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Intervista a LAPO SIMEONI di Francesca Di Giorgio

Se pensate alla riconoscibilità come ad uno dei parametri di valore per un artista contemporaneo questa è una buona occasione per cambiare idea.
Lapo Simeoni resta decisamente fuori da percorsi omologati, si definisce artista estremamente eclettico e questa è la sua forza. La famiglia, il writing (Aerosol Art), i viaggi tra Occidente ed Oriente, l’esperienza alla Saint Martins di Londra, dove ha studiato dal 2000 al 2002, hanno contribuito a costruire un percorso del tutto personale. «Ogni lavoro, pur avendo vita e materia propria, interagisce con tutti gli altri per il contenuto empirico che trasmette». L’interazione tra piani e livelli differenti, il rapporto tra pittura e materia risolto come dialogo all’interno del conflitto costituiscono le basi per focalizzare con maggiore consapevolezza i suoi obbiettivi e porsi tutte quelle domande funzionali a definire il suo ruolo di artista all’interno della società.
Ma è dal contesto privato, a partire dalla famiglia, da suo padre Angelo Quattrocchi (giornalista e scrittore della Psichedelica e della Beat Generation), che si definisce la “poetica” di Simeoni, anche osservando le linee di pensiero di artisti e studiosi internazionali suoi contemporanei, conosciuti e non: Carla Accardi, Alighiero Boetti, Niki de Saint Phalle, Raoul Vaneigem (scrittore anarchico), Bill Viola, James Turrell, Nicola Samorì, Rachael Whiteread, Ragnar Kjartansson, Umberto Galimberti, Massimo Vitali, Wolfgang Tillmans, Blu, Aris, Fabio Mauri, solo per citarne alcuni…
Dal 2011 vive a Berlino, città che ha scelto dopo la morte del padre. Un luogo di “rinascita” anche se, come racconta Lapo, «In questi anni l’anima della città è stata stravolta dalla speculazione economica. Anche l’arte contemporanea super dinamica, con un immenso tessuto di connessioni per gli artisti, ha subìto una grande trasformazione e migrazione. A livello personale questa città mi ha aiutato a comprendere come si inserisce il lavoro in un contesto internazionale anche se riconosco che la competizione è molto alta e il sistema tedesco molto chiuso e “protetto”»…

Lapo Simeoni, veduta della mostra Things left unsaid, Museo Albornoz, Narni

Lapo Simeoni, veduta della mostra Things left unsaid, Museo Albornoz, Narni

Distacco ed appartenenza fanno parte della tua “struttura progettuale”…
Ho iniziato lavorando su tematiche italiane per poi affrontare tematiche globali. Negli anni si sono completamente svelate le “problematiche connesse”, perché create dagli stessi interlocutori: governi corrotti, sistema bancario, corporazioni dominanti che poi possiamo decodificare per praticità in New World Order o Sistema Medioevale Piramidale.
La Terra, seppur estremamente complessa, diventa quindi il luogo di studio per affrontare un pensiero critico più ampio, lavorando razionalmente su cause e conseguenze comuni, traducendo quelle incrinature negative in concetti e fatti in opere propositive o di conflitto.
La bellezza non è solo un bel quadro sopra un divano o in una villa del collezionista o in un Museo. L’arte è condivisione di un pensiero, un’emozione a cui l’umanità partecipa come carnefice, o semplice osservatore.

Con l’Italia mantieni un dialogo ininterrotto, protagonista, nel 2011, di una mostra personale, Viva l’Italia. Ci racconti come entrano gli elementi autobiografici in quella mostra rispetto a The Things Left Unsaid in cui pubblico e privato sottendono una vera e propria struttura?
Lavoro spesso collegando temi globali, memoria e storia vissuta della mia famiglia confrontando con lucidità queste connessioni. Ogni elemento e immagine, sovrapposti nell’opera, ha vita propria e una sua storia decodificate successivamente dallo spettatore. L’utilizzo di materiali su più livelli crea interconnessioni della memoria collettiva aprendo nuovi scenari nell’immaginario dello spettatore. Nell’installazione Memoria di un castello familiare, composta da circa 408 cartoline inviate o ricevute dalla mia famiglia, dagli anni ’30 ad oggi, ho cercato di ricostruire un’architettura piramidale fragile, dove ricucire ed intrecciare legami d’affetto e ricordi, relazioni d’amicizia e vita quotidiana, che la freddezza o il calcolo potevano disperdere. Da un lato possiamo vedere così le immagini e la storia d’Italia e dall’altro, in parallelo, costruire un’immagine della storia famigliare.

Lapo Simeoni, Blanda Mind and Diagnostik theorie, 2016, mix media su pannello frigorifero dell'artista, 80x56x8 cm

Lapo Simeoni, Blanda Mind and Diagnostik theorie, 2016, mix media su pannello frigorifero dell’artista, 80x56x8 cm

La mostra in corso a Narni è un vero percorso tra le tematiche – tutte correlate – che hai affrontato nel tuo lavoro…
Considero Things Left Unsaid come un’analisi sul consumismo e sulla struttura sociale economica, chiaramente piramidale in ogni sua categoria con migliaia di sotto categorie piramidali che si costruiscono l’una sull’altra. L’estetica è alla base del consumismo ed esso è la principale forma di annichilimento dei popoli. Ho creato una sorta di caveau dove svelare i meccanismi di questa estetica ed il Museo Albornoz (un castello simile ad una Kunsthalle) era il luogo ideale per questa messa in scena contemporanea.
Ogni zona è collegata da una comune ricerca dei simboli e della potenza evocativa che le corporazioni hanno sul consumatore. Realizzando un’analisi storica, sul valore del simbolo e su come le grandi aziende abbiano costruito il proprio impero, ho sviluppato un percorso collegato tra varie categorie: religione, sport, consumismo, alimentazione, potere economico, potere dell’informazione.

Lapo Simeoni, veduta della mostra, Brexit, Things left unsaid, Museo Albornoz, Narni

Lapo Simeoni, veduta della mostra, Brexit, Things left unsaid, Museo Albornoz, Narni

In questo contesto trovo molto poetica l’immagine delle “radici” che hai utilizzato come un vero e proprio “dispositivo”. Nel catalogo di Estetica/Politica, realizzato per l’occasione, e in mostra, fungono quasi da “quadro sinottico”, una visione d’insieme per raccontare una storia che fa parte di altre storie…
In una società virtuale, dove la sovrapproduzione di immagini ed informazioni sta completamente stravolgendo rapporti sociali, economia e, per fortuna, parte di quella struttura piramidale, ho voluto fare il punto sul mio rapporto con l’immagine come forma di comunicazione in relazione alla storia famigliare: Roots. Ho presentato al pubblico una sorta di mappatura visivo-temporale per far comprendere meglio il mio linguaggio. Ho creato così, sia nel catalogo sia nella balconata della mostra a Narni, un’installazione visiva storiografica.

Il mondo dell’arte non si sottrae alle tue riflessioni “piramidali” in merito al sistema e al mercato…
Il sistema dell’arte è parte integrante di questa piramide economica in cui le opere perdono di significato se collegate al loro valore economico virtuale. Può un’opera avere minore o maggiore importanza in relazione al suo valore economico? Le opere naturalmente hanno un valore sempre relativo alla domanda-offerta ma quello che ne determina il vero valore è il rapporto con la storia e la cultura, tutto il resto è speculazione soporifera. Lavoro spesso su questa tematica utilizzando le cards delle fiere d’arte contemporanea o simboli dell’economia come l’Euro. Un’opera di questa serie è appunto 25.000, realizzata con 25.000 euro in banconote da 20 tritate. Come collezionista acquisto quelle opere che possano rimanere nel tempo, grazie al loro contenuto/visivo/emotivo, senza pensare al valore economico futuro.

Lapo Simeoni, La beauté est dans la rue, progetto per la Biennale de La Biche

Lapo Simeoni, La beauté est dans la rue, progetto per la Biennale de La Biche

Tra i tuoi ultimi progetti, la partecipazione alla Biennale de La Biche…
Il progetto è nato dai curatori Alex Urso e Maess Anand, i quali hanno avuto un’idea geniale e costruttiva. Realizzare delle opere per l’Isola de La Biche nei Caraibi, purtroppo destinata ad essere sommersa dall’Oceano. Realizzare delle opere che vivranno insieme all’Isola è un’idea unica, attuale, completamente immersa in riferimenti sociali, politici e poetici. Ho studiato il progetto partendo dalla storia del luogo. Nel XX secolo nasce nelle colonie francofone il movimento letterario La Négritude, questo movimento rivendicava l’identità e la cultura nera contro quella francese. Tra i vari poeti si può notare Guy Tirolien (nelle isole di Guadalupa). Nel 1968 mio padre Angelo Quattrocchi, il quale viveva a Parigi, descrisse giorno per giorno i mesi di rivoluzione del maggio francese (scrivendo il libro “E quel maggio fu rivoluzione”). Una rivolta spontanea nata contro la società tradizionale, il capitalismo e l’imperialismo di quegli anni. Tra le varie frasi celebri scritte sui muri in quei mesi a Parigi si può trovare “La beauté est dans la rue”.
Trasportare questo atto poetico e rivoluzionario e fuori dal tempo e dal luogo originario ma con grandi connessioni tematiche, mette in contrasto la bellezza del luogo esotico di vacanza con una frase simbolo della rivoluzione anti-capitalista. Ho cercato così interconnessioni inedite tra la storia colonica francese e il mio percorso personale e famigliare, realizzando un linguaggio di confronto a-temporale.

A cosa stai lavorando ora?
In questi mesi sto completando la progettazione di due mostre, una collettiva in un Museo Archeologico ed una mostra personale alla Galleria Intragallery a Napoli. In cantiere anche un progetto con alcuni Musei in Italia e all’estero ma non posso dire di più.

*Intervista tratta dal #95 di Espoarte

Eventi in corso:

Lapo Simeoni. Things Left Unsaid
a cura di Micol Veller e Alessandro Valeri
Museo Albornoz
Rocca Albornoz, via di Feronia, Narni (TR)
Fino a marzo 2017

Biennale de La Biche
a cura di Alex Urso e Maess Anand
artisti: Karolina Bielawska (PL), Norbert Delman (PL), Michal Frydrych (PL), Styrmir O?rn Guðmundsson (ICE), Maess (PL), Ryts Monet (ITA), Jeremie Paul (FR), Lukasz Ratz (PL), Lapo Simeoni (ITA), Saku Soukka (FIN), Aleksandra Urban (PL), Yaelle Wisznicki Levi (USA/PL), Alex Urso (ITA), Zuza Ziołkowska-Hercberg (PL)
ÎLET LA BICHE
Grand cul de sac marin – Guadalupa
Dal 6 gennaio 2017
www.biennaledelabiche.org

Info: www.laposimeoni.com

 

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