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MONZA | Villa Contemporanea| 8 novembre 2019 – 21 dicembre 2019

Intervista a SABA MASOUMIAN di Serena Filippini

Ha inaugurato lo scorso 8 novembre la mostra Namize alla galleria Villa Contemporanea di Monza, personale dedicata a Saba Masoumian (Teheran, 1982). L’artista è presente in mostra con i suoi microambienti, all’interno dei quali inserisce figure umane, spesso metamorfiche, e simboli legati al passato, all’infanzia, alla violenza e all’essere donna. L’abbiamo incontrata per approfondire insieme a lei il suo percorso artistico e la sua personale nello spazio monzese:

Saba Masoumian, Courtesy Villa Contemporanea, Monza

Come inizia il tuo percorso artistico?
Da piccola mi riusciva naturale assecondare il desiderio molto forte di isolarmi per dipingere. Mi sono serviti invece molto tempo e molti tentativi prima di trovare anche delle tecniche adatte a scolpire i diversi materiali. Ho potuto finalmente esplorare tutti gli strumenti per la creazione artistica negli anni del liceo a indirizzo grafico, dove ho iniziato ad ottenere anche i primi riconoscimenti per il mio lavoro.

Le tue opere hanno la caratteristica di essere dei veri e propri micro-cosmi. Come nasce l’idea di realizzare questi minuscoli ambienti?
Durante i miei studi di grafica utilizzavo piccole sculture per realizzare ambientazioni con la tecnica dello stop-motion. La svolta però è stata nel 2008 quando, arrivata in Italia, davanti ad una vetrina di Venezia sono rimasta incantata dal modellino di una libreria, tanto bello quanto costoso. Tornata in Iran, ho deciso di riprodurlo da me. Così ho scoperto le mie capacità, ed un paio di anni dopo esponevo la mia prima serie di “scatole” in una galleria di Teheran.

Saba Masoumian. Namize, veduta della mostra, Villa Contemporanea, Monza Courtesy Villa Contemporanea, Monza

Negli ambienti domestici che tu ricrei in miniatura, l’impressione è che sia accaduto qualcosa, ma che l’azione non sia ancora del tutto terminata. Ci racconti da che cosa deriva questa percezione di sospensione dell’azione?
Il mio lavoro non permette di cogliere una narrazione che ha un inizio e una fine; si percepisce, piuttosto, come se fosse una fotografia della vita che scorre, fissata in un momento qualsiasi e senza una gerarchia di importanza dei vari elementi.
L’atmosfera del lavoro è quella di un mondo surreale ma plausibile. Anche gli oggetti e gli elementi devono sembrare colti in un momento casuale, non come un set organizzato. Gli osservatori sono come ospiti arrivati a sorpresa.

All’interno di questi piccoli mondi spesso trovano posto figure che ci appaiono come mitiche, ma sempre collocate in ambienti estremamente umani ed imperfetti, usurati dal tempo; quale legame si crea tra il mito e l’uomo, di cui vengono mostrate, tra l’altro, le sue debolezze e, talvolta, i suoi fantasmi interiori, nelle tue opere?
Nel mio passato ho abitato in prossimità di ambienti fatiscenti, simili a cantine straripanti di vecchi oggetti abbandonati, che, influenzata da fantasie infantili, riempivo di presenze spettrali. Adesso i ricordi di quel passato si mescolano con immagini oniriche personali, alcune delle quali hanno una sorprendente affinità con i miti e le favole antiche. Poi gli elementi possono essere arricchiti tramite delle ricerche successive, utili per fornirmi ulteriori suggestioni sul tema.

Saba Masoumian, Namize, 2019, tecnica mista e polimeri espansi su legno, 135x55x29 cm Courtesy Saba Masoumian e Villa Contemporanea, Monza

Oltre alle figure presenti nelle tue opere, meritano particolare attenzione anche gli ambienti in cui le collochi, perché nulla è lasciato al caso, tutto è curato nei minimi dettagli e, considerando anche le piccole dimensioni di questi ambienti, l’impressione dell’osservatore è che il lavoro che porta al risultato finale sia estremamente lungo e complesso e necessiti di molta pazienza e straordinaria precisione. Ci racconti come avviene il processo di creazione delle tue opere, dall’ideazione fino all’effettiva realizzazione?
Il lavoro ha origine da una vaga idea, che spesso viene completamente stravolta durante la sua realizzazione.
Ho imparato a fidarmi dei processi inconsci che mi suggeriscono come procedere, in una sinfonia di esperienza, ricordi e desideri. Talvolta partendo dall’ambiente, altre volte da oggetti e personaggi, immagino un tema da portare avanti, che si mette a fuoco man mano si procede con la realizzazione dell’opera. Poi si tratta di raffinare le relazioni tra tutti gli elementi, senza timore di scartare, modificare, distruggere e ridipingere molte volte, finché non sono convinta del risultato.
Anche le parti scartate, in qualche maniera, rimangono come presenza, lasciano un segno quasi impercettibile, ma che conferisce all’ambiente un senso di vita, come fosse stato affettivamente vissuto. I dettagli svolgono un ruolo importante: una semplice goccia che esce dal rubinetto mi dà una sensazione di realismo, ma può diventare anche qualcosa di più, fino ad assumere un valore simbolico.

Parliamo della mostra attualmente in corso a Monza nella galleria Villa Contemporanea; il titolo che le è stato dato è Namize, termine persiano proprio del campo chimico usato per indicare una sospensione tra elementi che non possono mescolarsi. Fin dal titolo, dunque, c’è un forte richiamo alla tua terra d’origine. In quale misura e attraverso quali aspetti è presente l’Iran nelle tue opere e nel tuo pensiero artistico?
Le mie radici sono là. Sono molto affascinata dalla forza che ha espresso l’impero persiano millenni fa, nelle sue architetture e nei suoi simboli. Essi producono un valore e un senso di grandiosità che si possono ancora respirare, nonostante la desolazione dell’Iran odierno. Prendiamo ad esempio il fiore di loto; anche nel presente, esso manifesta bellezza e qualità speciali, e lo farà finché ci sarà la vita.

Saba Masoumian, Lotus, 2019 (dettaglio), tecnica mista e polimeri espansi su legno, 135x55x29 cm Courtesy Saba Masoumian e Villa Contemporanea, Monza

È cambiato il tuo approccio nei confronti dell’arte da quando vivi in Italia?
Chissà in che modo sarebbe cresciuto il mio lavoro se fossi stata altrove negli ultimi anni.
Quel che so è che prima vivevo il fare artistico in maniera esclusivamente istintiva, giocosa, ma anche come una specie di terapia per la solitudine e l’inquietudine interiore. In Italia ho vissuto molte situazioni positive, che mi hanno dato energia; sento di aver trovato un senso più alto dell’arte, e cerco di fare del mio meglio affinché chi si pone come osservatore davanti alle mie opere possa entrare in un dialogo più profondo con esse.

Saba Masoumian. Namize
testo critico di Rossella Moratto

8 novembre 2019 – 21 dicembre 2019

Villa Contemporanea
Via Bergamo 20, Monza

Orari: da martedì a sabato 15.00-19.00
Ingresso libero

Info: +39 039.384963 – +39 339.3531733
info@villacontemporanea.it
www.villacontemporanea.it

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