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Intervista a CRISTINA MATTERA di Leonardo Regano

Continua con #CloseUp l’approfondimento sul collezionismo italiano promosso da Espoarte in collaborazione con Art Defender. Protagonista di questo nuovo incontro è Cristina Mattera, collezionista e mecenate, che da anni svolge un’importante attività di gestione e valorizzazione del Castello Aragonese di Ischia anche grazie a un programma di mostre che propongono, attraverso l’arte contemporanea, una suggestiva rilettura delle sue evidenze architettoniche e della sua storia. Il Castello, antica fortificazione le cui origini risalgono al V sec. a.C., appartiene dal 1912 alla Famiglia Mattera, acquistato dall’Avv. Ernesto dopo la scelta del Demanio di dismetterlo dalle proprietà statali. A partire dagli anni Settanta, con la gestione di Gabriele Mattera, pittore di fama riconosciuta, il Castello si anima e apre i suoi spazi agli incontri culturali, agli scambi tra artisti e alle mostre dedicate ai protagonisti del XX secolo tra cui Giorgio Morandi, Giacomo Manzù, Alberto Burri, Filippo De Pisis e Pablo Picasso. Alla sua morte, nel 2005, questa vocazione al dialogo con le arti è raccolta dagli eredi di Gabriele Mattera che continuano l’attività espositiva nel Castello, spostando il focus verso il linguaggio contemporaneo, presentando artisti giovani e mid career invitati a realizzare interventi site-specific che si alternano nei percorsi di visita del Castello.

Gabriele Mattera nel suo studio  © Amici di Gabriele Mattera

Dai primi esperimenti espositivi nella Chiesa dell’Immacolata alle grandi mostre che oggi coinvolgono l’intero Castello Aragonese, che si mostra come scenario perfetto per il dialogo tra antico e contemporaneo: quali motivazioni hanno mosso la scelta di aprire questo luogo al dialogo con le arti e all’incontro con gli artisti?
Questo progetto nasce ormai più di quarant’anni fa, per volontà di mio padre, che ha voluto rendere vivo questo luogo e animare i suoi spazi attraverso l’organizzazione di mostre d’arte contemporanea. Come artista, lui ha da sempre cercato il dialogo con i colleghi che lo raggiungevano qui a Ischia per periodi di scambi e confronti sulla loro ricerca. L’apertura all’attività espositiva è stata quindi una conseguenza spontanea e naturale di questa sua volontà e delle sue conoscenze, che hanno permesso di portare in mostra qui a Ischia grandi nomi del panorama artistico nazionale e internazionale.

Valentina Palazzari, 2021, cavi elettrici, cavi d’acciaio, dimensioni variabili, veduta della mostra Klepsydra, Castello Aragonese d’Ischia. Ph Martin Devrient.

Alla morte di mio padre, nel 2005, abbiamo deciso di continuare questa sua attività dando vita all’associazione “Amici di Gabriele Mattera”. Non è stato però per noi un passaggio così semplice e lineare. Io e mio fratello siamo cresciuti circondati dall’arte ma nessuno di noi ha scelto di percorre le orme di mio padre come artisti. Il nostro primo impegno è stato verso la sua eredità d’artista, inaugurando un ciclo di mostre, dal titolo “L’amicizia della pittura”, che raccontavano l’arte di nostro padre e la sua ricerca pittorica nel confronto con gli artisti che hanno avuto con lui gli scambi più profondi fino a instaurare vere e durature amicizie. Col tempo, prendendo più confidenza con la materia e approfondendo la conoscenza delle ricerche più attuali, abbiamo preso la decisione di orientarci verso progetti più complessi, spostando l’interesse sul luogo stesso, il Castello, con programmi di interventi specific, come l’ultimo che è oggi in corso fino al prossimo 19 settembre dal titolo Klepsydra, a cura di Davide Sarchioni e che ha come protagonisti Thomas Lange, Valentina Palazzari e Mutsuo Hirano.

Mutsuo Hirano, Idolo del mare, 2021, terracotta, vetro, ceramica, h 70 cm, veduta della mostra Klepsydra, Castello Aragonese d’Ischia. Ph Martin Devrient

Quali gli aspetti più importanti che differenziano questo nuovo ciclo di mostre rispetto ai primi momenti?
Rispetto alle prime mostre, più classiche nella loro impostazione, oggi con gli artisti si crea una sinergia totale. Non abbiamo ancora istituzionalizzato dei programmi di residenza, ma ogni artista è invitato a trascorre vari periodi qui al Castello e a prenderne ispirazione profonda prima di fornirci un progetto che poi possiamo scegliere di finanziare e rendere concreto. Non serve dire, infatti, che questo è uno spazio con cui è molto difficile confrontarsi, segnato da un’evidente stratificazione di epoche e di stili. Il pericolo di esserne sopraffatti in fase di progettazione e realizzazione dell’opera è dietro l’angolo. E siamo felici dei risultati raggiunti fino a oggi, con progetti che hanno soddisfatto appieno le nostre aspettative.

Vincenzo Frattini, La dipendenza sensibile alle condizioni iniziali, 2018, veduta della mostra. Foto di Marco Albanelli © Amici di Gabriele Mattera

Questo è stato un cambiamento di rotta pensato proprio per poter valorizzare al meglio il Castello che ogni anno è visitato da migliaia di turisti e resta un esempio virtuoso di bene culturale che riesce ad auto-sostenere le proprie attività grazie ai ricavi degli ingressi. L’effetto sorpresa del ritrovarsi davanti un’opera contemporanea all’interno di spazi normalmente non deputati ad accoglierla, permette di portare l’attenzione su dettagli e particolari della sua storia e della sua architettura che scegliamo di volta in volta di comunicare e di riscoprire. Di sicuro nostro padre aveva un approccio diverso con questo luogo, le sue mostre nascevano sempre da un preciso gusto personale e dalla volontà di creare un confronto tra ricerche diverse, legate però tutte all’ambito della pittura con qualche rara incursione nella scultura come nel caso di Giacomo Manzù.

Valentina Palazzari, 2021, damigiane di vetro, cavi d’acciaio, acqua, dimensioni variabili, veduta della mostra Klepsydra, Castello Aragonese d’Ischia. Ph Marco Albanelli

Il sostegno che oggi voi fornite al lavoro dell’artista, rispetto a quanto fatto in precedenza, prevede anche l’acquisizione dell’opera realizzata?
Capita spesso che l’artista scelga di lasciare l’opera lì dove è stata prodotta, proprio per quella stretta sinergia che si crea con il luogo. È stato così anche per l’ultimo progetto ospitato prima della chiusura per la pandemia, ovvero quello realizzato da Christian Leperino per la Cattedrale dell’Assunta, oggi ancora visibile. Ma questa decisione resta una scelta personale, senza obblighi da parte nostra.

Christian Leperino, Abisso, 2019, veduta della mostra. Foto di Marco Albanelli © Amici di Gabriele Mattera

Dopo questo lungo periodo di fermo, com’è cambiato il vostro approccio?
La pandemia ci ha costretto a chiudere ma non ha fermato le nostre attività. All’opposto, è stato un momento prezioso per noi di riflessione sulla nostra storia e su quanto abbiamo fatto negli anni precedenti. Abbiamo creato quindi un sito, catalogando un materiale documentario vastissimo. E così abbiamo preso coscienza del nostro lavoro e del ruolo che ricopriamo nella vita culturale di Ischia e non solo. Da qui la scelta di ripartire oggi con una mostra forte, che desse un segnale di ripartenza decisa.

Thomas Lange, Cielo, 2021, olio su rete metallica, installazione, 800 x 800 cm, veduta della mostra Klepsydra, Castello Aragonese d’Ischia. Ph Mutsuo Hirano

Possiamo parlare anche di una maggiore responsabilità, da parte vostra, nei confronti del sistema dell’arte, oggi quasi annientato e bisognoso di un’ugualmente decisa ripartenza?
Indubbiamente sì. Una responsabilità che sento nel mio ruolo di mecenate e non solo. Mi ha colpito vedere come questo momento sia stato vissuto dagli artisti con cui stavo collaborando in quei giorni. Valentina Palazzari, per esempio, ha scelto di cambiare il progetto che aveva presentato per Klepsydra con un’installazione dal respiro più intimo e riflessivo, in sintonia con quanto vissuto nei mesi di chiusura. È stata una scelta forte che mi ha toccato perché amavo molto la sua prima idea progettuale e non vederla realizzata oggi è per me il continuo monito di come quello che abbiamo vissuto ci abbia cambiato.
Lo stesso vale per Thomas Lange, che ha ridimensionato il suo intervento, rendendolo più evanescente, e traducendo in queste forme labili la nostra attuale mancanza di punti di riferimento.

Thomas Lange, Bagnante, 2011-2021, ceramica, h 165 cm, veduta della mostra Klepsydra, Castello Aragonese d’Ischia. Ph Marco Albanelli

Oltre le attività per il Castello, mi racconta qualcosa in più della sua collezione privata?
Abbiamo una grande collezione di famiglia che è legata indubbiamente all’attività di mio padre, ai suoi scambi e ai rapporti che aveva con gli altri artisti. Le opere hanno per questo una connotazione e un valore principalmente affettivo. Penso all’amicizia che legava mio padre a Elio Waschimps, Leonardo Cremonini, Giuseppe Santomaso o Arnaldo Pomodoro. Oggi continuo questa attività di ricerca e raccolta. Mi piace avere un rapporto diretto con l’artista perché credo che comprare un’opera sia una forma di sostegno importante al suo lavoro, così come promuoverlo attraverso l’organizzazione di una mostra. Ma ho anche delle gallerie di riferimento, una tra tutte Lia Rumma. Rispetto però alle scelte che faccio per il Castello, dove ormai prevalgono progetti di natura installativa, per la mia collezione privata la pittura resta un punto di riferimento imprescindibile. E non nascondo che, essendo cresciuta nello studio di un pittore, spesso io stessa mi ritrovo a dipingere.

Mutsuo Hirano, Acqua, 2021, rete da pesca, bambu, ceramica, dimensioni variabili, veduta della mostra Klepsydra, Castello Aragonese d’Ischia. Ph Martin Devrient

Un suo desiderio?
Mi piacerebbe un giorno possedere un’opera di William Kentridge. E guardo anche con grande ammirazione il lavoro di Ettore Spalletti e Anselm Kiefer. Ma al momento, questi per me sono  solo desideri.

Daniele Papuli, Ule, Carte visionarie, 2018, veduta della mostra. Foto di Marco Albanelli © Amici di Gabriele Mattera

Un’ultima domanda. Nel suo ruolo di mecenate e di promotrice del contemporaneo, qual è il suo punto di vista sull’arte di oggi?
La mia sensazione è che ci stiamo ritrovando in una dimensione sempre più fluida, contraddistinta da un relativismo imperante. L’arte oggi è in ascolto di questo. Ma rilevo anche un’intensa ricerca di solidità che si traduce nel recupero di linguaggi abbandonati da tempo e tradizionali, come la stessa pittura che oggi è tornata protagonista. Oggi viviamo in un continuo divenire, in un momento storico molto labile in cui “vale tutto”, che è forse l’unica etichetta davvero utilizzabile.

CloseUp è un appuntamento mensile con il collezionismo, a cura di Leonardo Regano, realizzato in collaborazione con Art Defender.

Leggi gli altri episodi di #CloseUp: www.espoarte.net/tag/closeup/

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