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BOLOGNA | LabOratorio degli Angeli | Fino al 23 maggio 2021

di CRISTINA PRINCIPALE

Memoria e funzione dei luoghi, strumento e tema portanti della nostra contemporaneità.
La più antica chiesa cattolica di Amsterdam Oude Kerk letteralmente “Vecchia Chiesa”, era sorta nel quattordicesimo secolo, pressoché coeva alla prima fondazione della Chiesa di Santa Maria degli Angeli di Bologna. Nel tempo entrambe, per motivi e in momenti diversi, sono state sconsacrate seppur non desacralizzando la funzione dell’arte di cui sono oggi ancora ospiti. Hanno mantenuto le strutture di matrice ecclesiastica, rifunzionalizzate attraverso i secoli. L’Oude Kerk, dopo il restauro del 2013, è oggi centro musealizzato che accoglie artisti ed eventi, riconosciuto nel 1970 come uno dei più importanti monumenti del Paesi Bassi, e la ex Chiesa degli Angeli, a Bologna, con l’attiguo Oratorio, è sede, dal 1982, del LabOratorio degli Angeli, punto di riferimento italiano nell’ambito del restauro, architettonico e di opere d’arte anche contemporanea, che si è affermato dal 2014 anche come spazio espositivo.

Molta pratica artistica, sappiamo, si nutre di quella specifica qualità di certi luoghi di trasfigurare, di acquisire forme e significati altri. Mai come in questi ultimi due anni – vivendo di necessità in pochi ambienti sempre gli stessi – possiamo cogliere la potenza di interventi che modificano, alterano, ampliano la percezione che ne abbiamo e le possibilità di nuova vita per questi. Inoltre laddove gli spazi istituzionali di musei internazionali vengono trasformati per specifici progetti in spazi laboratoriali di sperimentazione, prassi per cui i musei non sono solo più contenitori di collezioni, in questo di Bologna, nel nostro che è di per sé un laboratorio d’eccellenza, si verifica l’opposto: un ambiente di lavoro atelieristico che, per alcuni giorni all’anno, ogni anno, accoglie mostre di alto profilo prevedendo una ridistribuzione dei volumi interni, di volta in volta modificati in funzione delle opere installate, e i propri restauratori a lavoro, per il tempo dell’esposizione, in sempre differenti condizioni ambientali.

Giorgio Andreotta Calò, Ellissi, veduta dell’installazione, 2021, LabOratorio degli Angeli, Bologna. Foto Carlo Favero. Courtesy dell’artista, Sprovieri e ZERO…

Quello con il LabOratorio degli Angeli è diventato infatti un importante appuntamento della programmazione Art City, occasione per omaggiare protagonisti dell’arte italiana, come per l’approfondimento di tendenze storico-critiche e di tendenze allestitive, con un particolare quanto contestuale sguardo alle problematiche conservative di opere contemporanee e dei grandi formati.

Tutte a cura di Leonardo Regano, le mostre personali dedicate ad artisti densi e incisivi che subentrano alla connotazione architettonica e funzionale del LabOratorio che in questo 2021, altresì, “riscopre la sua originaria vocazione di luogo di culto consacrato al rito mariano”. Ma d’altra parte ogni anno è un percorso diverso, di riscoperta.

A collegare gli edifici delle due ex chiese di Amsterdam e Bologna, la ricerca di un artista acclamato a livello internazionale Giorgio Andreotta Calò (Venezia, 1979), che agisce propriamente nel trasformare luoghi e ambienti. Le sue sono per lo più installazioni immersive su larga scala, formate di elementi scultorei e oggetti fortemente simbolici che trascinano il fruitore in ambienti rinnovati. Si ricordi, uno tra gli altri, il sensazionale intervento Senza titolo (La fine del mondo) in occasione della 57esima Biennale Arte di Venezia 2017.

Giorgio Andreotta Calò, Ellissi, veduta dell’installazione, 2021, LabOratorio degli Angeli, Bologna. Foto Carlo Favero. Courtesy dell’artista, Sprovieri e ZERO…

Andreotta Calò l’anno successivo, nel 2018, realizza un’azione monumentale presso la chiesa Oude Kerk di Amsterdam nell’ambito di Anàstasis (άνάστασις), suo progetto vincitore del bando Italian Council promosso dal Ministero della Cultura. Si ispira alle vicende storiche della chiesa, ed in particolare alla conversione dal culto cattolico a quello protestante avvenuta nel 1566, sviluppando una riflessione sulla furia iconoclasta. Il progetto si articola in più rappresentazioni della luce naturale e artificiale, strumento d’elezione per ottenere impressioni fotografiche dirette su fogli fotosensibili delle vetrate policrome di Oude Kerk. Nello specifico, le vetrate della Mariavensters, la cappella dedicata alla Vergine, eseguite su disegno di Pieter Aertsen e Lambert van Noort alla metà del XVI secolo, uniche rimaste dell’antica decorazione originaria. Per la mostra 2021 intitolata Ellissi, al LabOratorio è stata esposta la versione integrale della scena dell’“Annunciazione”, quindi del momento più alto della devozione, la Conceptio Domini; particolare dal ciclo delle Storie di Maria a cui è dedicata la cappella olandese e che trova un rinnovato significato nella scelta dell’artista di esporla nell’ex Chiesa degli Angeli, come si è detto, di culto mariano.

Giorgio Andreotta Calò, Annunciazione, 2018, impressione fotografica su carta politenata ai sali d’argento realizzata per contatto con vetrata policroma, foto Kirsten de Graaf, courtesy dell’artista

Trasposizione in dimensione originale dell’opera cinquecentesca su vetro, ottenuta in dodici pannelli attraverso la luce filtrata, e proposta come installazione temporanea, anche a Bologna site specific, prevedendo la schermatura di tutte le finestre con filtri rossi. Un bagno di luce dunque, anche in termini letteralmente religiosi devozionali, rossa come quella inattinica utilizzata in camera oscura per lo sviluppo e la stampa analogica delle fotografie e anche riferimento alle “luci rosse” dei club del quartiere di Amsterdam in cui si colloca Oude Kerk. Interpretazione e legame dei due edifici. In questo senso, Andreotta Calò ha proposto ad Amsterdam un procedimento fotografico off camera, di contatto diretto sulla carta emulsionata della luce con la decorazione, e a Bologna l’installazione delle parti che ne ricostruiscono l’immagine, oltre che diversi studi preparatori che testimoniano la fase processuale del progetto. Environment esperienziale, tutto è illuminato di rosso ad ogni ora del giorno, e al contempo percorso visivo tra le carte fotografiche, con un sistema espositivo studiato dal LabOratorio con l’artista nel rispetto di precisi criteri conservativi.
La sua presenza al LabOratorio ne trasfigura l’ambiente, sul solco di altre importanti esposizioni degli anni precedenti.

A dire del curatore, «Andreotta Calò quest’anno interviene in maniera radicale nell’ambiente dell’ex Oratorio di Santa Maria degli Angeli, trasformandolo in uno spazio sospeso nel tempo e dalla sua funzione abituale, per quanto non sia mai nascosta la sua natura di luogo deputato al lavoro. Giorgio ha voluto misurarsi con alcuni strumenti usati quotidianamente dai restauratori – come, per esempio, i telai interinali o i loro tavoli da lavoro – e di farli entrare dichiaratamente in questo allestimento. La scelta ricorda quella perseguita da Simone Pellegrini nel 2019 che nella Biblioteca del LabOratorio ha proposto un’installazione che prevedeva che dagli scaffali affollati di libri e cataloghi d’arte in dotazione dello spazio, emergessero, come per una pronta consultazione, dei suoi libri vergati, disegni preliminari delle opere di grande formato. Intervento che ricordo con grande emozione per la raffinatezza con la quale si inseriva nel contesto. Tornando a Ellissi, l’immersione nella luce rossa che muta la percezione dello spazio dell’ex Oratorio e l’esalta, si confronta e si oppone nella sua essenza alla proposta di Luca Caccioni, che nel 2017 decise di bloccare e delineare lo spazio con un grande fondale nero che dava risalto e inquadrava la sua opera, una monumentale carta delle serie delle Onicophagie».

Giorgio Andreotta Calò, Ellissi, veduta dell’installazione, 2021, LabOratorio degli Angeli, Bologna. Foto Carlo Favero. Courtesy dell’artista, Sprovieri e ZERO…

L’incontro con Andreotta Calò inoltre è frutto di eventi concatenati, in quanto la mostra Ellissi, oltre a collegare i due luoghi di Olanda e Italia, ne collega altrettanti due nella stessa Bologna.
Potremmo dire che il tema del “recupero” attiene a questa sua operazione multimediale in continua evoluzione, e che si completa con l’esposizione di un’altra opera ancora. L’artista infatti è arrivato inizialmente al LabOratorio degli Angeli richiedendo un intervento su una tela del maestro concittadino Nicola Pulese (Venezia, 1946 – 2017), di cui con la restauratrice Bruna Mariani ha voluto recuperare dall’abbandono Allegoria Familiare di 2 x 5 metri. Ritrovata, sempre nel 2018, nel fienile del Castello di San Pelagio vicino Padova, la pittura è stata finalmente esposta poi, in questo maggio dopo il restauro bolognese, in Palazzo Sassoli appunto a Bologna.

 

Giorgio Andreotta Calò. ELLISSI
a cura di Leonardo Regano

8 – 23 maggio 2021

LabOratorio degli Angeli
via degli Angeli 32, 40124 Bologna

Orari mostra:
Lunedì-venerdì, ore 11.00-18.00, ingresso libero.
Sabato e domenica su prenotazione

Info: +39 051 583200
info@laboratoriodegliangeli.it
www.laboratoriodegliangeli.it

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