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PINACOTECA SAN FRANCESCO | CITTÀ DI SAN MARINO | FINO AL 17 MARZO 2024

Intervista a ENRICO MINGUZZI di Miriam Di Francesco

Fino al 17 marzo 2024, la Pinacoteca San Francesco di San Marino ospita la personale di Enrico Minguzzi, Animali da fiore, a cura di Paolo Rondelli e promossa dagli Istituti Culturali della Repubblica di San Marino.
Come suggerisce il titolo, Animali da fiore è un viaggio immaginifico nell’impossibilità di una classificazione tra forme di origine animale e vegetale. Enrico Minguzzi realizza nel corso dell’ultimo anno 10 dipinti inediti e un’installazione site-specific composta da 34 elementi. Dopo Antinomia, La piena dell’occhio, le precedenti mostre personali dell’artista, i dipinti sul paesaggio si trasformano in terreno fertile per l’ibridazione di organismi generati dalla mente dell’artista. Sulla capacità di creare immagini, sulla loro stratificazione e rimozione su tela, Minguzzi ci narra il potere della pittura e la genesi di un processo che procede per antinomie.

Enrico Minguzzi, Animali da fiore, 2023, installation view.

La prima opera che il visitatore incontra nel percorso espositivo è La scomparsa, un dipinto che simboleggia la serie di opere della mostra precedente, La piena dell’occhio. Dunque, qual è il collegamento di ricerca tra La piena dell’occhio e Animali da fiore? Nello specifico, dove si dirige la tua ricerca?
Parto dalla seconda domanda perché la risposta è più semplice. Dove si sta dirigendo la ricerca non lo so. In generale, credo che chiunque faccia ricerca non sappia esattamente dove andrà a finire, ma sa che ha bisogno e  necessità di continuare senza una meta predestinata. Anzi, spesso e volentieri quello che ci fa fare un balzo in avanti sono le deviazioni sul percorso. Quello che non ti aspetti ti aiuta ad arricchire quello che stai già facendo.
Sulla prima domanda, invece, se guardo indietro nel mio percorso collego i punti della mia ricerca abbastanza chiaramente. Di fatto creo immagini e non c’è una premeditazione all’interno di ogni singolo lavoro, c’è un’esperienza pregressa ed è su quella su cui baso ogni piccolo passo millimetrico in avanti. Tante volte mi capita di pensare ai lavori che faccio come bozze per qualcosa che devo ancora fare, per il prossimo lavoro che non so quale sarà.

La scomparsa, 2023, oil on epoxy resin on canvas, cm 24×18.

Quali sono state le ultime deviazioni che ti hanno permesso ulteriori passi in avanti?
In Animali da fiore c’è un passaggio abbastanza netto, non tanto come modo di operare, ma sicuramente come tipologia di soggetti scelti e come modo di osservare le cose. Antinomia era una mostra di paesaggi, a differenza di quest’ultima. E non è che siano trascorsi tantissimi anni tra una e l’altra, però bisogna anche analizzare quando sono stati realizzati i lavori. Durante il periodo di isolamento forzato, a causa del Covid, ho cominciato a guardare con maggiore interesse a quello che avevo attorno a casa. Idealmente è quasi come se avessi fatto una passeggiata all’interno dei paesaggi – che erano comunque sempre ricostruzioni mentali – e fossi andato ad estrapolare alcuni elementi all’interno per poi dare loro un’importanza e una rilevanza differente.
Altra deviazione in questa mostra è la scomparsa, quasi del tutto, dei basamenti sotto gli oggetti che rappresento. Quando mi sono diretto su soggetti più animali, ho iniziato ad appoggiare gli oggetti su un piano orizzontale molto semplice, spoglio da qualsiasi forma decorativa.

Enrico Minguzzi, Animali da fiore, 2023, installation view.

In molti tuoi dipinti alcune delle illusioni percettive giocano un ruolo importante, possiamo dire che lo studio della percezione sia un leitmotiv della tua poetica?
Sì, se vogliamo andare a leggere un sottotraccia del mio lavoro c’è un interesse nei confronti della percezione e della rielaborazione della nostra mente. Credo sia accaduto a tutti di avere un ricordo di un momento felice o triste e di avere, ad esempio, l’immagine fissata nella mente di quel momento buia. Succede poi, trovando le fotografie di quella stessa giornata, di scoprirla piena di luce e sole. Ecco, questo secondo me è un po’ il potere che ha la pittura, a differenza della fotografia: restituire in maniera diretta quello che è fissato nella nostra mente e la percezione che avevamo di quel momento, di quel colore, di quel buio o luce, di qualsiasi cosa.

Il modo in cui “collezioni le immagini” e i soggetti scelti sembrano richiamare certe procedure tipiche dell’intelligenza artificiale all’interno di un’atmosfera ibrida, tra naturale e artificiale.
Quello che faccio è un lavoro simile a quello che svolge l’intelligenza artificiale a cui dai degli input. Io più o meno vado a recuperare cose che delle volte sono sepolte nella mente e l’atto del dipingere mi aiuta a bypassare la parte cosciente della mente e ad attingere nel subconscio. Ho provato a generare immagini con l’intelligenza artificiale che potessero supportare il mio lavoro ma, in realtà, mi ha disturbato. Non saprei come gestire lo strumento; c’erano delle immagini che andavano vicino a quello che volevo, ma non erano mai del tutto quello che desideravo e perciò ho abbandonato l’idea.

Enrico Minguzzi, Arcipelago, 2023, site-specific installation, 34 oil painted elements on epoxy resin in Petri dishes positioned on column pedestals, cm 550x100x105.

Nel secondo piano della Pinacoteca le immagini che caratterizzano il tuo lavoro sono come esplose nelle loro nanoparticelle. Sei andato ad indagare la loro composizione “microbiologica” spingendoti persino nella realizzazione di un’installazione, Arcipelago, composta di piccolissimi dipinti ad olio in vetro di Petri. Come nasce quest’ultimo ciclo di opere?
Sono partito da tre dipinti su tela che ho intitolato M01, M02, M03, dove “M” sta per matrice. Sono sempre forme che troviamo all’interno di altri dipinti come osservate al microscopio. Mi piaceva l’idea di una direzione astratta, perché penso che il mio lavoro viva del paradosso di una forte componente astratta, pur essendo estremamente figurativo.
Arcipelago l’ho pensata per offrire una vista di dettagli colorati come isole che costituiscono un arcipelago. L’ispirazione mi è venuta tornando da un viaggio dallo Sri Lanka e superando di notte le Maldive illuminate dai vari atolli. Si tratta di un assemblaggio di varie cose: alcune sono vere e proprie tavolozze utilizzate per realizzare vetrini o dipinti, in altri c’è il residuo della tavolozza del colore, in altri ancora c’è un vero e proprio intervento da parte mia che si interseca con una componente di casualità. Potremmo intendere questo gruppo di dipinti come un primo stadio di coltura della pittura nella sua fase germinale. Qui penso si riveli il desiderio di qualunque pittore quando si lavora tanto per un dipinto e poi si scopre che la tavolozza è molto più bella del dipinto. Si rivela anche un’altra cosa bella della pittura ad olio: puoi cambiare le posizioni di tutto il dipinto e far funzionare il lavoro in mille modi diversi.

Enrico Minguzzi, Arcipelago, 2023, Petri dishes detail.

Enrico Minguzzi. Animali da fiore
A cura di Paolo Rondelli
Promossa da: Istituti Culturali della Repubblica di San Marino

15 dicembre 2023 – 17 marzo 2024

Pinacoteca San Francesco Città di San Marino
Via Basilicius 31, Città di San Marino

Orari di apertura: 9-17

Informazioni: info.museidistato@pa.sm
tel. +39 0549 888245
www.museidistato.sm

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