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BOLZANO | Museion | 3 ottobre 2015 – 10 gennaio 2016

di GABRIELE SALVATERRA

Cerith Wyn Evans (1958) porta al Museion di Bolzano una riflessione complessa affidata principalmente all’impiego del neon, che si declina però in una serie di riflessioni decisamente aperte e polisemiche. L’artista gallese, attualmente residente “altrove” (così recita la sua biografia), occupa l’intero quarto piano del museo altoatesino, sfruttandone la direttrice est-ovest per rendere idealmente parti del suo allestimento anche le grandi vetrate che si affacciano sul paesaggio e la città circostante. In quello che l’O.N.U. ha dichiarato essere l’Anno Internazionale della Luce, Evans utilizza lo spazio come cassa di risonanza per mettere in relazione macrocosmo e microcosmo, portando i pensieri del visitatore a confrontare quanto vede con i movimenti planetari o le nuove scoperte sulle particelle subatomiche.

Cerith Wyn Evans, Socle du Monde (Park Hyatt, Berlin), 2008, digital scales © Cerith Wyn Evans Foto © Stephen White Courtesy White Cube

Cominciando dalla facciata orientale, dove il nuovo giorno continuamente rinasce, si incontra un suggestivo accumulo di neon che rimanda all’esperimento che ha permesso di individuare il bosone di Higgs: la particella elementare teorizzata da Peter Higgs nel 1964 e verificata al C.E.R.N. di Ginevra solo nel 2012. Ciò che sembra interessare Evans è l’elemento di pre-figurazione della teoria che ha consentito di visualizzare questa particella (determinando per di più la costruzione del più grande laboratorio scientifico mai esistito) soltanto sulla base di una congettura. L’aspetto razionale dell’opera viene infatti messo in questione o parodiato dall’inserimento di un altro diagramma, la struttura molecolare dell’L.S.D, come a suggerire una via d’uscita visionaria alla questione, postulando l’esistenza di un mondo “altro” di natura creativa in cui le “porte della percezione” possano risultare aperte.
Sul lato occidentale trova spazio invece E-C-L-I-P-S-E, opera ispirata all’eclissi solare del 2005 che, affidandosi ancora al neon, descrive, come in un diario, il percorso del cono d’ombra lungo il globo terrestre. Simbolicamente posta sullo sfondo del paesaggio che quotidianamente saluta il concludersi della giornata, anche in questo caso il raggiungimento maggiore dell’opera sta nella sua capacità di far dialogare con grande sintesi ambito tematico, concretezza dei materiali, riferimento al cosmo e paesaggio circostante, reso realmente parte del lavoro.

Cerith Wyn Evans, Untitled (Column), 1, 2008, wood, 48 fluorescent tubes and lamp fixtures © Cerith Wyn Evans Courtesy Galerie Neu, Berlin

Nell’intervento di Evans anche le grandi colonne luminose al pianterreno, l’elemento sonoro dei flauti trasparenti di Interlude o l’inserto organico semovente nelle palme rotanti di Still life portano avanti il tema della luce in maniera aperta, grazie al costante utilizzo del neon, al riferimento alla fotosintesi clorofilliana e all’impiego di materiali trasparenti.
Ciò che però costituisce il nucleo più interessante del lavoro di Evans si trova proprio nel costante rimando, aiutato dall’architettura del Museion, all’asse fondamentale della nostra vita, da oriente a occidente, attraverso i movimenti dell’astro che quotidianamente ci permette di esistere.

Cerith Wyn Evans
a cura di Letizia Ragaglia

3 ottobre 2015 – 10 gennaio 2016

Museion

via Dante 6, Bolzano

Orari: da martedì a domenica 10.00-18.00; giovedì 10.00-22.00, con ingresso gratuito dalle 18.00; lunedì chiuso

Info: www.museion.it

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