luminosità, esistono i riverberi e i riflessi, eppure tutto pare messo in discussione, sembra un miraggio in cui i sensi perdonano la propria funzionalità s-oggettiva.

Regine Schumann. Chromasophia, veduta della mostra, Dep Art Gallery, Milano Courtesy Dep Art, Milano Foto Bruno Bani

La sollecitazione cromatica è un fatto fisico che riporta l’immagine dell’opera al presente, al momento della sua percezione e fruizione, non rimanendo mai “uguale”, ma alterando la propria fisicità, rivoluziona la sensibilità stessa richiesta per comprenderne il variare. Quadro e scultura si adattano sempre al contesto, inteso non solo come spazio, ma proprio come esattezza della circostanza in cui si ammirano. Si parlava di equivoco ed in effetti in presenza di luce ambientale naturale la nostra visione deduce forme e colori che hanno una precisa identità mentre, in assenza di luce, al buio, o meglio sotto la luce UV (ovvero un diverso fattore luminoso), i lavori di Schumann mutano completamente la loro essenza e si trasformano in altro. Trasferiscono ad altre intonazioni luminose la decifrazione di una forma e una presenza che è completamente diversa: quanto visto in precedenza svanisce e tutto si riconfigura in un’inedita definizione il cui “carico” luminoso è ancor più prepotentemente il fattore agente e scatenante.
C’è, apparentemente, un qualcosa di ludico in questa dualità del campo cromatico e dello spettro luminoso e delle fluorescenze che questi manifestano, forse potrebbe essere così, ma nella sorpresa delle infinite sfumature che ammiriamo, abbiamo il senso profondo dell’inafferrabile logica della vitale proposta di Schumann. L’artista tedesca con geometrie e luminosità lascia affiorare la latenza della realtà e delle sue verità che animano la logica del suo “severo” minimalismo: l’opera d’arte torna ad essere motivo di esperienza, innestata in una emotività immediata e istintiva cui, certo, non si resta immuni essendoci totalmente immersi. Giochi di geometrie, sovrapposizioni e dilatazioni, tempi e spazi diversi, luci e cromatismi non possono spegnersi certo in una questione di “semplice” minimalismo, perché qui mettono in gioco tutta un’altra energia.

Regine Schumann. Chromasophia, veduta della mostra, Dep Art Gallery, Milano Courtesy Dep Art, Milano Foto Bruno Bani

La progettualità di carattere museale della galleria – la mostra ha trovato felice e perfetta realizzazione nonostante le restrizioni per la pandemia in atto abbiano fatto lavorare tutti a distanza – mette in luce un dialogo stretto con l’artista che per questo progetto, sempre nell’ottica di approfondirne la conoscenza, non si limita alla consueta importante monografia editata dalla galleria milanese, ma si arricchisce anche di una video-docu-intervista alla stessa Regine Schumann, occasione per scoprirne il pensiero attraverso la sua testimonianza diretta.

Regine Schumann. Chromasophia
testo critico di Alberto Zanchetta

Intervista all’artista: https://youtu.be/pc1HCGNQv9M

2 febbraio – 8 maggio 2021

Dep Art Gallery
Via Comelico 40, Milano

Orari: da martedì a sabato 10.30-19.00
Ingresso libero su appuntamento nel rispetto delle ordinanze vigenti.

Info: +39 02 36535620
art@depart.it
www.depart.it

Condividi su...
  •  
  •  
  • 18
  •  
  •  
  •  
  •  
  •