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GuaraldiLab

Intervista a Mariacristina Serafini (Collettivo Quarantene) di Francesca Di Giorgio

Una cover tutta bianca (o meglio avorio) come una pagina che ancora deve essere scritta. Una grande “Q”, la lettera dell’alfabeto a cui si associa, di solito, la parola “quadro”, campeggia al centro della pagina e, questa volta, sta per “Quarantene”.
Il progetto grafico del volume è così pulito ed essenziale perché è l’interno a narrare per immagini e la copertina suggerisce solo il nome da cui tutto è partito.
I pensieri e le immagini di un collettivo riunito su un profilo social Instagram (instagram.com/quarantene), ai tempi del primo lockdown del marzo scorso, poco prima di Natale 2020, è diventato un libro edito da GuaraldiLAb, e il ricavato dalla vendita (10 euro a volume) destinato in beneficenza a favore della Protezione Civile.
L’intro del volume è chiara «Quarantene non vuole essere una mostra online, né vuole delineare un percorso coerente e lineare tra i contributi. La scelta degli artisti invitati ha più a che fare con la rubrica telefonica che con la critica d’arte e la partecipazione assume le più varie forme: opere pensate e realizzate per l’occasione, opere del passato, scatti del proprio orizzonte visivo domestico».
Un presupposto semplice da cui sono nati, sui social, in Italia e all’estero, tanti progetti condivisi, ognuno con una caratteristica propria e un’anima molto diversa… Oggi, per la serie Letture Pandemiche, a nome del Collettivo Quarantene, parliamo con Mariacristina Serafini ideatrice del progetto…

Marco Neri_Incrociarsi a distanza_marzo 2020

Come e quando nasce il progetto Quarantene? Mi presenti chi, insieme a te, ne è stato promotore?
Il progetto è nato quasi per caso in famiglia, tra me e mio marito artista, Leonardo Pivi. Al momento del primo lockdown, pensando a quanto l’attività degli artisti sia connotata da continue migrazioni, su scala nazionale ed internazionale, ci siamo trovati a riflettere sulle difficoltà che il lockdown stava comportando, anche solo qualla di raggiungere il proprio studio per lavorare, ad esempio. Da qui è nata l’idea di utilizzare i social, coinvolgendo amici artisti, in un modo che fosse anche un’occasione per mantenersi in contatto, nonostante tutto quello che stava accadendo e che purtroppo sta accadendo ancora. La prima persona con cui abbiamo parlato è stato il nostro caro amico artista Marco Neri che si è subito dimostrato entusiasta all’idea. Di lì è partita una sorta di catena tra amici per partecipare liberamente con uno scatto del proprio orizzonte domestico, con l’immagine di un proprio lavoro o con un lavoro appositamente creato. In seguito, si è unito al gruppo operativo il nostro amico critico e artista Daniele Torcellini. In un momento sospeso e di attesa, in cui ci era impedito di raccoglierci fisicamente, un luogo virtuale in cui poter far convergere i nostri segni di natura artistica ci è sembrato una strada da percorrere.

Leonardo Pivi_Morti bianche_marzo 2020

Il fatto di aprire un profilo Instagram ai primi segnali della pandemia è stata un’intuizione poi seguita anche da altri o nata in contemporanea a voi in Italia e all’estero. Molti hanno parlato del ruolo ambivalente dei social all’epoca del coronavirus ma cosa è stato per te e per chi ha aderito al vostro progetto?
Nel momento in cui abbiamo deciso di aprire Quarantene, nelle prime settimane di marzo, non eravamo al corrente di altre iniziative simili ma senz’altro, in quel momento, è stata un’esigenza piuttosto comune quella di rivolgersi ai social network che sì si sono rivelati un collettore tanto di istanze positive quanto di una deriva comunicativa deteriore e di tutte le sfumatura intermedie tra le due. D’altra parte ognuno di noi si è ritrovato a vivere la propria socialità lì, passando ore e ore al giorno davanti allo schermo e riversando sulla tastiera le proprie opinioni. Per noi il profilo Instagram è stato, letteralmente, un fare arte insieme, poi certo dal punto di vista tecnico raccoglievo e aggiornavo di persona tutto il materiale, ma la pagina Instagram ci ha dato la possibilità di convergere artisticamente. In quelle settimane lunghe telefonate fatte di scambi e confronti sulla situazione erano frequenti e per chi è nel mondo dell’arte tradurre i pensieri in lavori è cosa ovvia e naturale. Il profilo Instagram ci ha dato una possibilità di espressione condivisa, permettendoci di riappropriarci del nostro lavoro e di farne un momento di riflessione sulla situazione.

Sergia Avveduti_Crescere spettatori_Marzo 2020

Come avete creato la “comunità” di Quarantene? Chi ha chiamato chi?
La comunità è cresciuta, di giorno in giorno, con la spontaneità con cui cresce e si sviluppa una rubrica telefonica ed è proprio dalle nostre rubriche che abbiamo attinto, coinvolgendo, nell’arco di due mesi e mezzo, settanta artisti. In questo senso è come se la nostra fosse stata una comunità di prossimità. È una comunità eterogenea e non c’è un’idea critica e curatoriale che lega le presenze tra di loro, tanto meno le immagini o i video che ci sono stati inviati, nonostante ciò credo che la cornice entro cui tutto è accaduto dia un senso profondo e renda coerenti le multiformi presenze.

Michele Ambroni_Lo spazio e le cose_Marzo 2020_inkjet print (serie di 16)

Per lavoro ti occupi di immagini tutti i giorni, qual è stata la scelta editoriale per traslare dall’online al cartaceo i contributi pubblicati su Instagram?
Sono una designer grafica molto legata al libro come oggetto, con tutta la sua materialità e fisicità fatta di carta rilegata, peso, odore e per me è stato del tutto naturale pensare alla raccolta di immagini anche in termini di libro. Una seconda ulteriore forma di esistenza piuttosto che un sostituto o un surrogato del profilo Instagram. L’idea è nata parlando con l’editore e amico Mario Guaraldi che ha sostenuto e appoggiato il progetto. Dal punto di vista grafico abbiamo scelto un formato di piccole dimensioni, per mantenere il confronto con le dimensioni a cui solitamente si guarda un profilo Instagram, dal proprio smartphone, e abbiamo deciso di mantenere l’ordine con cui le immagini sono state postate, con tanto di date e hashtag che le accompagnano come didascalia. Non da ultimo, a motivare il progetto del libro da mettere in vendita è stata anche l’idea di devolvere il ricavato in beneficenza alla Protezione Civile.

Elena Hamerski_Piante in casa_marzo/aprile 2020

Cos’ha per te un’immagine più di una parola? Puoi farci qualche esempio tratto da ciò che è stato pubblicato su Quarantene?
L’istantaneità comunicativa. Sebbene spesso un’immagine senza didascalia può anche essere fortemente ambigua, senz’altro, però, i carri militari in fila indiana a Bergamo, a fronte di una pressoché unanime consapevolezza di cosa stava accadendo, è un’immagine che difficilmente dimenticheremo. Siamo molto sensibili ad ogni segno visivo. Pensiamo a quanto sia determinante la vista per esplorare il mondo intorno a noi o anche solo agli sviluppi tecnologici dei media visivi degli ultimi due secoli: sono una cartina di tornasole dell’importanza per noi delle immagini. Per fare solo un esempio, mi viene in mente il video di Invernomuto in cui uno scarabeo tenta invano di uscire da un ambiente, non rendendosi conto di avere tra sé e il mondo esterno l’ostacolo di un vetro trasparente.

Thiago Rocha Pitta_Finestra _Marzo 2020

Quarantene è imparentato il concetto di archivio molto vicino alle tematiche legate alla fotografia e in generale all’arte contemporanea…
Beh Instagram è già di per sé un archivio, per le possibilità intrinseche che ha di conservare memorie ordinate, classificate e recuperabili. Nel nostro caso, se di archivio vogliamo parlare, l’interesse è stato quello di archiviare testimonianze significative della condizione di artisti e artiste a noi vicini, in un momento storico che, in modi più o meno drammatici, ha toccato la vita di ognuno di noi imponendoci una ridefinizione di orizzonti. Se l’artista è colui o colei che più di altri ha la capacità di riverberare le condizioni di un’epoca credo che sia stato proprio il ragionare al plurale che ha portato gli artisti e le artiste partecipanti a condividere le proprie sensibilità e le proprie visioni in uno spazio comune.

Paolo Simonazzi_Guastalla (RE)_2009/2020_Stampa fotografica su carta Kodak ultra endura_26x33 cm. _ in ricordo di Elena Guastalla, grande pittrice naif recentemente scomparsa

Quarantene

instagram.com/quarantene

Periodo 16_03_2020 – ∞

da un progetto di Leonardo Pivi/Mariacristina Serafini/Collettivo Quarantene
Impaginazione di MariaCristina Serafini

Artisti coinvolti: Marco Neri, Leonardo Pivi, Mario Consiglio, Francesco Cavaliere, Perino e Vele, Luca Scarabelli, Graziano Spinosi, Leonardo Sonnoli, Cesare Biratoni, Luca Pancrazzi, Chico De Luigi, Giuseppe Stampone, Gabriele Picco, Enrico Pantani, Luca Caccioni, Paolo Fabiani, Massimo Pulini, Elena El Asmar, Michele Lombardelli, Cosmo Laera, Silvia Capponi, Patrizia Zelano, Stefano Loria, Gabriele Di Matteo, Alessandro Pessoli, Luigi Carboni, Sergia Avveduti, Andrea Salvatori, Thiago Rocha Pitta, Alessio de Girolamo, Vittorio D’Augusta, Andrea Salvino, Paolo Simonazzi, David Casini, Sabrina Muzi, Michele Ambroni, Guido Guidi, Emilio Fantin, Invernomuto, Luigi Presicce, Simone Racheli, Loredana Longo, Maurizio Finotto, Bianco Valente, Antonio Violetta, Antonella Piroli, Raffaele Di Vaia, Michele Buda, Stefano Tonti, Oscar Ferrari, Francesco de Grandi,  Antonella Mazzoni, Pierpaolo Campanini, Gianluca Codeghini, Eva Marisaldi, Lello Lopez, Concetta Modica, Paolo Schmidlin, Andrea Renzini, Erich Turroni, Hector Zamora, Gianluca Sgherri, Maurizio Mercuri, Renato Barilli, Verter Turroni, Daniele Torcellini, Maurizio Osti, Gianluigi Toccafondo, Andrea Santarlasci, Silvia Camporesi, Franco Fontana, Stefano Pasquini, Elena Hamerski.

Scheda volume
Titolo: Quarantene

Autore: Collettivo Quarantene
Editore: GuraldiLab
Anno: 2020
Formato: 10,5×15 cm – rilegatura a filo refe, carta avorio
Costo: 10 euro

Guaraldi Editore 2020 by Guaraldi s.r.l.
Redazione: via Covignano 302, Rimini
tel. +39 380 6413533
guaraldi.mario@gmail.com
www.guaraldilab.com

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