Intervista a GIOVANNI DE GARA di Francesca Di Giorgio
La scorsa estate, nel giugno 2018, Giovanni de Gara (Firenze, 1977) ha iniziato il suo ultimo progetto nomade d’arte pubblica: Eldorato. Nascita di una nazione.
Sui portali di alcuni dei più simbolici edifici di culto italiani, invece di patine stratificate di polvere, per una volta, sono comparsi teli d’oro: le coperte isotermiche normalmente usate per il primo soccorso dei migranti. Una materia prima che, ad un primo sguardo, richiama le dorature ornamentali di opere sacre, ma di fatto rivela, in un secondo momento, la sua natura più concreta, quella di oggetto salva-vita.
Il titolo stesso del progetto suggerisce diversi piani di lettura, “giocando” sul piano etimologico di «El – che significa Dio – il Dio Dorato, riferimento ultimo di chi, abbandonando la propria terra e una parte di sé, arriva a una Terra Altra, madre in spirito. Una terra che, in una visione interiore, concede generosa la possibilità di ripartire e realizzare se stessi».
Per la prima installazione site specific Giovanni de Gara ha scelto Firenze, la città dove è nato. Una prima tappa che è dichiarazione di intenti, visto il luogo simbolo da cui ha deciso di iniziare il suo viaggio. «L’Abbazia di San Miniato al Monte, dedicata a Miniato, profugo armeno. Costruita esattamente 1000 anni fa su una collina che domina Firenze, fu immaginata come “porta del cielo” e anticipazione dello splendore del Paradiso».
Dal 30 gennaio al 4 febbraio, in occasione di ArteFiera, Eldorato è tornato a Bologna sulle porte dell’aula magna dell’Università più antica del mondo. Promosso da Alma Mater Studiorum in collaborazione con la galleria Spazio Testoni e il Comune di Bologna. Per l’occasione ne abbiamo parlato con l’artista:
Tutta l’arte è politica però quando si toccano certi temi la polemica (e la retorica) è dietro l’angolo. Quali reazioni hai raccolto in questi mesi? Il fatto di coinvolgere fisicamente edifici ecclesiastici a farsi “supporto” di un progetto dichiaratamente connesso alla cronaca politica e culturale contemporanea ha suscitato indubbiamente un dibattito, a partire dai locali, fino ad arrivare a chi vive quotidianamente quei luoghi di culto…
Le reazioni finora sono state positive, anche perché il progetto è stato accolto da chiese già molto aperte relativamente a questa tematica e spesso frequentate da una comunità altrettanto aperta all’accoglienza, ma sono capitati anche casi in cui il parroco è stato isolato dalla comunità che si è sentita trascurata in favore dei migranti, questo è il caso di don Massimo Biancalani a Pistoia ad esempio, in quel caso si è arrivati a dire, senza sapere nulla del progetto, che il parroco con le porte d’oro aveva voluto trasformare la chiesa in un “edificio islamico”, mentre invece nella chiesa dormono tuttora circa 40 migranti che non hanno altro posto per ripararsi dal freddo.
Il resto della discussione, molto meno interessante, avviene sui social, nel qual caso dipende dal partito politico, non c’è obbiettività, se sei leghista dici che è uno scempio, se non lo sei apprezzi e condividi il progetto.
Stai raccogliendo, o pensi di raccogliere, e restituire in qualche modo al pubblico la risposta al progetto?
Il progetto sarà documentato in un catalogo e in un film che descriverà le tappe fondamentali del viaggio. Inoltre aggiornerò il pubblico su ciò che avviene durante le varie tappe tramite i social, in modo da permettere alle persone di seguire il progetto in tempo reale.
In questi mesi è in corso Inoculation la mostra alla Fundación Proa, a Buenos Aires fino alla fine di marzo. Un focus espositivo dedicato all’arte di Ai Weiwei, ripercorrendone la carriera e sottolineando le linee guida della sua poetica. I portali d’oro di Eldorato per certi aspetti si inseriscono nel solco di ricerche contemporanee che individuano nella politica e nell’indagine sociale due nodi cardine. Con quali artisti senti di condividere il tuo percorso?
Non c’è un artista vivente che seguo in particolare, tra artisti capita di affrontare gli stessi temi negli stessi periodi. Conosco il lavoro di Ai Weiwei su questa tematica e trovo che ci siano degli aspetti in comune. Uno dei miei obbiettivi è quello di creare un gruppo di persone (religiosi, intellettuali, scienziati, etc…) per lavorare insieme allo sviluppo di un progetto che diventi il fulcro dell’unione di più discipline. In questo modo l’opera d’arte in quanto tale diventa pretesto per renderci parte attiva della società, affrontandone gli aspetti relazionali, filosofici e alchemici (intesi come capacità di mutamento ed evoluzione di essa), aspetti che vorrei contraddistinguessero il progetto. Il luogo dove avviene questo sono le chiese, gli edifici rappresentativi di alcune città e infine anche qualche galleria, prima ad aver aderito è stata la galleria Spazio Testoni di Bologna.
Eldorato ha un interessante “sottotitolo”: Nascita di una nazione. Quanto è importante che tu abbia pensato di svilupparlo in svariate tappe proprio in Italia e come hai scelto le diverse sedi? Dalla Basilica di San Miniato al Monte (Firenze), la Parrocchia di San Gerlando e Santuario della Madonna di Porto Salvo a Lampedusa (Palermo), alla Chiesa del Carcere Maschile di Venezia e la Chiesa del SS Salvatore (San Mauro) a Pavia etc…
Il titolo nascita di una nazione, che è una citazione, in realtà sarebbe nascita di uno stato, uno stato non politico o geografico, ma uno stato mentale, o meglio, uno stato d’animo.
Le chiese inizialmente le sceglievo io in base ai contatti o alla città dove volevo portare Eldorato, adesso vengo chiamato e il progetto va avanti, ha vita propria e io devo solo rincorrerlo per stargli dietro. Ci sono in verità alcune tappe su cui sto lavorando per riuscire, sono chiese emblematiche per il mondo cattolico, a volte c’è bisogno di insistere o arrivarci tramite le persone giuste, per ora è stato tutto abbastanza imprevedibile.
Che l’Italia sia un Paese dalle forti contraddizioni (per non dire altro) è un dato di fatto ma stiamo assistendo al paradossale: proprio di recente celebrare Giornate della Memoria con tanto di esibite condivisioni sui social e poco dopo manifestare consenso per un governo che sta letteralmente distruggendo gli ultimi scampoli di conquista civile… (Scusa lo sfogo…).
Hai pensato anche a questi aspetti di “comunicazione” quando hai concepito Eldorato?
Eldorato è pieno di contraddizioni, fin dalla sua nascita. Tutto si basa sul fake di partenza, che esista una terra dell’oro dove si trova benessere e pace quando poi alla fine, di dorato, si trova solo una copertina termica. Il nome stesso del progetto è una deformazione del nome Eldorado, qui la spiegazione del nome:
Viviamo nell’epoca delle fake-news e delle contraffazioni, del complottismo e delle false speranze, e da questo prende forma il nome del progetto. Eldorato è infatti un’evidente distorsione del luogo immaginario per eccellenza (l’Eldorado) ed è stato deformato come viene deformata la realtà dei fatti, specialmente in materia di immigrazione. Sul piano etimologico, esso deriva dal termine ebraico “El ” – che significa Dio – il Dio Dorato, riferimento ultimo di chi, abbandonando la propria terra e una parte di sé, arriva a una Terra Altra, madre in spirito. Una terra che, in una visione interiore, concede generosa la possibilità di ripartire e realizzare se stessi.
Il fatto che Salvini usi il Vangelo per fare la sua campagna elettorale è il simbolo della confusione, dell’ignoranza e dell’ipocrisia di questi tempi.
Non a caso il tuo progetto è iniziato d’estate, a cui si associano i grandi spostamenti, l’attesa e le vacanze, concetti che fanno parte di Eldorato ma anche di altri tuoi progetti. Penso alla mostra Esodo, lo scorso autunno, da Spazio Testoni a Bologna, dove hai presentato le serie di “gratta e vinci” Turista per sempre e Turista per 10 anni. Ce ne parli?
L’Esodo accomuna popoli apparentemente lontani. È ad Agosto infatti che dal nord Africa si intensifica l’esodo dei migranti verso l’Italia, il loro Eldorato. È sempre in agosto che milioni di italiani partono alla volta delle mete delle loro vacanze, ognuno verso il proprio luogo preferito. L’Eldorato degli italiani infatti non è un luogo, ma uno stato mentale, un tendere a Vivere senza lavorare, su spiagge incontaminate, bevendo cocktails, alla frutta, esotica. Territori stranieri, lontani, immaginari e immaginati.
L’aspettativa degli italiani di una vita in vacanza è riposta nel Gratta e Vinci, in particolare, nel grande classico: Turista per sempre.
Se è vero che il piacere sta nell’aspettativa, perché grattare?
Il Gratta e vinci è stato incorniciato e messo tra due vetri per allontanare la tentazione di grattare, allungando il valore dell’aspettativa, che normalmente dura pochi secondi. Grattando il biglietto, infatti, viene cancellata la firma e quindi l’opera che, privata del valore dell’ASPETTATIVA, torna ad essere un semplice biglietto della lotteria. Sta a voi scegliere cosa valga di più, l’opera, le vostre aspettative o semplicemente il premio del vostro Gratta e vinci, il gioco più amato dagli italiani.
Chi ti ha affiancato materialmente ed idealmente? Chi ha sostenuto il tuo progetto (e sostiene) da un punto di vista materiale e teorico? Quali saranno i prossimi passi?
Materialmente mi sto autofinanziando, invece dal punto di vista teorico e spirituale tra i primi ad aderire ci sono Padre Bernardo Gianni, Abate di San Miniato al Monte; Tomaso Montanari (storico dell’arte), Don Andrea Bigalli (Libera), Stefano Mancuso (scienziato, fondatore della neurobiologia vegetale), e Francesco Malavolta (fotoreporter, da vent’anni al seguito dei popoli in movimento alle porte dell’Europa) che accompagna il progetto con una serie di scatti scelti appositamente per Eldorato.
Si sono uniti nel viaggio, don Paolo Tofani (parroco di Santomato), don Carmelo la Magra (parroco di Lampedusa), Peter Ciacco (pastore della chiesa valdese di Palermo), Michel Carbonnier (pastore della chiesa evangelica di Bologna), padre Agostino Nuvoli (Monastero di San Giovanni Evangelista, Parma) Francesco Montenegro (Arcivescovo di Agrigento) Don Luca Camilleri (responsabile dell’Ufficio Ecumenismo e Dialogo Interreligioso dell’Arcidiocesi di Agrigento), don Nandino Capovilla (parroco della chiesa della Resurrezione, Marghera) Bernard S. Prigge (pastore chiesa Luterana di Venezia) don Massimo Biancalani (parroco delle parrocchie e responsabile dei centri d’accoglienza di Vicofaro e Ramini (PT), Leoluca Orlando (sindaco di Palermo), Valentina Chinnici (consigliere comunale di Palermo) e don Franco Tassoni (parroco della chiesa di San Mauro a Pavia), Davide Carlo Conte (assessore al bilancio del comune di Bologna), Paola Veronesi Testoni (gallerista, Spazio Testoni) Mirco Degli Esposti (Prorettore dell’università di Bologna). Prossime tappe: Bologna, Brindisi, Brescia, Lucca, Taranto, Ravenna, Faenza, Firenze, Genova, Napoli, Torino, Milano, Marsala, Roma.
Per seguire il progetto
Instagram: @eldoratoproject
#eldorato
su Facebook: pagina Eldorato
Info: giovannidegara.org
infoeldorato@gmail.com