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TORINO | Fondazione Sandretto Re Rebaudengo | 17 gennaio – 17 febbraio 2019

Intervista a MASSIMILIANO CAMELLINI di Valentina Varoli

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ospita dal 17 gennaio la mostra fotografica Ore 18. L’orario è finito di Massimiliano Camellini. Il fotografo svolge la sua ricerca negli spazi abbandonati dell’ex Cotonificio Leumann che si fanno metafora visiva di un’epoca industriale ed economica ormai lontana dalla nostra contemporaneità. La serie fotografica mostra oggetti ancora riverberanti di vita – dai post-it agli indumenti personali – attraverso i quali, nel silenzio assordante degli spazi, filtra il sussurro dell’anima stessa del luogo.

Massimiliano Camellini, Leumann 14, Collegno (Torino), 2010

Osservando queste fotografie si ha l’impressione di poter accedere ad un punto di vista privilegiato. Sembra di contemplare un istante sospeso, ricco di dettagli che evocano la malinconia di un tempo lontano e ormai inaccessibile.
Sì, la scelta di svolgere la mia ricerca all’interno dell’ex Cotonificio Leumann è legata alla sua storia particolare rispetto ad altre fabbriche industriali. Il Cotonificio, dopo aver cessato l’attività nell’aprile del 2007, rimase per diversi anni intatto. Non si attivò cioè il processo di smantellamento che generalmente coinvolge le aziende alla loro chiusura ma tutti gli spazi e gli oggetti rimasero intoccati, così come i dipendenti li avevano lasciati. Si trattava di un’occasione davvero unica per poter raccontare un luogo di lavoro, non attraverso la lente dell’archeologia industriale ma attraverso gli oggetti stessi. Per questo definirei il mio lavoro come una sorta di reportage oggettivo, in cui ogni dettaglio si fa portavoce di un frammento di vita. La fabbrica, benché abbandonata, racconta sé stessa e le persone che l’hanno vissuta attraverso i suoi oggetti, i suoi spazi, i suoi macchinari.

Massimiliano Camellini, Greggi, Collegno (Torino), 2010

Ho notato infatti che gran parte della sua ricerca in Ore 18, l’orario è finito vuole evocare proprio la vita all’interno della fabbrica. Nelle sue fotografie, penso per esempio all’armadietto che la scritta “Juventus” piuttosto che il busto di Napoleone Leumann, l’uomo è rappresentato attraverso le sue tracce.
Questo è un tratto che caratterizza i lavori degli ultimi dieci anni. Mi interessa molto indagare l’uomo, la sua vita e il suo lavoro, servendomi degli oggetti e cercando soprattutto un’empatia rispetto agli spazi e alla loro oggettività. Anche qualora rappresento la figura umana nelle fotografie, essa è mostrata come una sorta di fermo immagine, diventando così uno strumento piuttosto che un racconto.

Massimiliano Camellini, Leumann 55, Collegno (Torino), 2010

Nell’affrontare un tema così complesso, che intreccia alla storia umana anche le più ampie dinamiche economiche e sociali, si è servito delle testimonianze delle persone che lavorarono nella fabbrica?
L’incontro con gli ex dipendenti è avvenuto solo successivamente alla fase di ricerca fotografica. Quando nel settembre 2013 è stata realizzata una prima piccola esposizione all’interno di un blocco della fabbrica stessa, molti degli ex lavoratori sono venuti a visitarla. Alcuni di loro erano ottantenni e novantenni che avevano prestato servizio negli anni di più intensa attività del Cotonificio Leumann. È stata una grande emozione sapere che loro stessi riuscivano a ritrovare, attraverso le immagini, l’anima di quel luogo che avevano così a lungo vissuto.
Per far questo, era necessario comprendere il significato di determinati oggetti e strumenti ed è stato fondamentale il contributo di Carla Gutermann, una storica dell’industria che conosce a fondo le vicende del Cotonificio e del villaggio Leumann. Grazie ai suoi cenni storici riguardo alle dinamiche e alle pratiche degli spazi e del lavoro, ho potuto orientare lo sguardo privilegiando certi aspetti piuttosto che altri. Per esempio, in una fotografia ho ripreso un portaaghi da cucito: si tratta di un oggetto costruito a mano che veniva appeso ai macchinari tessili e che, per anni, è stato il simbolo stesso del lavorante tessile che lo teneva sempre attaccato alla sua postazione.

Massimiliano Camellini, Leumann 10, Collegno (Torino), 2011

Ore 18, l’orario è finito si compone soprattutto di immagini di interni mentre manca una ripresa complessiva dello stabilimento. Questa scelta è dettata dalla volontà di farne il ritratto di un passato industriale legato ad un’epoca completamente diversa dalla nostra?
Sì, esattamente. A parte la fotografia che rappresenta il busto di Napoleone Leumann e che riconduce al contesto industriale di Collegno, la maggior parte delle immagini non permette di delineare un’identità specifica ma rimanda piuttosto ad un più ampio periodo industriale ed economico.
Il mio obiettivo era proprio quello di raccontare una storia quasi universale della fabbrica industriale manifatturiera, cercando di mostrare anche i cambiamenti dei paradigmi economici che hanno interessato questo settore. Non a caso, il catalogo Ore 18, l’orario è finito che verrà presentato alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo il 31 gennaio, contiene anche il contributo di Giovanni Croce, un economista dell’Università della Sapienza di Roma, che approfondisce gli aspetti più strettamente economici e scientifici suggeriti dalla mia indagine fotografica.

Massimiliano Camellini, Leumann 8, Collegno (Torino), 2010

Anche la scelta dell’uso del bianco e nero è da ricollegare a questo desiderio di universalità della sua ricerca?
Il bianco e nero rappresenta per me un codice di narrazione universale. Utilizzo il bianco e nero dal 1998, prediligendolo soprattutto per le ricerche fotografiche di matrice storico-letteraria attraverso le quali voglio ripercorrere i temi nodali della storia dell’uomo: i suoi miti e i suoi sogni, il viaggio e, non ultimo, il lavoro.

Massimiliano Camellini, Leumann 7, Collegno (Torino), 2010

Massimiliano Camellini. Ore 18.00, l’orario è finito 
a cura di Lorand Hegyi

17 gennaio – 17 febbraio 2019

Presentazione del volume
Ore 18.00, l’orario è finito
31 gennaio 2019 ore 19.00
Auditorium Fondazione Sandretto Re Rabaudengo

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Via Modane 16, Torino

Orari: giovedì dalle 20 alle 23; dal venerdì alla domenica dalle 12 alle 19
Ingresso intero 5 Euro; Ridotto 3 Euro

Info: +39 011 3797600
info@fsrr.org
http://fsrr.org/

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