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BOLOGNA | PALAZZO VIZZANI | ALCHEMILLA | FINO AL 30 OTTOBRE 2022

Intervista a COLLETTIVO NN di Maria Chiara Wang

Proseguono a Bologna le celebrazioni per il Ventennale del Museo Carlo Zauli, iniziate a maggio scorso a Faenza con il programma di eventi 20MCZ. La mostra Mutaforma. Mutazioni ceramiche del codice  CZ, a cura del Collettivo NN, allestita negli spazi dell’Associazione  Alchemilla nelle storiche stanze di Palazzo Vizzani, si presenta come un’ottima occasione di confronto con i suoi curatori sulle tematiche che ruotano attorno al ruolo della ceramica nel suo passaggio dalla tradizione alla contemporaneità, all’eredità culturale di Carlo Zauli come materia viva che si rinnova nel tempo, all’importanza del dialogo dell’arte con il suo pubblico. Scambio, confronto e metamorfosi saranno, quindi, le parole guida nelle osservazioni emerse da questa conversazione.

Mutaforma, Installation view, 2022. Photo Camilla Marrese. Courtesy Museo Carlo Zauli e Alchemilla.

Ceramica come espressione della tradizione, ma anche come linguaggio contemporaneo: in che modo, in questi ultimi vent’anni, è mutato l’impiego di tale media nell’arte?
Se pensiamo alla storia della ceramica ci viene in mente un passaggio fondamentale della storica dell’arte Irene Biolchini, curatrice del MIC di Faenza che nel suo libro Viva. Ceramica arte libera (Gli Ori, 2021) ha tracciato con sagacia la storia e l’evoluzione di questo medium. Nel libro pone questa riflessione: «Se ci accorgessimo che la ceramica non scompare, ma che anzi è sempre stata presente durante certi stravolgimenti? Potremmo forse accorgerci che certe svolte non sono poi state tali e che, invece, tutto si tiene in una certa continuità». Nel riscrivere la storia della ceramica Biolchini evidenzia il ruolo che il materiale ha sempre avuto nella produzione artistica, senza mai scomparire del tutto e soprattutto facendosi largo in tempi recenti.
All’aprirsi degli anni 2000, i nuovi mezzi della globalizzazione hanno portato le tendenze dell’arte contemporanea su scala globale, alimentando i mercati e la cultura dominante ma attribuendo alla dimensione “locale” un ruolo subordinato. Controcorrente, sono proliferati progetti di residenze che hanno permesso allə artistə di trascorrere tempo in luoghi periferici a contatto con la tradizione artigiana locale, come l’arte ceramica. Queste esperienze, come anche quella del Museo Carlo Zauli, hanno posto le basi per una fioritura della ceramica contemporanea.
Oggi la ceramica si è riappropriata di un spazio all’interno di biennali, fiere, grandi mostre, assumendo una visibilità e una centralità all’interno del discorso artistico. Pensiamo che questa rinnovata curiosità nei confronti del medium ceramico non sia casuale. L’interesse in un materiale malleabile come l’argilla suggerisce una necessità di rinnovare un contatto con la terra, in un mondo stravolto e sottomesso dai sistemi algoritmici. Inoltre, la ceramica è culla di immaginari contemporanei che rivendicano la fluidità e la decostruzione/ricostruzione della corporeità e dell’identità.

Mutaforma, Installation view, 2022. Photo Camilla Marrese. Courtesy Museo Carlo Zauli e Alchemilla.

Come dialogano le opere di Carlo Zauli con quelle degli altri artisti in mostra e sia le prime che queste ultime con gli spazi storici di Palazzo Vizzani?
Le tre sale in cui è esposta la selezione delle opere della collezione contemporanea MCZ rispondono a tre aspetti dell’arte di Carlo Zauli che non di rado si intrecciano e si contaminano tra loro e che, consciamente o inconsciamente, si sono ramificati nei risultati delle residenze. Dalla sintesi geometrica si passa ad interpretazioni della tradizione ceramica più familiare e domestica, per concludere con un ritorno all’aspetto più organico della materia. In ogni sala, almeno un’opera di Zauli è presente a segnare il passo di questa narrazione, ponendosi allo stesso tempo in modo paritario rispetto alle altre.
Le sale di Palazzo Vizzani sono spazi che comunicano la loro storia – anch’essa intrecciata tra passato e contemporaneo – che si integra necessariamente nell’allestimento. Abbiamo cercato di sincronizzare quanto più possibile le affinità tra il contesto e la nostra idea curatoriale, assecondando consonanze e dissonanze con le opere in mostra. Ad esempio, la maggior parte dei supporti utilizzati sono stati mobili già presenti nel palazzo. Soprattutto, ci affascinava l’idea che lə visitatorə potessero fruire la mostra esplorando anche i punti più nascosti dello spazio, assecondando il senso di curiosità nei confronti di un ambiente così affascinante.

Mutaforma, Installation view, 2022. Photo Camilla Marrese. Courtesy Museo Carlo Zauli e Alchemilla.

La mostra Mutaforma. Mutazioni del codice CZ nel mese di ottobre si arricchisce del public program Forme d’incontro, un’occasione di scambio tra gli artisti e il proprio pubblico. Quali saranno i contenuti di questi incontri?
Forme d’incontro è una serie di appuntamenti mattutini in cui dialogare con lə artistə e bere un caffè. Nasce con l’intento di favorire uno scambio reciproco tra pubblico e artistə in un’atmosfera accogliente. Durante gli appuntamenti l’artista racconta della sua esperienza in residenza al Museo Carlo Zauli, del suo rapporto con la ceramica e della genesi dell’opera in mostra, per poi approfondire i linguaggi, le ricerche e le poetiche che oggi sono parte significativa del suo lavoro. Il pubblico ha l’occasione di partecipare in forma attiva in queste conversazioni, intervenendo con domande, osservazioni, spunti personali. Gli appuntamenti hanno visto come ospiti Italo Zuffi, David Casini, Sergia Avveduti e Chiara Pergola.

Mutaforma, Installation view, 2022. Photo Camilla Marrese. Courtesy Museo Carlo Zauli e Alchemilla.

Come e quando nasce il collettivo NN? Da quali nomi e professionalità è composto? Qual è il suo percorso compiuto sinora nel mondo dell’arte contemporanea? E, infine, come nasce il suo incontro con la Famiglia Zauli e Alberto Masacci?
Il Collettivo NN è una combinazione di esperienze, interessi e percorsi di studio trasversali che vanno dall’arte medievale a quella contemporanea fino al cinema. Ci siamo trovatə nella volontà di creare una realtà che si basasse sulla collaborazione, il dialogo, la cura nei rapporti e nel comune desiderio di indagare la realtà complessa della contemporaneità attraverso l’arte contemporanea e la ricerca visiva sociale, intersezionale e antispecista. Oggi siamo Alberto Russo, Beatrice Sartori, Eloisa Magiera, Gaia De Palma.
L’incontro con la Famiglia Zauli, così come l’incontro con Camilla Sanguinetti di Alchemilla, nasce grazie ad Alberto Masacci, cofondatore del Museo Zauli nel 2002. Abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo frequentando il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna. La mostra Mutaforma. Mutazioni ceramiche del codice CZ nasce da un lungo percorso di progettazione del ventennale del Museo, durante il quale abbiamo deciso di unirci sotto la forma di collettivo. La prima parte di eventi che abbiamo curato sono stati a maggio, in occasione dell’apertura dei festeggiamenti del ventennale del museo. Centrale è stato il tema della metamorfosi, per innescare nel museo una riflessione sulle trasformazioni avvenute negli ultimi vent’anni e per aprirlo a quelle future. La metamorfosi è intesa come un principio di cura e relazione che attraversa e lega ogni forma vivente in un tutto organico ed è stata alla base dell’open call che abbiamo lanciato per la realizzazione di un’opera d’arte pubblica negli spazi del Parco Bucci di Faenza, vinta da Giulia Dal Monte e Isabela Benavides con il lavoro Armonia Mundi.

Carlo Zauli, Flessuosità. Metamorfosi di un primario, 1975. Photo Camilla Marrese. Courtesy Museo Carlo Zauli e Alchemilla

Carlo Zauli capostipite di una generazione di artisti, genitore che tramanda il proprio codice artistico, il codice CZ per l’appunto, un gene che come in tutte le specie muta e si evolve. Potete commentare questa affermazione?
Il concetto di mutazione è spesso collegato ad un errore evolutivo, alla deviazione mostruosa della forma che genera mutanti, organismi anomali. Più precisamente però, la mutazione è il meccanismo che sta alla base dei processi evolutivi, perché è solo quando il materiale genetico originario si modifica che diventa possibile lo sviluppo di una nuova forma. Nella mostra, questo congegno biologico viene enfatizzato come un vero e proprio atto creativo, necessario affinché l’eredità di Carlo Zauli si rinnovi costantemente nell’ibridazione con il pensiero, la tecnica e l’approccio di nuovə artistə contemporaneə.
Fin dalla nostra prima visita alla collezione del museo siamo rimastə impressionatə dal linguaggio di Zauli, materico e astratto allo stesso tempo, che tende ad una continua metamorfosi delle forme. Osservando e studiando la sua produzione abbiamo scoperto come si possano razionalmente ritrovare gli elementi che ne compongono il DNA artistico. La geometria, il design, l’astrazione concettuale e la terra dei paesaggi romagnoli sono stringhe di uno stesso codice genetico. La cosa incredibile è che grazie al suo linguaggio metamorfico questi elementi compenetrano l’uno nell’altro in una costante ibridazione.
Il progetto di residenze d’artista inaugurato nel 2003, ha portato più di 40 artistə a confrontarsi con il lavoro creativo di Zauli, creando un nuovo spazio di sperimentazione. Ogni artista che ha attraversato il laboratorio del museo e il territorio faentino con il suo background ha innescato il meccanismo di mutazione, traendo dal codice genetico zauliano quegli elementi che, per affinità o fascino, gli hanno permesso di portare a termine i loro progetti. La collezione di ceramica contemporanea del Museo Carlo Zauli mostra come l’eredità dell’artista sia materia viva, in grado di essere assorbita e trasformata.

 Mutaforma. Mutazioni ceramiche del codice CZ
A cura di Collettivo NN
23 settembre – 30 ottobre 2022

Opere di: Carlo Zauli, Anemoi, Salvatore Arancio, Sergia Avveduti, Massimo Bartolini, Giulia Bonora, Chiara Camoni, Pierpaolo Campanini, Gianni Caravaggio, Arianna Carossa, David Casini, T-Yong Chung, Lorenzo Commisso vs Aida Bertozzi, Giulia Dal Monte e Isabela Benavides, Alberto Garutti, Francesco Gennari, Piero Golia, Eva  Marisaldi, Mathieu Mercier, Maurizio Mercuri, Jonathan Monk, Caterina Morigi, Ornaghi & Prestinari, Chiara Pergola, Marco Samorè, Daniel Silver, Sissi, Luca Trevisani, Sislej Xhafa, Shafei  Xia, Italo Zuffi.

Alchemilla | Palazzo Vizzani
Via Santo Stefano 43, Bologna

Promossa da Museo Carlo Zauli e Alchemilla
Con il contributo di Fantini rubinetti

Ingresso libero
Orari: martedì-venerdì: 16-19; sabato-domenica: 10-13; 16-19

Info: info@alchemilla43.it | www.alchemilla43.it | nncollettivo@gmail.com

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