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BERLINO | Prenzlauer Berg

di FRANCESCA DI GIORGIO

Vaccine Machine, così Der Spiegel, la rivista settimanale tedesca con la maggior tiratura in Germania, ha recentemente battezzato il distributore abbandonato, su cui Alessandro Lupi ha realizzato una spontanea azione di arte pubblica all’interno del quartiere berlinese di Prenzlauer Berg.
L’immagine, apparsa sul famoso magazine a corredo di un articolo che mette in relazione i vaccini presenti sul mercato, sta diventando virale.
L’artista italiano, di base a Berlino da molti anni, è noto per installazioni che abitano letteralmente lo spazio con vere e proprie strutture composte da elementi differenti e il cui meccanismo si svela solo ad un osservazione attenta, sempre in bilico tra luce ed ombra.

Alessandro Lupi, Vaccine Machine

Ma veniamo all’intervento di “sticker art” spontaneo che fa pensare agli interventi di arte pubblica non autorizzata e dal carattere volutamente minimal e cheap.
Si tratta di una serie di adesivi che riportano il nome dei vaccini che da mesi sono sulla bocca di tutti durante l’affannosa corsa alla messa in circolo del vaccino anti Covid-19 con la “V” maiscola.

Ecco cosa racconta Alessandro Lupi: «In questi tempi di pandemia, una cosa su cui ho riflettuto è il fatto che con la chiusura di tutti gli spazi culturali sia più difficile avere la possibilità di esprimere idee o concetti o comunicare, eccetto che sulle piattaforme digitali.
Durante il lockdown berlinese, portando fuori il cane, passavo tutti i giorni davanti dei vecchi distributori abbandonati ed un’idea è uscita spontanea: perché non immaginare un distributore di vaccini per la strada a basso costo, una specie di “cartolina dal futuro”, un po’ come se la pandemia fosse finita (forse) e i distributori abbandonati post apocalittici rimanessero come memoria di un’era lontana?.
Allora, un giorno ho preso le misure ed ho stampato ed incollato le tre versioni di vaccino. La mia intenzione non era niente più che fare un semplice ed anonimo intervento per far sorridere e pensare le persone del mio quartiere.
Mai mi sarei immaginato di trovare sabato mattina (20 febbraio, ndr) il mio intervento come immagine della prima notizia aprendo il Der Spiegel, uno dei giornali più autorevoli e letti in Germania, su un articolo relativo ai vaccini e le diatribe riguardo la loro diversa efficacia. Riportando sulla didascalia “Vaccine machine a Berlino: un argomento che è diventato una vera disputa religiosa”. Poi ricercando in rete mi sono reso conto che era diventato virale uscendo anche nella galleria immagini del Berliner Morgenpost e su altri blog e giornali.
Al di là del fatto che l’opera rimanga comunque anonima, è stato divertente il nesso tra il vaccino to go e la sua potenziale viralità e credo che, specialmente in questo momento non facile, sia interessante lasciarsi chiamare da quella ridotta realtà che percepiamo, specialmente al di fuori delle nostre case, intervenendo spontaneamente su di essa per strappare un sorriso, creare delle piccole provocazioni, lasciarsi guidare dagli oggetti che ci circondano, e soprattutto usare l’immaginazione.
Possiamo immaginare qualsiasi cosa, e una volta che la si è immaginata vi è la possibilità, maggiore rispetto a prima, che questa si manifesti in qualche modo nella realtà e che allarghi gli stretti confini della nostra esistenza».

 

Info: www.alessandrolupi.com

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