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ROMA | MUCCIACCIA CONTEMPORARY | FINO AL 15 OTTOBRE 2022

di BEATRICE CONTE 

Nella notte, quando lo scorrere del tempo sembra rallentare fino a non appartenerci più, quando le serrande si chiudono, l’acciottolato delle strade si colora dell’arancio vivido dei lampioni e il tumulto urbano cede il posto alle caute creature notturne, trovano rifugio le anime discrete, quelle che colte dall’estro affidano alla notte la propria mano e i propri segreti. A ciò che non si vede, si consegna la poetica di Claudio Abate, che nella notte sapeva ammansire la sinestesia del giorno e tradurla in una ritmica fertile, febbricitante di impulsi che, impressi sulla superficie dell’Opera, si contendono ancora il teatro delle emozioni. 

Installation view_DNA Abate_Courtesy Mucciaccia Contemporary Roma_I

Installation view, DNA Abate, Courtesy Mucciaccia Contemporary Roma

DNA Abate (Di Notte Abate), a cura di Giulia Abate ed in programmazione dal 29 settembre al 15 ottobre 2022 nel nuovo spazio di Mucciaccia Contemporary, sito nel centro storico di Roma, non solo fa riferimento ad un istinto che era quello di Abate di lavorare alle proprie pellicole quando il cielo si vestiva di scuro, ma indaga la intima relazione di tre generazioni che, messe a confronto, tracciano un arco temporale che muove dagli inizi del Novecento al nostro contemporaneo. Nonno, padre e figlio. Il ritrattista Domenico Abate Cristaldi, e i fotografi sperimentali Claudio e Riccardo Abate. Tre mani sapientemente condotte dal filo intessuto da Giulia Abate, curatrice e figlia d’arte, che ha lungamente atteso di poter costruire questo percorso retrospettivo in omaggio all’Opera di suo padre, Claudio Abate. E poiché il racconto è anche il suo, ciò che si raccorda nello spazio espositivo è un sentimento antico che Giulia Abate ha custodito fino al momento di renderlo noto alla sua generazione. Questo sentimento, che la lega profondamente alla produzione artistica della sua famiglia, le ha lasciato costruire un percorso mostra sensibile, intelligente e fecondo

La sensazione che si ha, entrando in mostra, è quella di interporsi in un dialogo privato dove passato, presente e futuro si guardano tracciando le somme delle loro storie personali. 

Installation view, DNA Abate, Courtesy Mucciaccia Contemporary Roma

Domenico Abate Cristaldi ritrae in effigie scure i cui punti luce, essenziali e circoscritti, sembrano modellare una nebulosa acrilica che disperde l’immagine oltre i suoi confini materici. Al contrario, la serie fotografica di Claudio Abate confina e sconfina dai suoi margini, circoscritti talvolta alle zone d’ombra talaltre ai giochi di luci e cromie cangianti. Meno netta rimane la separazione che rintraccia il dibattito artistico tra Claudio e Riccardo Abate, evidenziando la contemporaneità di un linguaggio, quello di Abate padre, che è stato anticipatore della nostra epoca laddove il ventennio Settanta-Novanta si dimostrava digiuno di talune sperimentazioni artistiche. Non solo per l’avanguardistico ingegno, poiché viene da pensare che una tale sinestesia estetica fosse rara per un tempo sprovvisto delle tecnologie del mondo contemporaneo in materia fotografica, ma anche per la partecipazione empirica al mondo “privatissimo” dell’uomo e della donna.

Claudio Abate, La ricerca del Punto G, 1972, 80x60 cm, Courtesy ©Archivio Claudio Abate, Roma

Claudio Abate, La ricerca del Punto G, 1972, 80×60 cm, Courtesy ©Archivio Claudio Abate, Roma

Plausibile e ricco di contenuti è il riferimento alla serie del 1972, titolata La ricerca del Punto G, che comprova una maestria e un agio dietro alla macchina fotografica al punto di conferire un aspetto quasi pittorico alle Opere, condotte come fuori dal tempo e oltremodo attuali. Delle pellicole raffinate e prudenti dove quello che per il pittore è la tela per Abate è la pelle, persuase per imprimere “l’immagine latente” dell’erotismo umano e il carattere “Pop” che dal blu e rosso fa l’effetto di una camera oscura che corrobora l’universo privato, inteso come indicibile, cui la sessualità femminile è stata confinata. Cosmogonia di un modello di sessualità ragionata e prolissamente esiliata, la serie viene deputata alla narrazione tramite uno svolgersi di forme e di toni. Un alone vermiglio conduce questa narrazione attraverso i punti focali della composizione che si snodano, centimetro dopo centimetro, fino a ghermire il fondale che da blu ceruleo muta in rosso cremisi e fa giungere l’occhio all’“oggetto” del componimento fotografico. Un’Opera precoce che inverte la lettura tradizionale di effimera bellezza, caduca e inviolabile, emancipandola dall’uomo e dal paesaggio. 

Claudio Abate, Contatto con la superficie sensibile, 1982, stampa digitale, 80x100 cm, Courtesy ©Archivio Claudio Abate, Roma

Claudio Abate, Contatto con la superficie sensibile, 1982, stampa digitale, 80×100 cm, Courtesy ©Archivio Claudio Abate, Roma

Nello stesso anno, Claudio Abate è al lavoro sulla serie Contatti con la superficie sensibile a colori. Sperimentava allora la tenuta della pellicola fissandovi la luce per un brevissimo secondo, e in quel secondo tratteneva quanto di più misterioso possa avvolgere delle sagome che non celano le loro passioni. Contorni opalescenti che si lasciano osservare per lungo tempo, poiché non si sottraggono alla volontà di mostrarsi per ciò che sentono, che rappresentano e che vivono. E così ancora una volta, l’occhio dell’Autore sbircia al di sotto del velo illusorio che ottenebra il mondo nell’ingannevole rappresentazione della realtà, e lo restituisce a chi guarda. Il suo modo di fissare il momento racchiude una irripetibilità che pure è universale e labile, il fil rouge della sua produzione che ci conduce alla serie delle Polaroid del 1978 che, difatti, rivelano la paternità del suo amore per la fotografia.

Claudio Abate, Senza titolo, 1978, 20x25 cm, Courtesy ©Archivio Claudio Abate, Roma

Claudio Abate, Senza titolo, 1978, 20×25 cm, Courtesy ©Archivio Claudio Abate, Roma

E così, nel 1978, Claudio Abate produce un piccolo gruppo di Polaroid che mostra una lettura a ragion del vero dissimile da “La ricerca del Punto G” e “Contatti con la superficie sensibile a colori” ma nella quale approda lo stesso sentimento di emancipazione contaminato di nuovi correnti, quello della notte intesa come ciò che non si rivela, come ciò che Abate invece osava vedere attraverso le polverose fessure dell’indole umana. Questa serie di Polaroid del ‘78 si compone di atmosfere sospese in cui l’immagine dissociata dal vero fa l’eco all’epifrasi del mondo moderno ed evoca, servendosi di un’amalgama di suggestioni artistiche ad egli contemporanee, quel fenomeno di contrasto in cui oggi riconosceremmo il carattere d’Arte povera. In particolare la polaroid su cui figura un nudo femminile, la pelle diafana e i capelli tagliati corti, una leggera calzatura nero fumo e delle braccia protese alle sue natiche, porta su di sé lo strascico delle posture liturgiche d’arte classica che Abate interpone ad un fondale non finito. Sullo sfondo di questo scenario si riconosce un atelier con tubi e tele, elementi dai colori evocativi di un’atmosfera surrealista che richiama ai protagonisti cromatici di buona parte della sua produzione in questa fase. Il riverbero poverista della sua Opera che incontra la complicità dei toni onirici è come pulviscolo che necessariamente si deposita sull’obiettivo di una camera, iridescente e magico

DNA Abate (Di Notte Abate) è una mostra che si lascia raccontare nell’intimo, che si lascia spiare dalle più piccole fessure, potente nel riunire opere raramente esposte con le quali Giulia Abate ha altresì regalato una prospettiva inedita dell’Autore, “uccello notturno” che ha saputo imprimere il dogma della notte sulla pellicola per trasformare il buio in un’opera a colori.

Installation view, DNA Abate, Courtesy Mucciaccia Contemporary Roma

DNA Abate (Di Notte Abate)
Domenico Abate Cristaldi | Claudio Abate | Riccardo Abate
a cura di Giulia Abate
in collaborazione con l’Archivio Claudio Abate

29 settembre – 15 ottobre 2022

MUCCIACCIA CONTEMPORARY
Nuova location, Via Laurina 31, Roma

Orari di apertura:
lunedì 14.00 –  19.00
martedì – venerdì 10.30 – 19.00
sabato 11.00 –  19.00

Info: + 39 06 68309404
info@mucciacciacontemporary.commucciacciacontemporary.com

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