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RAGUSA IBLA (RG) | Auditorium San Vincenzo Ferreri | 3 – 17 settembre 2023

Intervista a GIOVANNI BLANCO di Francesca Di Giorgio

“Ogni siciliano è, di fatti, una irripetibile ambiguità psicologica e morale. Così come l’isola tutta è una mischia di lutto e di luce.” scrive Gesualdo Bufalino. Ed è su di una interiorizzata contraddizione che mette radici l’opera di Giovanni Blanco. L’artista, classe 1980, dopo anni bolognesi, torna nella sua terra di origine a lavorare e ad esporre in una nuova personale, all’Auditorium San Vincenzo Ferreri di Ragusa Ibla, curata dalla Galleria Susanna Occhipinti.
Tutto quello che accade sembra una presa di coscienza di sé e di ciò entra nella pittura per restarci, dentro.
Abbiamo parlato con Giovanni Blanco di pittura, memorie, luoghi ed esperienze…

In Come un autoritratto e in Mimesis, affidi ad una civetta e ad una scimmia il “mistero” dell’identità e della pittura. Due opere apparentemente enigmatiche ma incredibilmente vicine a te e alla pittura…
La mostra che stiamo per inaugurare a Ragusa prende di petto il tema inesauribile e complesso della Sicilia: naturalmente di una parte di essa, che poi è la mia parte. Lo prende di petto nella misura in cui ogni luogo, presenza e suggestione diventano punti cardini e cartina di tornasole della pittura; quest’ultima, alimentata da un’insularità biografica oltre che d’animo, spinge il mio rapporto con l’Isola ora verso uno stato di abbandono e di amore viscerale, ora verso il sentimento di rifiuto e di distanza senza mezzi termini. Col tempo ho imparato che la via delle contraddizioni, intimamente connaturata all’Isola, ha forgiato il mio immaginario. Pertanto le figure che tu citi, per molti aspetti retoriche e sempre ben disposte a essere equivocate (sia sul piano iconografico, che su quello simbolico), lasciano passare come da una feritoia su un muro la luce di nuove possibilità interpretative, che nulla ha a che fare con il didascalico, a cui, peraltro, talvolta e senza alcun imbarazzo mi concedo. La scimmia e la civetta sono, in ultima analisi, cuciture della memoria del mio vissuto e rilancio della mia stessa identità su un piano altro e alto.

Giovanni Blanco, Tutto quello che accade apertura catalogo, Mimesis, 2022, olio su MDF, cm 71×49,5, courtesy Galleria Susanna Occhipinti

Tutto quello che accade, il titolo della tua personale, suggerisce uno dei modi possibili per leggere il tuo lavoro: qualcosa in perenne movimento anche dentro la pittura stessa…
Tutto quello che accade nasce da una convergenza di storie e di amicizie belle che sono andate maturando e crescendo negli anni: esse si sono amplificate da quando sono ritornato a vivere in Sicilia, alimentando nuove visioni e passioni – non senza una certa ostinazione – che hanno assunto per me un carattere di rilancio e di uscita dalle contingenze del tempo ordinario. La mostra è curata con slancio e sicura professionalità da Susanna Occhipinti, e verrà allestita all’interno degli spazi della chiesa di San Vincenzo Ferreri, oggi luogo di significative manifestazioni culturali della città e di tutto il territorio ibleo. Questo nuovo e ambizioso progetto espositivo rimette in moto alcune dinamiche del mio fare pittura. Sono circa vent’anni che amo scandagliare tematiche differenti, plurali, eppure collegate tra di loro sotterraneamente da un filo rosso, capace di stabilire rapporti fertili tra i diversi linguaggi espressivi di volta in volta messi in campo. Certamente, alla base di tutto, vi è il mio strenuo e appassionato agone con la pittura, così complessa e sfuggente da appoggiarsi con il suo piede immaginario su un piano obliquo – quello della vita? –, dove ogni certezza è destinata a scivolare via.

Giovanni Blanco, dal ciclo Tutto quello che accade (nove elementi), 2023, olio e acrilico su tavola
cm 49×36,5 ciascuna, courtesy Galleria Susanna Occhipinti

Parli della “pittura come luogo” e non posso non pensare anche ai luoghi fisici che attraversi e hai attraversato nella tua formazione e ricerca. Ci fornisci qualche personale spunto tra le opere esposte e la tua esperienza? Soprattutto alla luce del fatto che la mostra sul finire dell’estate è di fatto la narrazione parziale del tuo ritorno in Sicilia?
Rifuggendo da qualsiasi stereotipo, faccio sempre fatica a scindere i luoghi dalle persone che li vivono: la relazione che nasce tra questi è sempre un fatto umanissimo e concreto e dà contenuti, nel bene e nel male, alle esperienze della nostra esistenza. Per tanti secoli la storia dell’arte – e questo si evidenzia anche in altri saperi – ha avuto una forza d’urto nel nostro immaginario proprio perché luogo e vissuto stabilivano una capacità di visione del mondo ogni volta diversa, ogni volta autentica. Voglio dire che le vicende e le traiettorie del gusto e della cultura delle forme sono sempre connaturate alla geografia, oltre che alla storia; perfino alla luce, dato che da essa apprendiamo il valore e le specificità cromatiche dell’esistente. Rosolini, mio paese di origine, da me amato e odiato, è tuttora fucina di visioni, parole, sentimenti, buchi di memorie e pure marginalità seducenti che ho imparato a sostenere e ad accettare quale viatico poetico su cui appoggiare l’intera impalcatura espressiva. Per un pittore un luogo non è mai un punto d’approdo, ma solo un punto di partenza, momentaneo e transeunte, dove le cose si plasmano e si trasformano per assumere sempre un carattere autobiografico.
Per farti solo un paio di esempi, da aggiungere ai summenzionati dipinti, in mostra si vedranno opere che tendono la mano ad altre realizzate in passato e sulle quali ho avuto modo di trovare più volte, non solo con altri pittori, momenti di riflessione e di confronto: mi riferisco a certe costruzioni di cemento incompiute, brutali e dissacranti sparse nel territorio siciliano o, per andare nella direzione dell’uomo, a Frank Lentini, mio antico compaesano nato con tre gambe. Due coordinate di vissuto e di storia che sembrano portare in direzioni differenti, eppure fondanti nella logica di questa mostra, perché apparentati dallo stesso grado di alterità e di visione autre.

Giovanni Blanco, Verso Frigintini (pensando a P. Guccione), 2022-23, tecnica mista su tela, cm 80×60, courtesy Galleria Susanna Occhipinti

Il volume, edito da Vanillaedizioni, che “raccoglie” Tutto quello che accade, si apre con una veduta del tuo studio. Perché questa scelta? Ci racconti qualcosa di più sul tuo spazio di vita/lavoro?
Lo studio è il luogo dove la vittima e il carnefice si danno appuntamento. Sempre. Lo studio è il nido dove le invenzioni, le forme e i pensieri vengono accuditi, talvolta respinti, altre volte introiettati, per dare ai giorni il senso originario delle possibilità. Lo studio è quindi un luogo di controtendenze, il perimetro che ribalta il concetto di “non luogo”, entro il quale l’opera nasce e riceve il battesimo della visione. Pertanto, fuori da ogni compiaciuta vanità, non potevo non includere nella bella pubblicazione questo importante riferimento che, come per la storia e la geografia a cui alludevo prima, parla della sostanza di cui sono fatte le opere, l’uomo e le cose, ma anche – nei casi più felici – del dialogo che si intesse con gli altri e il mondo.

 

Giovanni Blanco. Tutto quello che accade
a cura di Galleria Susanna Occhipinti

catalogo Vanillaedizioni

3 – 17 settembre 2023
Inaugurazione 3 settembre ore 18.30

Auditorium San Vincenzo Ferreri
Via Giardino 1, Ragusa Ibla (RG)

Info: +39 339 3849867
soquadroragusa@gmail

soquadro.it
https://www.galleriasusannaocchipinti.it/

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