San Quirico d’Orcia (SI) | Horti Leonini e Palazzo Chigi | 28 luglio – 28 settembre 2018
Intervista a GAIA PASI di Francesca Di Giorgio
Forme nel Verde a San Quirico d’Orcia ha una lunga storia: «La rassegna nasce nel 1971 e da allora sono cambiati sindaci ed assessori ma nonostante gli alti e bassi delle proposte, non è mai saltata un’edizione. Mario Guidotti, l’ideatore di Forme nel Verde, ricordava sempre il fatto che dopo la Biennale di Venezia, San Quirico è l’appuntamento di Arte Contemporanea più longevo d’Italia, con la differenza che Forme nel Verde è annuale ed è sostenuta da un Comune di poco più di 2.500 abitanti» racconta Gaia Pasi, per il secondo anno, curatrice della 48° edizione di Forme nel Verde. A lei, che da sempre lavora a stretto contatto con le giovani leve dell’arte e non solo, abbiamo chiesto di raccontarci la sua “rivoluzione silenziosa” fatta di Pause tra caos e armonia…
Forme nel Verde. Un nome “lieve” per un progetto complesso…
Questo è il secondo anno che curo la rassegna, ma già dalla passata edizione ho subito coinvolto le Accademie di Belle Arti di Carrara e di Firenze e abbiamo trasformato San Quirico in una sorta d’anarchico cantiere d’arte. Penso sia per questo che durante la presentazione il sindaco Valeria Agnelli abbia definito il mio progetto “rivoluzionario” e non posso certo biasimarla… Immaginatevi un paesino invaso per quindici giorni da una moltitudine di studenti aspiranti artisti; tutti impegnatissimi a costruire sculture di bambù, ad allestire istallazioni monumentali, a provare performance, a comporre site specific, ad incollare poster in giro per le vie e infine a mettere in piedi una mostra collettiva di oltre 30 pezzi a Palazzo Chigi sede del Comune, del quale, per il periodo in oggetto, gli studenti hanno una copia delle chiavi per lavorarci dentro. È o non è questa una rivoluzione? Certamente una rivoluzione artistica passatemi il termine dove tutti lavorano, aiutano, mangiano e infine condividono il sonno nel rispetto di tutti, per realizzare, in nome dell’arte, un progetto comune. Gli studenti sono fiumi in piena di energia e creatività, travolgono e coinvolgono tutto ciò che li circonda spazi e persone, ma dopo tanti anni che lavoro con loro, posso dire che l’esperienza è sempre positiva in primis per il territorio che la promuove. Forme nel Verde a mio parere aveva bisogno di una ventata di freschezza, che gli abitanti si riaffezionassero al progetto che la stampa e gli addetti ai lavori tornassero ad occuparsene seriamente che la proposta stuzzicasse l’interesse di appassionati e collezionisti; in quest’ottica gli studenti riescono a fare dei veri e propri miracoli, poi, fortunatamente, esistono bandi regionali come ToscanaInContemoranea che già lo scorso anno ha sostenuto la mia idea, e riviste come la vostra, che si interessano ai progetti nuovi a prescindere dalle capacità d’investimento che hanno per una pubblicità che spesso è insostenibile quando un progetto è all’inizio e deve farsi conoscere per trovare nuovi sponsor.
Lo stretto rapporto con le Accademie e i giovani segna da sempre il tuo percorso curatoriale…
La mia passione per l’arte nasce e cresce nelle aule delle Accademie di Belle Arti, tra i Simposi sparsi in giro, visitando gli studi e le così dette mostre di fine anno, in occasioni tipo Start Point a Firenze o Studi Aperti a Carrara. Detto ciò ritengo sia doveroso investire sull’entusiasmo dei giovani, alimentare le speranze degli studenti, le possibilità di sbocco per il loro lavoro d’artisti del futuro. Cerco di farlo dando loro fiducia, ma altrettanta responsabilità, creando occasioni di verifica e di confronto con il pubblico o come ho fatto in passato con il mercato. Selezionare gli studenti è possibile soltanto lavorando a stretto contatto con i docenti delle Accademie, cioè andando di persona a vedere i lavori nelle classi per comprendere al meglio lo sviluppo delle fasi dei progetti, le sperimentazioni in corso, il tipo di percorso e di ricerca che sta dentro ad ogni singolo lavoro.
Il prof. Crispolti diceva sempre che se un artista si riconosce dall’esigenza che ha di portare avanti la sua ricerca che deve essere pari a quella di respirare, un curatore lo si riconosce dalla capacità di memorizzare oltre ai nomi e cognomi degli artisti e le date delle loro opere, gli orari di coincidenza dei mezzi di locomozione per raggiungerli.
In questo caso si tratta di mettere in relazione le opere di oltre 200 artisti: come sono stati selezionati?
La selezione all’Accademia di Belle Arti di Carrara quest’anno direi che è stata spontanea perché il direttore Luciano Massari, mi ha proposto di ripresentare le lapidi realizzate dagli studenti per il progetto Eternity il cimitero degli eterni, ossia degli artisti, ideato da Maurizio Cattelan per l’Accademia ed esposto a Carrara ad aprile 2018. Ho colto immediatamente questa occasione perché da una parte mi consentiva di lavorare con i tanti allievi che avevano partecipato alla borsa di studio per la realizzazione dell’opera, dall’altra la regia di un grande artista come Maurizio Cattelan mi permetteva di alzare immediatamente il livello della rassegna, e far chiarezza sulle intenzioni del progetto Forme nel Verde almeno per quanto riguarda la mia curatela. A Firenze ho presentato al direttore Claudio Rocca il progetto di massima, e come lo scorso anno ha sposato la causa dandomi la possibilità di incontrare i docenti e accedere alle aule per visionare i lavori.
Tutti insieme abbiamo costruito gran parte della mostra di pittura allestita a Palazzo Chigi e tutto il percorso di street poster art “dei topini” incollati sugli sportelli di enel, acqua e gas in giro per il paese. Trattasi di 50 simpatici roditori dipinti su carta dagli studenti Domenico Ruggiero, Sergey Kuznetsov e Dinara Kamzina dell’Accademia di Firenze, che attraversano i tagli di Fontana, rosicchiano Burri, si penzolano da un triangolo di Malevich e cadono su un tubetto di vernice realizzando un Pollock, o meglio un percorso didattico, per grandi e piccini, di avvicinamento all’arte contemporanea. Questa semplice operazione ha riscosso talmente tanto successo da innescare un workshop immediato che i tre artisti hanno tenuto con i bambini del posto e che sarà ripetuto in autunno.
Su quali sedi e come si sviluppa il progetto pensato per San Quirico d’Orcia?
Il progetto si sviluppa principalmente in due sedi espositive, la parte di scultura, delle istallazioni o comunque delle opere pensate per l’esterno è negli Horti Leonini il giardino all’italiana progettato da Diomede Leoni, assistente di Michelangelo; la mostra di pittura è allestita al secondo piano di Palazzo Chigi, sede del Museo. Quest’anno come dicevo abbiamo lavorato anche in strada per collegare al meglio le due location tra loro e abbiamo realizzato due workshop che coinvolgessero studenti e persone abitanti o turisti che fossero. Il primo con l’artista Andrea Dalle Ave e gli studenti Gianmaria Brizzi, Daniele Dimauro, e Carlo Ottonello ha prodotto 10 sculture site specific realizzate esclusivamente con elementi naturali reperiti sul posto. Il secondo è stato condotto dall’artista Edoardo Malagigi che ha introdotto il suo lavoro, e con esso la problematica dei rifiuti per il pianeta e la possibilità degli artisti di trasformarli in opere d’arte capaci di comunicare molteplici messaggi e di stimolare importanti riflessioni.
Dal punto di vista logistico, gli studenti sono ospitati dal Comune nel Pellegrinaio, un edificio realizzato per accogliere i pellegrini che attraversano San Quirico per la Via Francigena di cui il paese è una tappa fondamentale. Al Pellegrinaio abbiamo 20 posti letto a disposizione dove gli studenti soggiornano a rotazione per allestire o realizzare le loro opere; la mensa del paese fornisce cibo e acqua per tutto il periodo di allestimento. L’assessorato alla cultura, la Biblioteca e la Segreteria del Comune si occupano della parte burocratica e della comunicazione.
Se il tema della morte è la “call” di Cattelan come si intrecciano le tematiche legate alla natura, a quelle Pause tra caos e armonia, citate nel titolo del tuo progetto?
Il titolo della 48° edizione di Forme nel Verde in realtà prende spunto dalla seguente frase di Nietzsche: «C’è qualcosa nell’arte, come nella natura del resto, che ci rassicura, e qualcosa che invece ci tormenta, ci turba, due sentimenti eterni in perenne lotta; la ricerca dell’ordine, e il fascino del caos. Dentro questa lotta abita l’uomo, e ci siamo noi tutti, ordine e disordine. Cerchiamo regole, forme, canoni ma non cogliamo mai il reale funzionamento del mondo, È per gli uomini un eterno mistero. L’incapacità di risolvere questo mistero ci terrorizza, ci costringe a oscillare tra la ricerca di un’armonia impossibile e l’abbandono al caos». Da questa riflessione a mio parere emerge l’esigenza di fermarsi e di ascoltare di più: il silenzio, se stessi, la natura, gli altri. Queste pause tra caos e armonia sono le opere che ci accompagnano nella mostra: il pianoforte rotto di Gianni Sorrentino, i bambini che giocano tra le aiuole di Giacomo Fioravanti, l’anima del parco che ha rapita Federica Guglielmucci durante la sua performance di cui rimane un cerchio sacro fatto di rami con un bastone di legno conficcato al centro, il vincastro di una liturgia fatta di passi. Non posso fare il nome di tutti gli artisti che pure lo meriterebbero per ovvi problemi di spazio ma voglio almeno ricordare le 7 scatole magiche di Simeon Llicer che fanno suonare il bosco degli Horti Leonini e i panni stesi da Francesca Umiltà per proteggere uno spazio interiore dentro al quale si vive come un legno abbruciacchiato sospeso nel vuoto nell’ossessione della certezza del fatto che malgrado ogni nostro sforzo “non cambierà mai niente”; questi due lavori sono esperienziali come la vita quotidiana in cui tutti vorremo trovare il giusto equilibrio tra caos e armonia. L’equilibrio assoluto inteso come assenza di gravità del corpo è implicito alla morte dello stesso, quando la scintilla che lo fa vibrare lo abbandona e si dirige verso un mondo superiore e sconosciuto… Che dire, magari fosse quello degli immortali di Cattelan!
Forme nel Verde. 48° edizione
Pause, tra caos e armonia
a cura di Gaia Pasi
28 luglio – 28 settembre2018
Giardino Horti Leonini Piazza Liberta
Museo Palazzo Chigi, Piazza Chigi 2
San Quirico d’Orcia (SI)
Orari: Horti Leonini 08.00-20.00
Palazzo Chigi 10.30-18.00
Info: www.formenelverde.wordpress.com