Torino | #Studio Visit
È una calda mattina di agosto quando Claudia Giraudo mi accoglie nel suo studio di Torino tra quadri, pennelli e colori ad olio. Il profumo dell’olio di lino e delle tempere permea le due stanze dove è solita lavorare. Un’intensa luce estiva avvolge le sue opere e, mentre ci aggiriamo tra le tele sotto lo sguardo attento dei personaggi che fanno capolino qua e là, iniziamo a chiacchierare del modo in cui lei interpreta la pittura e di come si approccia al suo lavoro.
I tuoi dipinti mi hanno colpita per la commistione tra i soggetti fantastici e la complessità della tecnica pittorica. Potresti spiegarmi come procedi per realizzarli?
Certo, si tratta di una tecnica quattrocentesca a velature a olio. Prima di tutto stendo una preparazione al gesso, uniformando poi con un grigio tonale le tele di lino realizzate appositamente per me da un artigiano. Successivamente preparo un abbozzo facendo un disegno con matite acquerellabili e acrilico. Lavoro finché non ottengo un disegno molto definito dal quale riesco già a intuire se i rapporti tonali e compositivi funzionano. A questo punto inizio a dipingere stratificando colori ad olio. Solo quando il dipinto è terminato e asciutto creo delle velature finali in trasparenza con le quali riesco ad esaltare la profondità e l’intensità dei colori. Questo lavoro di stratificazione è fondamentale per me perché mi permette di creare delle tonalità molto vivide soprattutto negli incarnati.
In effetti i tuoi personaggi godono di una forte presenza, quasi fisica. I loro sguardi sono molto intensi, cercano molto spesso il contatto visivo con l’osservatore e sembrano volerne scandagliare l’anima.
Sì, è vero. La realizzazione dello sguardo dei miei personaggi è molto importante. Vorrei davvero riuscire, attraverso i loro occhi, ad instaurare un dialogo molto forte con l’osservatore. È un modo per entrare in contatto con chi guarda: sollevare degli interrogativi su se stessi o semplicemente stimolare l’immaginazione.
E riguardo alle tue tematiche?
Il tema dell’infanzia è uno degli aspetti che indago più spesso. Sono interessata a rappresentare quella fase di trasformazione che coincide con il passaggio tra l’infanzia e l’adolescenza, quel momento in cui emergono anche le prime contraddizioni e inquietudini esistenziali. I miei fanciulli poi sono affiancati da un animale che è un elemento ricorrente nel mio lavoro. Si tratta di una presenza quasi totemica, un daimon ossia un demone che li accompagna e con il quale essi instaurano un rapporto molto intimo e simbiotico. Citando Il codice dell’anima di James Hillman, una lettura di grande ispirazione per me, potrei dire che questi animali si fanno metafora di come “ciascuno porti con sé il proprio destino come proprio personale genio accompagnatore”. Questi animali quindi hanno il valore di un alter ego che, oltre a fare da guida, esemplifica le qualità e la personalità del personaggio.
Inoltre, ogni animale ha un particolare significato nella simbologia esoterica ed acquista così un valore archetipico. Per esempio il germano reale rappresenta il viaggio iniziatico, la libellula invita all’introspezione, il camaleonte è il simbolo per eccellenza della metamorfosi. Molto spesso mi piace usare gli animali che alludono ad un cambiamento. Il tema della rinascita e del nuovo inizio è fondamentale per la mia poetica. Questa è anche la ragione per cui travesto i miei personaggi: gli abiti circensi suggeriscono identità mutevoli inclini a stati di continua transizione. Senza contare l’importanza del tema del circo nella storia della pittura come i circensi di Picasso, periodo pittorico che amo molto.
Lo studio della storia dell’arte, infatti, mi sembra fondamentale nel tuo lavoro. Osservando le tue opere si ha la sensazione di sfogliare un’enciclopedia di riferimenti artistici che spaziano dai maestri del Quattrocento ai Surrealisti, dal cinema ai bestiari medievali.
Sì, ho studiato molto la storia della pittura e ho tratto grande ispirazione dai maestri rinascimentali come Leonardo e Piero della Francesca ma anche tutti i fiamminghi. Amo molto anche i maestri contemporanei, il periodo rosa e blu di Picasso per esempio. La mia fascinazione per la storia della pittura è tale che nel 2013 ho realizzato alla Galleria Le Logge ad Assisi una mostra sui segni zodiacali, Effemeridi, dove gli scenari non erano altro che dichiarate citazioni agli sfondi dei grandi maestri dell’arte: un vero e proprio omaggio ai miei modelli.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Il 17 novembre la Galleria Punto sull’Arte di Varese inaugurerà la mia personale L’età dell’innocenza a cura di Angelo Crespi dove presenterò una serie di opere inedite che portano avanti questa ricerca. Le tematiche saranno sempre quelle che mi sono care ma di recente mi sono resa conto di come sto cambiando il modo in cui le rappresento. All’inizio infatti creavo dipinti con cromie più scure di quanto faccio ora. Adesso sento la necessità di svuotare la tavolozza, rendere la cromia più leggera e dare così più spazio e più forza ai miei personaggi.
Claudia Giraudo. L’età dell’innocenza
a cura di Angelo Crespi
17 novembre – 29 dicembre 2018
Inaugurazione 17 novembre dalle 18.00 alle ore 21.00
Galleria Punto sull’Arte di Sofia Macchi
Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
Orari: martedì – sabato 10.00 – 13.00 / 15.00 – 19.00; tutte le domeniche dalle ore 15.00 alle ore 19.00; lunedì su appuntamento
Info: +39 0332 320990 / +39 366 2640256
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