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MILANO | ASSAB ONE | PUBLIC PROGRAM FINO AL 19 MARZO
Intervista a GIANLUCA CODEGHINI di Irene Biolchini

Si chiude questo 19 marzo, Il sorriso si ferma quando vuole, la mostra antologica di Gianluca Codeghini presso ASSAB ONE di Milano, a cura di Elio Grazioli, un percorso che attraversa l’attività dell’artista integrandola con interventi e performance della scena creativa italiana. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare come è nato questo progetto e provare a tracciare un bilancio.

Gianluca Codeghini, Il sorriso si ferma quando vuole, installation view presso ASSAB ONE, Milano, courtesy l’artista.

Mi hai detto che questa retrospettiva ti è servita a fare il punto su alcune cose. Posso chiederti allora: quale è il punto? 
Forse era un punto di sospensione… È sempre utile, di tanto in tanto, interrompere uno sguardo, ribaltarlo e rinnovarlo. Penso che accada a tutti di buttare un occhio tra quello che si è fatto e ciò che si farà. Per me è più una disciplina che una casualità. Perché mi capita di farlo con una ricorrenza ciclica, ed ecco che i punti si moltiplicano, guardo avanti e guardo in dietro, guardo su e guardo in giù, dai un…  con le dovute distanze formali e poche affezioni con l’oggetto.
Con Elio Grazioli, a cui piace fare il punto, abbiamo pensato una mostra vivace, dinamica, ricca di elementi; c’è del suono, parole gridate, rumore, movimento, caducità. La risposta è una mostra con una selezione di lavori eterogenei, installazioni sonore, video, sculture in ceramica e detriti, immagini realizzate con la polvere, quadri precari, performance, loop, e poi ci sono i box dedicati ad ospitare i miei lavori sulla parola, l’interazione con l’architettura e con la splendida idea di spazio di Jan de Vylder e Inge Vinck che ho mantenuto tale e quale, e poi i tre eventi INTO THE con decine di partecipanti che accompagnano la mostra.
Un caos calmo in cui le opere si muovono agilmente, reattive e pronte, se necessario, ad un cambiamento e a nuovi scenari. Molti dei lavori in mostra non sono fermi o fissati ma in una trasformazione continua. A volte è la natura fugace, in altre è il pubblico a modificarla e in altre ancora, con non poco rischio, mi piace tornarci sopra io stesso a distanza di tempo, per riaprirle. Forse così il sorriso si ferma quando vuole… tra interstizi di libertà.

Gianluca Codeghini, Il sorriso si ferma quando vuole, installation view presso ASSAB ONE, Milano, courtesy l’artista.

Sono molti gli artisti che oggi integrano ricerca plastica e performance sonora. Come è nata per te l’unione di questi mondi? 
Facendo ricerca per scelta, e su più fronti, ho lasciato che le cose slittassero l’una nell’altra. Si sono ridotte le distanze e creati concatenamenti. Poi le cose avvengono e alcuni processi si fissano più di altri. Processi caratterizzati da una costante curiosità infantile e voglia di fare. La musica, il rumore e i loop con i dischi risalgono proprio a quella fase pre-adolescenziale, di isolamento, poi sono cominciati i primi incontri veri, sentimentali e di amicizia, come con Andrea Canavera, con cui ho condiviso la passione per la comicità, e il sorriso ha cominciato a muoversi; poi la musica, il teatro, la performance di strada e l’improvvisazione… Approfondire gli interessi ma non solo, anche tanti incontri, negli anni 80 funzionava così era il modo con cui si produceva esperienza… facendo. Poi, tra la fine degli anni 80 e i primi anni 90, altri incontri che mi hanno aiutato a portare lo sguardo altrove. Nuovi contesti, con un nuovo pubblico, dove ho potuto sperimentare liberamente. Ricordo il Brandale di Stelio Rescio a Savona, il concept Neon di Gino Gianuizzi a Bologna e Via Farini a Milano, un progetto di Patrizia Brusarosco, un luogo di cui mi sono sentito parte attiva fin dalla sua apertura con un progetto a cura di Federica Thiene. Fare ricerca non è stato e non è semplice, nel mio caso gli incontri sono stati una parte fondamentale per andare avanti. È stato importante trovare sollievo e conferme da nuovi amici con cui ho condiviso molte scelte e follie, tra questi ricordo Emilio Prini, Alvin Curran, Elio Grazioli, Allan Kaprow, Giuseppe Maraniello, Marco Mariani, David Van Tieghem, Marco Belpoliti e molti altri miei coetanei presenti nei tre eventi INTO THE… Come dicevo prima, non è semplice distinguere, organizzare e scindere con precisione un prima e un dopo. Gli incontri ci aiutano in queste transizioni, l’aspetto empatico forma una scia, al punto tale da lasciare nella memoria il dubbio di avere incontrato altri o di non averli incontrati affatto… (un nuovo sorriso).

Gianluca Codeghini, Il sorriso si ferma quando vuole, installation view presso ASSAB ONE, Milano, courtesy l’artista.

In mostra ci sono diversi tuoi testi scritti attraverso gli anni. La scrittura poetica è stata al centro di una delle giornate di performance che hai voluto inserire all’interno degli eventi INTO THE. Quando hai capito che queste giornate collegiali erano necessarie ed essenziali per la mostra? 
Quando ho ricevuto l’invito di Elena Quarestani, a pensare con  Elio Grazioli una mostra antologica, ho risposto fin da subito con un progetto basato su una serie di incontri, inizialmente sarebbero dovuti essere ben cinque ma  per fortuna, su suggerimento di Elena, li abbiamo condensati in tre con il prefisso INTO THE uguali per tutti, e poi con la specifica dell’argomento: NOISE per la serata più musicale, WORD per quella dedicata alla parola, curata con Andrea Inglese, e WAR, curata con Luca Forcolini, dedicata al progetto Warburghiana e sostenuto da Dario Bellini ed Elio Grazioli. Ogni evento è una sorta di “concerto sinottico” a tema, in cui si alternano azioni, performance, concerti, contaminazioni e interferenze di ogni genere… In tre eventi abbiamo avuto una sessantina di partecipanti, tra quelli in presenza, streaming e con contributi. Questa è la forma della materia che mi interessa: “Un muto dice a un sordo c’è un cieco che ci osserva” come in questo caso, un modo di dire popolare diventa un dispositivo mobile e strategico.

Gianluca Codeghini, Il sorriso si ferma quando vuole, installation view presso ASSAB ONE, Milano, courtesy l’artista.

Infine una domanda: dopo aver fatto il punto, dove vedi andare la linea? 
In superficie! A pattinare… segni e incisioni in più direzioni. Nell’immediato sono al lavoro su un paio di progetti discografici, uno in ambito nujazz e l’altro dance e a giorni ho un concerto a Parigi con Andrea Inglese. Poi sono parte attiva nel gruppo CoBra per una riflessione sulla dimensione digital dell’arte, mentre con la Warburghiana abbiamo di recente attivato un nuovo format drammaturgico. Poi servirà fare le pulizie di stagione e mettere ordine alla documentazione di questa mostra e degli eventi e capire quale può essere la soluzione più idonea a una pubblicazione, mentre in studio sono sempre alle prese a riorganizzare il mio archivio per un nuovo punto…

Gianluca Codeghini, Il sorriso si ferma quando vuole, installation view presso ASSAB ONE, Milano, courtesy l’artista.

Hanno partecipato agli eventi:
INTO THE NOISE
Stefano Brizzi, Michael + Aloysius Broughton, Cobra, Gianluca Codeghini, Alvin Curran, Alessio de Girolamo, Paul Devens, Carlo Fei, Gary Hill, Lavorazioni carni rosse, Federica Maglioni, Marco Mariani, Maurizio Mercuri, Armando Moneta, Pat Moonchy, Bruno Muzzolini, Untitled Noise, Luca Pancrazzi, Pest.at.grass, Private Pattering, David Van Tieghem.
INTO THE WORD
Carlo Dell’Acqua, Dario Bellini, Alessandro Broggi, Leonardo Canella, Polly & Company, Alessandra Cava, La Centrale Edizioni, Marilina Ciaco & Felice Vino, La Ciecamateria Edizioni, Cobra, Cose Cosmiche, Ermanno Cristini, Alessandra Greco, Mariangela Guatteri, Andrea Inglese & Gianluca Codeghini, Paola Lenarduzzi, Maurizio Mercuri, Iacopo Ninni & Agnese Leo, Giancarlo Norese, Luca Pancrazzi, Paola Pietronave, Riss(e), Segnature, Antonio Syxty & Lenny, Italo Testa & Cesare Saldicco, Enzo Umbaca.
INTO THE WAR
Dario Bellini, Davide Bertocchi e Franck Krawczyk, Pietro Braione, Roberta Carrieri & Kuklamu, Jacopo Cirillo, Cobra, Gianluca Codeghini, Matteo Cremonesi, Malcolm e Harry Dens, Luca Forcolini, Elio Grazioli, Bizuayehu Shimels Tiringo
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