Ptuj, Slovenia | sedi varie | 5 – 12 luglio 2019
Intervista a Jernej Forbici e Marika Vicari di Francesca Di Giorgio
Per la sua 17a edizione, Art Stays, il Festival sloveno multidisciplinare nato nel 2003, segue un nuovo filo conduttore sulle tracce di una tematica di ampio respiro e che connota più che mai, con precisione analitica, il nostro contemporaneo…
«THE FUTURE – a vision of the world è la naturale continuazione degli scorsi progetti» raccontano Jernej Forbici e Marika Vicari – rispettivamente direttore artistico e creativo del progetto – «Dopo Connect, Relations, Politics, Natur(all) e Fragile abbiamo aperto e tracciato un dialogo tra l’essere umano, le fragilità e frammentazioni e il futuro che ci attende. Trovare una risposta è tuttavia difficile anche se noi, come artisti, abbiamo la possibilità e l’obbligo di restituire al mondo dei “punti” di osservazione e discussione».
Essere artisti ha senz’altro influenzato positivamente il loro modo di essere curatori e direttori di un festival internazionale che, fino ad oggi, ha ospitato oltre 800 nomi di fama mondiale quali Ai Weiwei, Yoko Ono, Gilbert e George, Jake e Dinos Chapman, Allora & Calzadilla, Santiago Sierra, Philip-Lorca di Corcia, Roni Horn, Olafur Eliasson, Brigitte Kowanz, Regina José Galindo, Cesare Pietroiusti…
Anche quest’anno Ptuj, la più antica città slovena, epicentro del Festival, diventa un crocevia di arte e cultura. Oltre 80 artisti internazionali – tra cui Edward Burtynsky, Olivo Barbieri, Gal Weinstein, Jeongmoon Choi, Zulkifle Mahmod, Snow Yunxue Fu e Andrea Botto – sviluppano, attraverso progetti specifici, le loro ricerche nel tentativo di rispondere alla domanda: cosa riserva il futuro?
Quattordici inaugurazioni in contemporanea, incontri con artisti e curatori – quest’anno il comitato è composto da Carlo Sala, Antonio Arévalo, Italo Bergantini, Dušan Fišer, Manuel Frara, PHROOM curators, Laszlo Laszlo Révész e Bin Yu Wang – spettacoli e concerti, proiezioni cinematografiche, laboratori creativi…
Mente, corpo umano e paesaggio. Sono le tre tracce possibili che vediamo connesse idealmente tra le diverse edizioni e che, combinate con tempi, spazi, dimensioni, forme, colori, riflessioni, sentimenti e ricerche, riflettono come pensiamo e possiamo sviluppare il nostro futuro. La mente umana è continuamente e facilmente distratta per cui tendiamo a non guardare, leggere, ascoltare o scrivere sempre meno. L’influenza delle nuove tecnologie ci ha fatto perdere nella rete, in quello stato che potremmo definire “parallelo”.
Il festival si apre, infatti, con un’installazione sonora di uno dei più importanti artisti di Singapore Zulkifle Mahmod, all’interno del Monastero Domenicano…
Uno “spazio” come quello presentato da Mahmod rischia di essere privo di messaggi, dettagli, tessiture, tonalità. Ma, d’altra parte, siamo anche affascinati dalle percezioni dei colori e dell’ambiente. Ecco allora, negli spazi della Galleria della Città di Ptuj, l’installazione luminosa e percettiva In-between, un paesaggio galleggiante dell’artista sudcoreano Jeongmoon Choi che crea nuovi spazi futuristici con l’uso di luce UV e fili speciali, che occupa due sale della galleria o, ancora, i lavori interattivi di Béatrice Lartique (Narcisse) e Snow Yunxue Fu (Karst 360) dove possiamo fare esperienza di spazi liminari, nuove dimensioni ed estensioni tra la realtà e l’essere umano.
Il corpo – elemento centrale del lavoro di quattro artisti internazionali (Gabriele Corni, Dušan Fišer, Euro Rotelli, Andrea Tagliapietra) alla FO.VI Gallery – nella mostra collettiva Android è un’interfaccia dove l’uomo gioca con i tempi contemporanei e perciò ridefinisce la realtà fisica e materiale.
L’uomo, incline alla sua stessa modificazione, e cresciuto con il processo della scienza, ha lasciato ormai il campo al post umano e guarda all’identità della Terra come ad uno sbilanciamento degli impulsi della ragione e dei sentimenti. Il paesaggio riflette, in sintesi, lo sguardo dell’uomo sulla natura. Non riusciamo a rispondere agli interrogativi urgenti dei nostri tempi e non sappiamo se ci sarà una via d’uscita ma progetti come Antropocene, Watermark, Manufactured landscapes, la trilogia di Edward Burtynsky in collaborazione con Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier, Paesaggi inquieti e la mostra fotografica di Olivo Barbieri, Andrea Botto e Silvia Camporesi, a cura di Carlo Sala, che esplora la fragilità del presente e l’incertezza del futuro, ci offrono possibili riflessioni. La natura ci lancia messaggi, come confermato anche dalle mostre Paesaggi inquieti_Future, Between Hell and Sky – tra gli artisti Gal Weinsten e Costantino Ciervo – Future motion e Stratification di Toru Hamada. Oggi noi non possiamo più guardare altrove o tirarci indietro.
A proposito di visioni… Qual è il punto di vista di Sonic Horizon, Listen but why?, opera dell’artista singaporiano Zulkifle Mahmod che apre idealmente questa edizione del Festival?
Sonic horizon. Listen but why? è un’installazione sonora complessa basata sull’ambiente, le onde e le vibrazioni sonore che esplora e indaga l’idea del tema del festival, Future. Zulkifle Mahmod, artista singaporiano multimediale, vincitore di diversi importanti premi e con all’attivo partecipazioni internazionali come la Biennale di Venezia (2007), Ogaki Biennale in Giapponese (2006), Singapore Biennale (2016) è molto conosciuto non solo in Asia ma anche in Europa. L’architettura uditiva, come quella creata con l’installazione sonora site specific al Monastero Dominicano di Ptuj, e la consapevolezza spaziale, possono appunto generare delle risposte. Cosa ci aspetta?
Torna ad essere centrale il Monastero Domenicano della città ma quali sono le altre sedi coinvolte?
Il monastero domenicano occupa ancora una volta un importante ruolo nel percorso espositivo del festival, ma è solo una delle tappe e dei luoghi di prim’ordine di questa nuova edizione con, in primis, le mostre nelle grandi e nuove sale della Galleria della Città di Ptuj e poi gli altri appuntamenti alla Galleria Mihelieva, Galleria Magistrat e alla Biblioteca. Nella sua magnificenza, lo storico complesso del Monastero, rinnovato pochi anni fa, con le sue colorate sale affrescate e stucchi ed una contemporanea struttura logistica creata dal Ministero dei Beni Culturali e dal Comune di Ptuj, è uno splendido connubio tra il rigore del passato della città ed il presente, con una costante apertura e riflessione sul futuro…
Se parliamo di futuro assume un grande valore la vostra costante ricerca di dialogo con una selezione di accademie internazionali…
Da diversi anni Art Stays collabora con l’Accademia di Belle Arti di Venezia, l’Hungarian University of Fine Arts di Budapest e l’Academy of Fine Arts and design di Lubiana nella presentazione di progetti site specific che interagiscono tra loro ed approfondiscono, con una visione diversa, i temi del festival. Altre interessanti collaborazioni sono state avviate in passato anche con l’Accademia di Vienna e di Zagabria. L’aspetto oggi che caratterizza, sostanzialmente ed in generale, questi progetti e sinergie con gli studenti ed i professori è che si viene costantemente messi in discussione e in dialogo con lo sviluppo della creatività, dell’espressione, del linguaggio. Questo ci offre la possibilità di crescere costantemente con un occhio attento al mondo contemporaneo, proiettandoci verso il futuro. Mostre, performance ed eventi, letture, lezioni, conferenze e laboratori tenuti dai professori delle accademie, studenti, relatori ed esperti esterni sono poi gli appuntamenti fissi nel programma della Summer Academy, un progetto collaterale di Art Stays nato nel 2010 con la volontà di offrire una piattaforma di ricerca ed approfondimento delle arti contemporanee.
Agli studenti e professori dell’Accademia di Venezia, di Budapest e di Lubiana, quest’anno vanno ad aggiungersi per la prima volta la Xi’an Academy of Fine Arts e lo IUAV di Venezia. Entrambe sono state scelte non solo a completamento di un ideale percorso curatoriale ed espositivo che condividiamo, ma soprattutto perché, nella loro unicità, ci offrono visioni diverse e nuove. L’una, anche per la distanza geografica e la ricca proposta artistica legata a media e forme originali, l’altra perché nella specificità segna ancora una volta l’importanza che la fotografia ha nella società contemporanea per capire il presente e discutere il futuro.
Tra i tanti nomi di rilievo di questa edizione spicca Edward Burtynsky, protagonista di una mostra monografica al MAST di Bologna fino al prossimo 6 ottobre e a cui abbiamo dedicato un’intervista sul numero #106 di Espoarte…
Burtynsky ed il progetto Anthropocene: The Human Epoch è un progetto a lungo atteso e voluto. Era una sorta di tappa obbligata. Da un lato perché da anni seguiamo con interesse personale il lavoro fotografico di Burtynsky, dall’altro perché è la naturale evoluzione e continuazione di un percorso curatoriale rivolto all’uomo, alle conseguenze del nostro modo di vivere e a ciò che siamo attraverso la creazione di un paesaggio e futuro diverso. Anthropocene, Watermark, Manufactured landscapes, la trilogia di Edward Burtynsky realizzata in collaborazione con Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier, è una vera e propria anteprima per Art Stays.
La Slovenia è famosa per gli spazi verdi. Oltre ai diversi progetti espositivi, curatoriali accolti all’interno di spazi istituzionali e di gallerie private come sono coinvolti gli spazi esterni della città di Ptuj con i suoi parchi, le piazze e le vie?
Gli spazi esterni della città da sempre con il festival Art Stays si arricchiscono di installazioni e sculture o si animano di videomapping, progetti site specific e performance, diventando non solo oggetto di rappresentazione ma anche teatro di ricche scenografie. Quest’anno, nella splendida cornice del giardino del Castello, verrà appositamente creata in loco l’installazione site specific dell’artista giapponese Yu Kato, vincitrice del Premio Arte Laguna. Se Mestni trg, la piazza del comune, accoglierà il progetto prodotto da Movimento Creative Label per festeggiare i 1950 anni della città di Ptuj, e Slovenski trg, tornerà ad essere il luogo per eccellenza dove avranno luogo concerti di Džezzva e Natalija Tumpej&Samo Ivai, performance e conferenze tra cui quella con Gregor Radonji, le vie e i parchi, in particolare del centro storico, si animeranno delle opere degli studenti delle Accademie di X’ian, Budapest e Venezia. Seguirà poi l’evento tutto sloveno Caught in time nonché l’installazione fotografica internazionale di PHROOM, presentata lungo la via Murkova. Completano il ricco programma outdoor i tradizionali appuntamenti con il cinema all’aperto nel parco della Galleria FO.VI e tra gli antichi vigneti della regione di Haloze. Novità di quest’anno: Jane’s walk a Strnišče, Kidrievo.
ART STAYS Festival 2019. XVII edizione
direttore artistico Jernej Forbici
direttore creativo Marika Vicari
organizzato da KUD Art Stays
5 – 12 luglio 2019
Mostre in corso fino al 13 settembre 2019
Ptuj, Slovenia – sedi varie
Info point: Art Stays Gallery, Slovenski trg 1, Ptuj
Info: info@artstays.si
www.artstays.si