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BOLOGNA | LABS CONTEMPORARY ART | FINO AL 13 NOVEMBRE 2021

Intervista a DARIO PICARIELLO di Maria Chiara Wang

L’acqua le bagna come il vento le calpesta – personale di Dario Picariello presso la Labs Contemporary Art di Bologna – si propone, a partire dagli spunti offerti dal testo critico a firma di Eugenio Viola, come un’occasione per indagare il ruolo e la funzione della fotografia e delle immagini oggi, in quella che Joan Fontcuberta definisce “epoca postfotografica”. La chiacchierata con l’artista prende dunque le mosse da tali riflessioni per stringere poi il focus sulle caratteristiche della sua ricerca: il riferimento ai canti popolari, la trattazione del tema della violenza, l’impiego di un particolare vocabolario espressivo, la risemantizzazione delle immagini.

Dario Picariello, L’acqua le bagna come il vento le calpesta, installation view, Labs Contemporary Art, ph Carlo Favero

Il testo di Eugenio Viola propone una riflessione sul destino delle immagini fotografiche a seguito della rivoluzione digitalica prima e telematica poi. Qual è la tua opinione in merito? Come affronti tale tematica nelle tue opere?
Se pensiamo al mondo contemporaneo delle immagini non possiamo esimerci da una considerazione sulla loro funzione in relazione al nostro approccio quotidiano. La rivoluzione digitalica, oltre che favorire una produzione incalcolabile di immagini, ne ha anche, inevitabilmente, ampliato le funzioni. Questo “strumento”, non solo mostra qualcosa, ma oggi è anche divenuto oggetto comune per il trasferimento di informazioni a svantaggio del testo abituale. Tale flusso di informazioni, rapidissimo, è ben lontano da un universo fotografico fruibile solo all’interno della sua cornice e ci mette nella condizione di rivalutare il concetto stesso d’immagine, soprattutto nel momento in cui si sceglie di estrapolarla dal proprio “ambiente” per conferirle una materia fisica. Uno degli aspetti del mio lavoro è proprio quello di solcare questo confine della rappresentazione, piegando, tagliando e scomponendo le immagini, cercando di mantenere intatta la loro natura indeterminata.

Dario Picariello, Fior di Melarancio, 2021, stampa fotografica su carta hahnemühle 200g, 60×170 cm cad. Polittico composto da quattro pezzi

Che ruolo e che funzione svolgono i canti popolari nell’ideazione e nella realizzazione delle tue installazioni?
La mia pratica è da sempre vicina all’iconografia e alle pratiche del Sud Italia. Prima di tutto per appartenenza, e poi perché è un bacino inesauribile di storie da raccontare. In questo contesto però i canti popolari sono il “sotto testo” di una ben più ampia indagine sull’esistenza umana. Questi canti altro non sono che la trasposizione della parte più inconscia della frustrazione o della liberazione delle persone che li hanno composti. Parlo al plurale perché, data la loro trasmissione orale, ogni canto racchiude in sé una parte del suo cantore. Questa coralità permette di conservare nel tempo uno spaccato abbastanza esaustivo del tema trattato, diventando un imprescindibile punto di partenza per indagarlo nella sua molteplicità.

Dario Picariello, L’acqua le bagna come il vento le calpesta, installation view, Labs Contemporary Art, ph Carlo Favero

Un tema trasversale ai lavori presenti presso la Labs è quello della violenza: come lo affronti e lo sviluppi? Da dove nasce il tuo interesse per questo argomento? Se e come si è evoluto nel tempo?
Una delle cose che mi ha colpito della lettura di questi canti è il profondo stato d’animo di disagio che traspare e che attraverso il canto stesso tenta di essere liberato. Lontani da avere una partitura precisa, una cosa che accomuna tutti i canti è la volontà, percepibile soltanto ad un ascolto lento e attento, di esorcizzare qualcosa di drammatico. Il tema, in questo caso affrontato dal punto di vista fisico, verbale e mentale, tocca la sfera lavorativa, personale e sentimentale con un approccio che però non è volontariamente esplicitato nell’immediato. D’altronde parliamo di una tematica estremamente complessa che però coinvolge tutti, indistintamente dal sesso. In questo contesto, il mio approccio è lontano dal voler mostrare un’immagine cruda ed immediata a cui siamo abituati, e troppo spesso purtroppo, assuefatti. C’è invece la volontà di dare allo spettatore il tempo di entrare in certe dinamiche gradualmente, e solo una volta dentro, metabolizzarle.

Dario Picariello, Cinquantaquattro, 2021, ph Carlo Favero

Il tuo vocabolario espressivo include attrezzi tipici di uno studio fotografico come gli stativi e gli ombrelli per le luci: che impiego ne fai e con quale finalità?
Tornando al discorso iniziale, una delle modalità di cui mi sono servito è stata quella di epurare le immagini della loro natura digitale, conferendone loro una di tipo installativa/fisica. Il set, normalmente utilizzato per la realizzazione delle immagini, non compare mai nel risultato finale. La mia volontà è quella invece di concepirlo come un luogo in cui avere una relazione fisica e spaziale nei confronti dell’immagine.

La tua ricerca è caratterizzata da un uso anticonvenzionale della fotografia che porta a una risemantizzazione delle immagini: puoi approfondire e chiarire questo aspetto?
Come già detto un aspetto significativo della fotografia è la sua mutabilità, che negli anni si è modificata radicalmente. Quel che trovo interessante è proprio l’indagine sui potenziali aspetti plurimi di questo mezzo. Riportando la fotografia a media tra i media, ci si può aprire a molte altre possibilità. La cosa che mi piace constatare è che quanto più tento di allontanarmi dal concetto ordinario di fotografia, tanto più la discussione sul tema è aperta e la questione si fa stimolante!

Dario Picariello, L’acqua le bagna come il vento le calpesta, installation view, Labs Contemporary Art, ph Carlo Favero

Dario Picariello. L’ACQUA LE BAGNA COME IL VENTO LE CALPESTA
testo critico di Eugenio Viola

14 settembre – 13 novembre 2021

LABS CONTEMPORARY ART
Via Santo Stefano 38, Bologna 

Info: +39 051 3512448 | Mob. +39 348 9325473
info@labsgallery.it
www.labsgallery.it

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