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La storia millenaria che accompagna la carta, ancor prima che diventasse supporto e luogo di sperimentazione nell’arte, indica più strade da seguire tra leggenda e realtà ed è su questi percorsi che si è costruita la sua fortuna. A partire dall’incerta etimologia della parola passando alle pratiche d’uso che l’anno vista depositaria del sapere attraverso la scrittura, strumento di emancipazione, documento e testimonianza, la carta – nonostante le moltiplicate possibilità offerte da innumerevoli media – nell’arte contemporanea ha rappresentato e rappresenta un campo di sperimentazione attivo e vivace.
Itinerari di carta, è una collettiva che si pone in quest’ottica e indaga, attraverso la ricerca di 10 artisti, le potenzialità illimitate del mezzo.

Francesca Di Giorgio: Approfittiamo di questa occasione per tornare a parlare della carta come supporto di lavoro ma soprattutto come materiale dalle autonome ed incredibili potenzialità comunicative. Come vi siete avvicinati a questo mezzo e com’è nata l’idea di una mostra collettiva giocata sulle sue caratteristiche?
Irina Biale: Sono diversi anni che pensiamo ad una mostra legata alla carta, non solo utilizzata come supporto ma come elemento caratterizzante delle opere. Ovviamente l’idea è partita conoscendo il lavoro di alcuni artisti invitati a partecipare alla mostra. La carta diventa “matrice” fisica e concettuale della successiva azione creativa, è un materiale che mi ha sempre affascinato, flessibile, delicato e allo stesso tempo resistente può diventare un elemento evocativo di stati d’animo ed emozioni. È uno strumento per dialogare e trasmettere messaggi non verbali. Questa mostra esplora, attraverso il lavoro dei dieci artisti invitati, i vari modi di utilizzare la carta che diventa protagonista e permette di raccontare a ciascuno un proprio “viaggio”.

Itinerari di carta, come suggerisce il titolo, è un vero e proprio invito a percorrere le strade tracciate da 10 artisti. Un viaggio che scopre, in modo più o meno consapevole, visioni ed esperienze eterogenee…
Gli artisti invitati hanno da sempre lavorato con la carta, la mia indagine è stata proprio dettata dalla voglia di presentare opere di chi sente questo materiale vicino a trasmettere il proprio pensiero e le proprie emozioni.

La carta, per la sua storia e per le sue peculiarità, nell’immaginario comune è considerata come un mezzo “tradizionale” ma sappiamo che nulla nell’arte può ritenersi scontato o realmente acquisito: come si trasforma nelle mani degli artisti che avete coinvolto nel progetto?

Sabato Angiero ha da sempre privilegiato l’utilizzo di libri, cataloghi, e più in generale della pagina scritta attraversandola per vivere e far rivivere flash, di una quotidianità spesso angosciante. L’artista ha sviluppato la sua ricerca utilizzando spesso il fuoco per plasmare l’oggetto e restituirlo alla sua nuova forma.
La carta washi – l’antica carta giapponese fatta a mano – prende forma nelle opere di Hiroaki Hasahara che nascono dalla destrezza manuale e intellettiva dell’artista che ritrova nella carta un veicolo con cui esprimere il proprio stato d’animo e le proprie emozioni.
Giuseppe Chiari, come tutti sappiamo, utilizzava la partitura musicale non solo come base per eseguire un brano sonoro, ma anche come pittura da guardare. Diceva di sé: «Nella mia opera il senso non è solo nelle frasi che scrivo, ma soprattutto nella china che uso, nella calligrafia del momento, nel rapporto con le opere artistiche; tutto è indiretto».
La tazza è l’oggetto al centro della poetica di Matilde Domestico, in alcuni ultimi progetti, come Portami il tramonto in una tazza (2006-2008) le tazze sono di carta, fogli di carta fatta a mano piegati e modellati. I “silenzi” di Emily galleggiano nel biancore di una ricreata stanza interamente di carta e di cocci, tazze, tavolo, sedia, tende e pavimento, dove è possibile ritrovare alcuni brani poetici pinzati letteralmente nella fisicità degli oggetti che partecipano all’installazione.
Il tema facilmente riconoscibile nella pittura di Ali Hassoun è quello del viaggio, portatore di esperienze e visioni eterogenee. Così l’artista si fa traduttore di culture diverse, ma confrontabili, che convivono nello spazio perfettamente orchestrato dei suoi lavori. 
La carta diventa supporto per raccontare il suo viaggio tra l’umanità.
La scelta di Fabio Inverni è quella di far in modo che il solo protagonista delle sue opere sia il foglio dipinto. Inverni sceglie del nastro adesivo per tenere i fogli sulla tela. La nostra percezione viene ingannata facendo sembrare i fogli attaccati invece che dipinti. Tutto parla e si riferisce all’uomo, anche se l’uomo non compare direttamente. Alle volte sono carte vuote, immacolate, che attendono di essere scritte, altre volte ancora recano un turbinio quasi informale di macchie cromatiche.
Nel 1964 Emilio Isgrò realizza le prime Cancellature che lo collocano tra gli artisti dell’avanguardia intellettuale. «Io cancello le parole per custodirle, è un gesto di salvezza», ha ribadito recentemente l’artista, che è diventato il segno inconfondibile di una ricerca che, pur legandosi alla costellazione concettuale, non si è mai pienamente identificata con essa, mantenendo una riconoscibile autonomia.
Per Franco Massanova la carta Amatruda di Amalfi diventa supporto naturale per sviluppare una pittura non di superficie, ma di pieghe profonde e graffi oscuri, su fondi scrostati come intonaci di muri.
Carlo Pizzichini propone terrecotte ingobbiate sotto forma di “pagine” o palinsesti d’un volume ideale, tavole incise nella memoria segnica. I “fogli” di morbida argilla diventano pagine di un’agenda che racconta la vita; le sue scatole in terracotta e in bronzo negando la leggerezza del materiale originario, il cartone, raccontano un percorso, un viaggio immaginario, “la deriva delle cose”. Le pagine di terracotta o di bronzo ricordano reperti antichi che raccontano una storia contemporanea.
Giuliano Tomaino si rifà ad un simbolismo primitivista. Attraverso la sua simbologia sciamanica, Tomaino approfondisce una perenne introspezione sul mondo, e ancora prima sull’uomo. Nella materia, nel colore, nella cera, nelle garze, nella carta, i segni primordiali avvolgono la mente. I soggetti amati e ricorrenti, il cavallo a dondolo e il “cimbello”, rievocano atmosfere ludiche, e la varietà dei materiali utilizzati aiutano ad intuire la dimensione giocosa del sogno. La ricerca continua di nuovi materiali, con una fortissima predilezione per il materiale di riciclo, accompagna la sua instancabile ricerca di nuovi modi di comunicare.

La carta è anche sinonimo di quello che è stato, per molto tempo, unico supporto della parola scritta, simbolo, quindi, di trasmissione del linguaggio. Partendo da questo approccio storico, cosa vi aspettate dai vostri collezionisti?
È la prima volta che presentiamo in galleria una mostra interamente dedicata alla carta e quindi non sappiamo quale possa essere il riscontro dei nostri collezionisti. Sicuramente c’è molto interesse e curiosità, proprio per la natura stessa della mostra che non è dedicata alla carta solo come supporto del disegno.

La mostra in breve:
Itinerari di Carta
Artisti in mostra: Sabato Angiero, Hiroaki Asahara, Giuseppe Chiari, Matilde Domestico, Ali Hassoun, Fabio Inverni, Emilio Isgrò, Franco Massanova, Carlo Pizzichini, Giuliano Tomaino.
Biale Cerruti Art Gallery
Via di Città 125 -127, Siena
Info: 0577 41886
www.bialecerrutiarte.it
Inaugurazione sabato 8 maggio 2010 ore 18.00
8 – 29 maggio 2010

In alto da sinistra:
Carlo Pizzichini, Immaginari viaggi 1, 2008, terracotta
Matilde Domestico, Portami il tramonto in tazza, 2006-2008, dimensioni ambientali, carta fatta a mano Acquerelle, punti metallici e cocci di ceramica. Courtesy Ermanno Tedeschi gallery

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