Non sei registrato? Registrati.
CATANIA | KōArt/Unconventional Place | 30 aprile – 28 maggio 2022

S’inaugura sabato 30 aprile alle ore 17.00 presso la galleria KōArt/Unconventional Place Let’s take it offline, la personale di una giovanissima artista di origine polacca, Marta Ciołkowska, che segna una nuova tappa nella volontà di ricerca e valorizzazione dell’arte contemporanea in un territorio curioso e  sempre aperto a nuove sfide come quello catanese. L’esposizione a cura di Aurelia Nicolosi, ruota attorno al concetto di comunicazione e all’utilizzo smodato dei social media che deformano e trasformano le menti e gli atteggiamenti delle persone.

«In un mondo ‘social’ – sostiene Aurelia Nicolisi nel testo in catalogo – dove apparentemente la connessione e la comunicazione sembrano gli aspetti dominanti, nasce l’ossimoro, il paradosso dell’isolamento, della solitudine, della mancanza di libertà e di autodeterminazione. Tutto sembra divertente, ma, in realtà, tutto si trasforma in una condizione di schiavitù e di dipendenza men­tale e fisica, da cui non si può prescindere. Il presente si distorce e la quotidianità si proietta in una dimensione fittizia dove la psiche rischia di essere completamente soggiogata, atterrita, annientata, in un processo inconsapevole, dove l’identità viene piano piano travolta e disintegrata. La mostra, pertanto, diventa una presa di posizio­ne, un’esortazione a spegnere, ad evadere da un mondo fittizio, che è causa molte volte di profondi malesseri e turbamenti. Ormai l’uomo è circonda­to, è immerso negli algoritmi, ma ciò non significa che debba costruire la sua vita in funzione di essi. Pertanto, let’s take it offline!, la ribellione al Grande Fratello è ora, perché, come direbbe George Orwell, «in tempi di menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario».

Marta Ciołkowska, Social Toilet, 2017-19, installazione, 100x100x200 cm, courtesy l’artista, foto Francesco Di Giovanni

Facebook diventa il ‘cubo’ al piede che blocca ogni movimento e volontà di emancipazione; il telefonino assume l’identità di una protesi, di un prolungamento naturale di una mano; la sfera trasparente diventa quella barriera invisibile che circonda chi s’immerge col suo cellulare nell’interazione virtuale quotidiana, e cosi via… Ogni istallazione offre uno spunto di riflessione sui molteplici aspetti di una società dove le barriere non sono solo più fisiche ma anche mentali e digitali. Il visitatore è, pertanto, chiamato ad interagire con le opere e a riflettere sulle varie pericolose implicazioni dell’Era del WEB.

Marta Ciołkowska, Future, 2020, scultura, 50x20x15 cm, courtesy l’artista, foto Marta Ciołkowska

«Marta Ciołkowska (Łódź, 1993) si può inserire – come scrive all’interno del catalogo dedicato alla mostra la curatrice Maria Chiara Wang, autrice di un altro testo critico sui lavori dell’artista – a pieno titolo nella folta schiera dei nativi digitali, ovvero in quella generazione – così come defini­ta nel 2001 dallo scrittore e studioso statunitense Mark Prensky – che è nata e cresciuta contestu­almente alla diffusione delle nuove tecnologie informatiche. […] Dal 2017 Marta Ciołkowska attraverso la serie di opere: Social Toilet, Social Prison, Future, Social Time e Social Trap analizza l’homo digitalis. Così in Social Toilet affronta la questione della privacy e denuncia come, nella società di oggi, ci sia una erosione del privato a favore di una esibizione pornografica dell’intimità. […] Il video Social Prison, così come l’omonima scultura, traducono in metafora visiva la schiavitù imposta dal frastuono comunicativo prodotto dalla rete. […] Con Future si visualizzano il legame e la dipendenza morbosa e ossessiva degli individui dai dispositivi elettronici. […] Social Time si concentra, invece, sulla dimensione temporale del nostro rapporto con la tecnologia. […] Infine, Social Trap getta una luce sull’isolamento indotto dalla costante connessione alla rete. […]».

Marta Ciołkowska, Social Trap, 2022, installazione, 200x200x200 cm, courtesy l’artista, foto Francesco Di Giovanni

Video e installazioni caratterizzano l’esposizione  in una sorta di percorso catartico, dove gli intrecci dei cavetti, rappresentano la ragnatela da cui è necessario svincolarsi per raggiungere la propria libertà. In un gioco di rimandi l’artista stimola il visitatore con costanti provocazioni, che suscitano in un primo momento ilarità per lasciare poi spazio alla  presa di coscienza e alla volontà di spegnere tutto per costruire una identità migliore.

Let’s take It offline | Marta Ciołkowska
a cura di Aurelia Nicolosi
testo di Maria Chiara Wang

30 aprile – 28 maggio 2022

KōArt/Unconventional place
via San Michele 28, Catania

Orari: la mostra è visitabile dal martedì al sabato, dalle 16.30 alle 20.
Di mattina e gli altri giorni su appuntamento telefonando ai numeri: + 39 3391190585 |+ 39 3397179005

Info: www.galleriakoart.com
info@galleriakoart.it

 

————————————————————————————————————————————-

Marta Ciołkowska
Nata a Łódź (Polonia) nel 1993, vive tra Italia e Polonia. Ha conseguito il Diploma Ac­cademico e Specialistico di primo e secondo livello in Interior Design, presso l’Accademia di Belle Arti di Łódź. Ha visitato numerosi musei, fon­dazioni, gallerie e archivi internazionali alla ricerca di programmazioni e format innovativi, ma anche d’idee e spunti atti a far maturare la sua produzione artistica, con l’obiettivo di stabilire nuove partner­ship. Si occupa di video, installazioni, performance e grafica. Nel 2014 vince la borsa di studio per la mobilità estera Erasmus+ e frequenta per un se­mestre l’Accademia di Belle Arti di Catania (Italia), dove ha la possibilità di essere presente a conferen­ze e workshop. È presente in numerosi cataloghi e pubblicazioni di mostre collettive e personali con menzioni speciali in riviste e siti web. Da diverso tempo realizza progetti su tematiche sociopolitiche, osservando attentamente le dinamiche sociali. L’osservazione dell’ambiente, dell’attività umana o della sua mancanza, fornisce un punto di partenza per i suoi progetti creativi. I problemi del mondo mo­derno l’hanno portata a meditare sulle preoccupa­zioni che coinvolgono il nostro intero ecosistema, la nostra esistenza, la nostra impronta ecologica, e a sviluppare molteplici riflessioni riguardanti l’impat­to della tecnologia e dell’arte sugli esseri umani. Consumismo, sviluppo tecnologico, inquinamento, politica, economia, ecologia, social media, problemi sociali e diritti umani sono i temi principali delle sue opere recenti, in cui le attività performative e inter­disciplinari hanno avuto un impatto visibile su grup­pi sociali opportunamente selezionati. Attraverso una rappresentazione ironica dei difetti della so­cietà, provoca riflessioni e induce all’autocritica che ogni essere umano dovrebbe avere. Nel 2019 ha ricevuto un invito a partecipare ad una prestigiosa residenza artistica a Changsha, Hunan, in Cina, dove ha realizzato il progetto intitolato: “We shall overcome”, che ha coinvolto i cittadini cinesi, invitati a camminare insieme all’artista per veicolare il concetto che sarà possibile un reale cam­biamento mondiale solo grazie al fatto che ognuno di noi possa aver chiaro l’obiettivo da raggiungere e possa muoversi verso di esso. Alla fine di Novembre, stesso anno, ha esposto il suo video “Social Prison” presso il Museo d’arte Contemporanea MACRO di Roma (Italia). Nel 2020, dopo l’inizio della pandemia ha parte­cipato a diverse mostre in diversi posti nel mondo come per esempio: “Casamatta discontinuità, capi­tolo uno/tre” presso Bastione Sangallo, Re-Public a Fano, Italia, “#diamocidentro #letsdoit” ideato da Distretto A/Faenza Art District a Faenza, Italia o “Protest for Progress” proposto da Round Le­mon and ZEST in Inghilterra. Ha fatto parte di diversi festival come: “LOST” or­ganizzato da Lacuna Festivals, Festival De Arte Lanzarote e Festival De Arte Fuerteventura 2020 in Isole Canarie; “Let’s talk about water”, Film Festi­val, Global Institute for Water Security in Canada o “Unseen”, Simultan Festival svolto a Timișoara, Ro­mania e workshops come “ARTIFAKE: ART INVADES PROPAGANDA” organizzato da ART TRANSPARENT Fondation (Polonia), Internews Ukraine (Ucraina) e Association of Audio-Visual Reporters (Armenia) re­alizzato in versione online a causa del Covid-19. Gran parte delle mostre e degli eventi svolti in quell’anno sono stati posticipati oppure organizzati in versione online. Nel 2021 ha ricevuto l’invito di partecipare alla mostra “Sustainable Views” organizzata e realizzata da Espronceda, Institute of Art & Culture a Barcello­na in Spagna con la video installazione: “Bottlefiled” e a fare parte di una residenza artistica: “Artivism“ presso la Cittadellarte Fondazione Pistoletto e UNI­DEE Residency Programs svolta a Biella (Italia). Nello stesso anno ha avuto la possibilità di parte­cipare ad un Festival delle arti intermediali: “Ibrida Festival” a Forlì (Italia). Attualmente è impegnata con la creazione di nuovi progetti collegati con la vita sociale e l’unione glo­bale.

Aurelia Nicolosi
Specializzata in storia dell’arte, Aurelia Nicolosi, ha al suo attivo importanti collaborazioni con il Palazzo delle Esposizioni di Roma, Palazzo Strozzi a Firenze e Palazzo Blu a Pisa. Per la Casa Editrice Giunti ha coordinato i cataloghi di importanti mostre dal carattere internazionale. Ha fondato con Antonio Fallica nel 2014 KōArt/Unconventional place, una galleria d’arte nel centro storico di Catania, e ha partecipato con i suoi artisti ad eventi prestigiosi sul territorio italiano ed estero, come IART 2015, EXPO MILANO 2015, ART MARKET BUDAPEST 2016-2017, MANIFESTA 12 Palermo 2018, l’inaugurazione del MACRO ASILO Roma 2018. Vari i curatori di fama nazionale che hanno arricchito il portfolio degli artisti presenti nel suo spazio espositivo: Philippe Daverio, Antonio D’Amico, Roberto Mutti, Ivan Quaroni, Vittorio Sgarbi. Attualmente scrive come free lance su periodici come Cultura Commestibile e collabora con l’associazione guide turistiche della Sicilia in qualità di formatore. Per l’associazione fiorentina Fund4art è referente dei progetti in Sicilia. Nella secondaria di secondo grado insegna storia dell’arte e supporta i ragazzi disabili in progetti dove l’Arte è intesa come visione totalizzante di musica, canto, danza e pittura.

Maria Chiara Wang
Laureata in Lettere Moderne con una tesi in cartografia medievale, si dedica all’arte contemporanea come critica e curatrice. Scrive regolarmente per le riviste Espoarte, Exibart e SMALL ZINE – redigendo interviste, recensioni e approfondimenti – e collabora con spazi espositivi indipendenti, gallerie e istituzioni, in Italia e all’estero. Tra i progetti più importanti: i testi realizzati per la personale En la Herida di Teresa Margolles al Kunsthalle Krems (2019), per diversi artisti della Galleria Rizomi (PR) tra i quali Tommaso Buldini, François Burland, Laurina Paperina, Simone Pellegrini, Sylvie Selig (2019, 2020 e 2021), per le opere The Flag Relocation di Francesco Di Giovanni esposta alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (2019), Incisione su Silenzio di Pier Alfeo esibita al Green iDeal – progetto curato da Paratissima in collaborazione con il Politecnico di Torino per la Biennale Tecnologia – (2020), Falsos Positivos di Massiel Leza finalista del Premio Francesco Fabbri (2021).
Ha, inoltre, preso parte a talk e a tavole rotonde promosse da festival e fiere d’arte sia come ospite che come moderatrice.

KōArt/Unconventional place
Non solo galleria ma spazio creativo che dialoga con il cuore pulsante di Catania e con i nuovi scenari dell’arte contemporanea. Nata nel 2014 in via San Michele per iniziativa della storica dell’arte Aurelia Nicolosi, la Galleria KōArt/Unconventional place accoglie nuove generazioni di artisti che si muovono in prima linea sulla scena nazionale e internazionale. Grazie alla preziosa collaborazione del comitato di Centrocontemporaneo e delle Associazioni San Michele Art Power e Fund4art Firenze, sono state numerose le mostre di qualità che hanno determinato il successo di un’iniziativa forte e coraggiosa, volta al recupero di una bellezza superiore al puro piacere estetico.
Le opere proposte dalla Galleria KōArt/Unconventional place spaziano dal figurativo al concettuale con un occhio attento alle ultime tendenze nel campo del design e della fotografia. Il curriculum dell’artista non è l’unico criterio adottato per la selezione dei lavori esposti: creatività, raffinatezza tecnica e originalità della ricerca giocano un ruolo fondamentale per costruire un buon portfolio e accedere a importanti progetti. Senza tali elementi, infatti, la galleria non sarebbe stata selezionata per mostre importanti all’interno dell’Expo Milano 2015, del circuito di I-ART, il polo diffuso per le identità e l’arte contemporanea in Sicilia, e la biennale MANIFESTA 12 PALERMO.
Un’aria internazionale si respira, quindi, all’interno della Galleria KōArt/Unconventional place che sembra ricordare le architetture di Soho e Chelsea, quartieri cool della città di New York, aperti alle nuove tendenze creative: il candore delle pareti stempera i toni scuri del pavimento in un gioco di rimandi, che rendono l’ambiente un perfetto incubatore di idee. La luce, curata dalla designer Marzia Paladino (Ladyled), costituisce un punto di forza essenziale per valorizzare le tele e le sculture, rendendo l’allestimento unico e innovativo, in linea con gli orientamenti di ultima generazione che sfruttano la tecnologia a led.

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •