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ASCONA (SVIZZERA) | Monte Verità | 2 luglio – 31 ottobre 2021

Intervista a FABRIZIO DUSI e CHIARA GATTI di Matteo Galbiati

Pochi luoghi hanno una storia così particolare e così autentica come Monte Verità che, all’inizio del Novecento, si era costituito come colonia di benessere fisico, mentale e intellettuale con l’idea di uno stile di vita completamente libero dalle convenzioni e dalle restrizioni sociali. Diventato presto punto di ritrovo per molte grandi personalità dell’epoca, nel tempo ha saputo conservare questa sua storia particolare e, rimanendo attivo, proiettarla fino a noi. Abbiamo visitato questo storico luogo di Ascona, nel Canton Ticino,  in occasione di Golden Age, mostra personale di Fabrizio Dusi curata da Chiara Gatti; con loro scopriamo gli interventi dell’artista milanese e la peculiarità del suo lavoro rispetto a questi ambienti e spazi che furono frequentati da un insieme di persone diverse ed eterogenee, ma spinte da comuni aspirazioni e ideali utopisti o teosofici, dove si potevano praticare le proprie posizioni legate al vegetarianismo e al naturismo, secondo uno spirito libero e anarchico:

Fabrizio Dusi e Chiara Gatti vicino all’opera “Eva e Adamo”, Monte Verità, Ascona (Svizzera)

Che luogo è Monte Verità: ci riassumi brevemente la sua storia?
Chiara Gatti – È un luogo con una storia straordinaria, punteggiata di ideali e di figure celeberrime. A partire dai fondatori della prima colonia che, all’alba del Novecento, in fuga da un’Europa strizzata fra comunismo e capitalismo, sognarono un ritorno alla natura libero e incondizionato. La leggenda popolare li battezzò “balabiott” da cui la definizione entrata nel gergo. In realtà il loro modo di vivere fuori dalle regole borghesi prevedeva bagni di sole e danze come una forma di cura del corpo e della mente. Inutile dire che l’energia di questo pensiero ha attratto filosofi, letterati, poeti, danzatori, artisti, da Hermann Hesse al coreografo Rudolf von Laban, Isadora Duncan e gli artisti dadaisti, Hugo Ball e Hans Arp, fino all’approdo dei maestri del Bauhaus ostili al nazismo, come Gropius, Albers, Breuer, Schlemmer, Schawinksy o Moholy-Nagy.

Cosa rimane di questo spirito “utopico”? Quale suggestioni si possono raccogliere oggi?
CG – Il potere attrattivo del luogo non è mutato. Ancora oggi si percepisce la presenza di una natura selvatica, il senso di astrazione dai rumori del mondo, l’isolamento e la pace. Molti artisti approdano ancora al Monte per interpretarne la storia, avvicinarsi all’eredità di questa vocazione e raccontarla con linguaggi aggiornati al contemporaneo.

Fabrizio Dusi, Utopia, 2021 (particolare), ceramica smaltata (oro terzo fuoco), Monte Verità, Ascona (Svizzera)

Un grande studioso di Monte Verità è stato il critico e storico dell’arte Harald Szeemann, cosa ci ha lasciato in eredità su questo luogo?
CG – Un curatore come lui, votato al contemporaneo estremo, rimase affascinato dall’origine di questo cenacolo, da tutte le sfaccettature mistiche, rituali, naturaliste ed estetiche che abbracciarono gli abitanti della collina e gli fece fare il giro d’Europa progettando una famosa mostra Le mammelle della verità nel 1978, oggi riallestita nel museo di Casa Anatta e che in parte sarà rievocata a Novembre nell’ambito di una mostra sul Monte al Museo Novecento di Firenze.

Ci racconti la vostra esperienza qui? Come è nato il progetto di questa mostra di Fabrizio Dusi?
CG – Con Nicoletta Mongini, responsabile per la Cultura del Monte Verità, abbiamo seguito altri interventi site specific recenti, come le installazioni di Francesca Gagliardi, Marco Cordero, Johanna Gschwend e Moritz Hossli. Abbiamo voluto osare, aprendo a un linguaggio diverso, anche più pop, ma sempre legato strettamente ai temi e allo spirito del luogo. Dusi è stato molto sensibile nel citare le iconografie classiche del monte, il sole, il corpo nudo, oppure le parole iconiche come Anarchia o Libertà per costruire un racconto colorato e insieme toccante.

Fabrizio Dusi, Golden Age, 2021, tessuto dipinto e Golden Age, 2021, vaso in ceramica, Monte Verità, Ascona (Svizzera)

Come hai scelto di intervenire in un contesto tanto carico di storie e di vissuti? Come hai definito lo spettro ampio dei tuoi interventi?
Fabrizio Dusi – Conoscevo la storia di Monte Verità ma a livello superficiale. Per cui l’invito a fare un progetto artistico per questo luogo è stata l’occasione per conoscere la sua storia ricca di fascino e di spunti. Vi sono passati artisti importanti che hanno segnato la storia delle arti del Novecento Europeo. Il periodo che mi ha colpito di più è stato quello iniziale, una sorta di età dell’oro, da qui il titolo della mostra Golden Age. La comunità di Monte Verità si era costituita attorno a parole chiave come Anarchia, Utopia, Libertà, che mi hanno decisamente ispirato, come del resto anche il suo modo di vivere. Per i primi abitanti della comunità, Monte Verità era una sorta di Eden sulla terra.

Per la tua personale hai pensato, infatti, a serie diverse di lavori e altrettante tecniche differenti che riassumono la versatilità della tua creatività: come le hai impiegate per le opere di Monte Verità? Come hai deciso di inserirle in funzione della singola specificità e del preciso significato cui volevi restituire senso? Quali lavori sono presenti?
FD – Si è vero ho usato diverse tecniche che già uso abitualmente come la ceramica e il neon più una novità assoluta come l’acciaio. Tutti i lavori sono stati studiati in sintonia con il luogo e gli spazi che mi sono stati messi a disposizione sia all’interno dell’albergo che nel giardino antistante. Il visitatore è accolto subito da una grande scultura in acciaio verniciato a fuoco Eva e Adamo, posta nel giardino a rappresentare i bagni di sole che facevano gli abitanti della comunità per poi proseguire alla reception dell’hotel con il neon blu Liberi. Salendo al piano superiore si è poi accolti da un altro grande neon azzurro che rappresenta il Sole. È composto da 11 raggi quante sono le utopie di Szeemann. Poi si prosegue a destra e, nella grande sala, c’è la grande tela lunga 7 metri in tessuto oro Golden Age in cui ho rappresentato, con il mio stile, i personaggi e i momenti di vita della comunità, la danza ad esempio, in una sorta di mondo utopico. Davanti alla tela un vaso in ceramica in cui ho ripreso gli stessi soggetti. Sulla vetrata della sala bar ho collocato una vetrofania azzurra con la scritta Anarchy e nel corridoio che porta alla sala ristorante un’installazione in ceramica in cui riprendo i personaggi nudi a mezzo busto e la scritta Utopia in oro terzo fuoco.

Fabrizio Dusi, Sole, 2021, neon blu, Monte Verità, Ascona (Svizzera)

A quali contenuti/elementi ti sei correlato o ispirato? Ci sono opere che hanno per te un epicentro di valore più marcato? In quali pensi si possa riassumere più indelebilmente lo spirito che nei decenni ha mosso la realtà di Monte Verità?
FD – Sicuramente il modo di vivere. Erano vegetariani, nudisti, teosofi. Insomma molte delle loro idee ritorneranno attuali qualche decennio dopo con i movimenti sessantottini. Nella prima comunità, infatti, non esistevano regole costituite e c’era la volontà utopica di creare un nuovo mondo fuori dal capitalismo e dal comunismo.
Per cui penso che l’opera che riassuma meglio la realtà di Monte Verità, soprattutto del primo periodo, sia Anarchy. Quest’opera è una vetrofania azzurra posta su una grande vetrata che si affaccia sulla roccia della montagna e muta in continuazione in base alla luce.

Che risposte sta dando il pubblico di frequentatori di Monte Verità? Quali connessioni ti ha dato intervenire in questo luogo?
FD – I frequentatori del Monte Verità hanno dimostrato fin dal primo giorno molto interesse e curiosità. Vedo anche molte interazioni sui social. Creare un progetto site specific per questo luogo è stato molto stimolante e mi ha permesso di confrontarmi con tecniche nuove partendo dal mio linguaggio artistico. Ad esempio Eva E Adamo è sicuramente un’evoluzione dei miei lavori pregressi.

Fabrizio Dusi, Anarchy, 2021, vetrofania, Monte Verità, Ascona (Svizzera)

Sei un artista vulcanico e sempre in movimento, quali sono i progetti cui stai già lavorando?
FD – Devo ammettere che i progetti site specific mi piacciono e mi stimolano molto. L’anno scorso ne ho fatto uno al Museo delle Cappuccine a Bagnacavallo (RA), quest’anno ad Ascona e effettivamente ne sto già pensando un altro per il prossimo anno ad Urbino.

 

Fabrizio Dusi. Golden Age
a cura di Chiara Gatti

2 luglio – 31 ottobre 2021

Monte Verità
Strada Collina 84, Ascona (Svizzera)

Ingresso libero

Info: +41 (0)91 785 40 40
info@monteverita.org
www.monteverita.org
www.fabriziodusi.com

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