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MERANO | Kunst Meran/o Arte | 13 NOVEMBRE 2021 – 13 FEBBRAIO 2022

di GABRIELE SALVATERRA 

L’Alto Adige/Südtirol è un crocevia di lingue e culture, luogo di transito attraverso l’asse del Brennero tra Nord e Sud, Mitteleuropa e Mediterraneo. Se spesso questa caratteristica nella storia della Regione è stata percepita come problematica e fonte di attriti tra differenti ceppi linguistici, una nuova ottica internazionale dovrebbe mostrare come tale peculiarità possa essere considerata un elemento di arricchimento e crescita nella diversità. In questo contesto, infatti, la presenza della traduzione e dell’adattamento di espressioni provenienti dagli idiomi della zona (tedesco, italiano, il passepartout dell’inglese, con in più le minoranze linguistiche) crea spesso idiosincrasie, impossibilità di rispecchiamento totali e frustrazioni, che però, se viste da un altro punto di vista, sviluppano anche approcci alternativi alla realtà.

Judith Waldmann. Foto Ivo Corrà

Ogni traduzione è tradimento e il progetto di Kunst Meran/o Arte, il primo curato dalla nuova responsabile delle mostre d’arte contemporanea Judith Waldmann, ragiona esattamente su questi elementi, traducendo a sua volta in un concept espositivo gli stimoli del luogo e il bagaglio della Waldmann stessa, formatasi tra la Germania e l’Italia.

L’Europa Unita parlerà Esperanto, 1978, Kunst Meran Merano Arte, The Poetry of Translation

Si comincia dunque dalla parola e dalle sue incomunicabilità con un omaggio di Mirella Bentivoglio alla Torre di Babele di Bruegel, assieme a una parte documentaria sul multilinguismo altoatesino e sui tentativi di creare lingue globali artificiali come l’Esperanto. Sono presenti gli interessanti progetti di Otto Neurath che, con il suo sistema isotype, mette a punto un’estrinsecazione visuale per rendere immediatamente comprensibili dati, proiezioni e statistiche di sistemi su grande scala. Già in queste pubblicazioni è sottinteso un primo passaggio dall’area del linguaggio a quella di crossover più estremi tra ambiti del sapere distinti, in cui il tentativo è trasformare dei numeri in immagine, dei suoni in forma, delle parole in danza. Se un aforisma erroneamente attribuito a Frank Zappa dice che “parlare di musica sarebbe come ballare di architettura”, la scelta paradossale degli artisti selezionati per la mostra è proprio quella di “danzare l’architettura” e tentare il rischioso ma avventuroso passaggio di campo semantico. Lo fa in maniera letterale, ad esempio, Kinkaleri, creando un codice coreutico per convertire le lettere in movimento e provare, così, a ballare una poesia.

Mirella Bentivoglio, Spara sulla parola, 1991, Kunst Meran Merano Arte, The Poetry of Translation

Fondamentale per queste ricerche che arrivano a toccare i giorni nostri è l’eredità della poesia visiva e delle ricerche verbo-visuali anni Sessanta-Settanta che sono qui documentate con un nucleo di opere dall’Archivio di Nuova Scrittura conservato al Museion e con altri prestiti privati. Tomaso Binga, Amelia Etlinger, Anna Esposito, Augusto De Campos, Elisabetta Gut, Irma Blank, Ketty La Rocca, Mirella Bentivoglio, Marilla Battilana, Lenora De Barros (ma anche sul versante più pittorico e gestuale Carla Accardi) spostano il focus sul significante delle parole, sulle qualità estetiche, sovversive e legate al corpo che amplificano l’interpretazione puramente contenutistica di una lingua scritta.

Anri Sala, Answer Me, 2008, Kunst Meran Merano Arte, The Poetry of Translation

Da qui si irradia poi, davvero, una babele di possibilità: nel video di Anri Sala ha luogo un paradossale colloquio di coppia che alterna discorsi ad assoli di batteria, Katja Aufleger trasforma la Terra in suono stampando la mappa del globo su un vinile che viene riprodotto da un giradischi, mentre Babi Badalov e Slavs and Tatars animano lingua e parole per far loro assumere l’apparenza di figure quasi fumettistiche. Continuano nel lavoro di codifica/decodifica tra campi espressivi e tecnici diversi Maria Stockner nel rendere scultura e installazione la poesia, Jorinde Voigt in una serie di opere grafiche in grado di visualizzare le sonate di Beethoven e Cerith Wyn Evans che tramuta in segnali luminosi emessi da un elegante lampadario un testo precedentemente convertito in codice morse. Davvero poetica, poi, l’installazione di Jorel Heid & Alexandra Griess, capace invece di alludere alla coreografia di un ballerino attraverso l’accensione di luci al neon.

The Poetry of Translation, curated by Judith Waldmann. Foto Ivo Corrà

In fondo molte ricerche sono ancora debitrici dell’antica liaison tra pittura astratta e musica che ancora in tempi recenti portava Luigi Veronesi a sperimentare nuovi mezzi visivi con cui dare forma concreta alle onde sonore. La cosa bella, positiva e interessante della mostra è constatare come quello che a buona ragione può essere considerato un gap incolmabile – l’impossibilità nella resa perfetta di una traduzione – diventa nelle estetiche materia viva per creare nuove strade. L’elemento linguistico dell’arte stessa è qualcosa di intraducibile di cui non si può mai scrivere o parlare appieno (per fortuna). Si tratta sempre di codici che entrano nelle maglie dei linguaggi, nelle loro intercapedini e laschi per sviluppare nuovi significati. Uscendo dalla mostra si ritorna sulla prima opera di Michele Galluzzo & Franziska Weitgruber che si è incontrata all’ingresso: una striscia simile a quelle stampate sui pavimenti delle metropolitane che ammonisce “Mind your language”. Qualsiasi sia il propria idioma o il proprio mezzo, ciò che importa è essere consapevoli del portato che può avere.

The Poetry of Translation, curated by Judith Waldmann. Foto Ivo Corrà

THE POETRY OF TRANSLATION
a cura di Judith Waldmann

Artisti: Amelia Etlinger, Anna Esposito, Annika Kahrs, Anri Sala, Augusto De Campos, Babi Badalov, Ben Vautier, Carla Accardi, Cerith Wyn Evans, Christine Sun Kim & Thomas Mader, Elisabetta Gut, Ettore Favini, Franco Marini, Franz Pichler, Freundeskreis, Jorel Heid & Alexandra Griess, Heinz Gappmayr, Irma Blank, Johann Georg Hettinger, Jorinde Voigt, Kader Attia, Katja Aufleger, Ketty La Rocca, Kinkaleri, Lawrence Abu Hamdan, Lawrence Weiner, Leander Schwazer, Lena Iglisonis, Lenora De Barros, Lucia Marcucci, Maria Stockner, Marilla Battilana, Michele Galluzzo & Franziska Weitgruber, Mirella Bentivoglio, Otto Neurath, Siggi Hofer, Slavs and Tatars, Tomaso Binga.

13 novembre 2021 – 13 febbraio 2022

Kunst Meran Merano Arte
Via Portici 163, Merano

Info: info@kunstmeranoarte.org
www.kunstmeranoarte.org

 

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