MILANO | Palazzo Reale | Fino al 28 gennaio 2018
di MATTEO GALBIATI
Abbiamo acquisito una certa triste abitudine − spesso, purtroppo, del tutto giustificata − alla delusione dopo aver visitato una mostra che, dalle premesse di cartellone, ci ha illusi sulla qualità “eccezionale” della sua occasione: grandi nomi, necessari solo ad attrarre pubblico più che a definire contenuti; capolavori iconici sviliti in progetti inconsistenti (meglio sarebbe stato lasciarli nei musei di appartenenza, piuttosto che obbligarli a inutili e stressanti tour); scelte “minori” finalizzate a sostenere logiche di mercato. Quante volte, del resto, siamo usciti da mostre − magari anche attese − proprio con l’interrogativo del perché e della ragione di progetti simili?
Ebbene Palazzo Reale di Milano da settembre accoglie una mostra che ritrova “antiche”, oggi desuete, intenzionalità e finalità espositive: qui si torna a ripensare all’occasione della mostra come avveniva un tempo, quando le stesse erano concepite per approfondire gli studi su un autore; per far incontrare le opinioni di critici, direttori di musei, docenti universitari, studiosi in genere; per analizzare e restaurare opere; per ripercorrere scientificamente l’analisi di poetiche, tecniche e linguaggi. La mostra non era solo esposizione, ma anche motivo di studio e conoscenza, e nelle nobili sale dello spazio milanese questa impostazione torna a testimoniare il valore di un progetto autentico e importante. Se poi l’artista coinvolto è un genio assoluto come quello di Michelangelo Merisi (1571-1610), che noi tutti conosciamo per il toponomastico Caravaggio, garantito è anche il (facilmente prevedibile) successo, testimoniato, per altro, dalle quotidiane lunghe file di visitatori che attendono di nutrirsi della bellezza senza tempo della realtà-verità della sua drammatica pittura.
Questa è la terza esposizione che Palazzo Reale dedica a Caravaggio ma, rispetto le precedenti, qui abbiamo un progetto che ha un peso e un valore davvero differente, come diversa è la finalità e lo spunto iniziale: nel 1951 fu l’esimio lavoro di Roberto Longhi a far risorgere il Merisi dall’oblio, lungo alcuni secoli, in cui era caduta la sua figura. Un mito che divenne ri-scoperto in una Milano provata dalla Guerra Mondiale finita da pochi anni. Poi, il restaurato Palazzo Reale, ripropose nel 2005 la pittura di Caravaggio e dei suoi svariati emuli, per una mostra che si riallacciava all’epocale progetto longhiano. Due mostre connesse nonostante la lontananza temporale.
Oggi accogliamo un’esposizione − qui ci ricolleghiamo alla premessa iniziale − la cui intera attenzione resta rivolta al genio ribelle di Caravaggio. Anche il titolo definisce questo impegnativo orientamento: Dentro Caravaggio. Non abbiamo altra prospettiva, altro codice espressivo se non il suo, non possiamo far altro che immergerci nella sua poesia. Questo ci regalano gli organizzatori a Palazzo Reale: venti capolavori che assorbono tutta la nostra attenzione e ammirazione. Opere magnificenti che abbracciano un ampio arco temporale della vita del maestro lombardo. Opere che vengono dai principali musei italiani ed internazionali, con prestiti di rilievo e non affatto scontati. Venti opere che appaiono poche, ma sono moltissime se si pensa alla difficoltà di poterle raccogliere tutte assieme in un solo luogo. Già questo allontana lo spettro della delusione possibile, perché si entra a contatto solo con Caravaggio, spicca solo l’anima delle sue ombre e delle sue luci, l’urgenza della teatralità di gente semplice, autentica, forse anche rozza in alcuni soggetti, elevata al rango eterno della santità. Nulla distrae e distoglie il nostro sguardo dalla sua forte espressività, intensa e ancora dissacrante. Dal suo raccontare una bellezza vera, spontanea, naturale. Avulsa da ogni modello intellettuale e specchio della nuda verità della realtà.
I meriti della mostra poi non si limitano solamente all’eccezionalità delle tele esposte e alla scelta integralmente monografica: bisogna guardare anche alla sua genesi che inizia nel 2009-2012, quando, in occasione del quarto centenario della morte dell’artista, furono avviate indagini diagnostiche scientifiche (possibili per il prezioso sostegno del mecenatismo del Gruppo Bracco) su 22 tele riconosciute universalmente come autografe del Caravaggio (estese poi ad altri nove dipinti presenti in mostra).
Un progetto encomiabile che ha per protagonista Rossella Vodret che, allora alla Direzione della Soprintendenza speciale per il patrimonio artistico e etnoantropologico e per il Polo museale della città di Roma, si pose l’obbiettivo di compiere queste importanti ricerche. Quel desiderio di rileggere i capolavori del maestro innescò un meccanismo di virtuosa progettualità che, non solo ha portato a questa mostra, ma ha impegnato studiosi da tutto il mondo conducendo a inattese scoperte (di cui in mostra si rende conoscenza al pubblico).
L’allestimento misurato e sobrio permette di concentrarsi (salvo sovraffollamento da pubblico, ma non è cosa imputabile agli ineccepibili organizzatori) sull’immagine data dalla pittura del genio lombardo e, ancora, un’illuminazione perfettamente studiata lascia integro il fascino del chiaroscuro di Caravaggio, dominatore della teatralità rivelatrice della luce. Senza che “intralcino” la visione dei dipinti, 20 video (uno per ogni opera), posti sul retro del pannello che accoglie il dipinto, raccontano delle ricerche scientifiche e delle conseguenti scoperte, arricchendo la conoscenza di questi capolavori con il fascino del “dietro le quinte” di un lungo lavoro di ricognizione e indagine.
Tutte le stagioni della sua vita sono presenti in mostra, dalle prime prove più elaborate alle ultimissime, quando l’immagine resta quasi una teofania nervosa di un colore vibrante e svelto, che definisce solo l’essenziale occorrente alla visione, apparendo (o affondando) le immagini nel buio del nulla. Quando, tralasciando il virtuosismo del particolare, coglie la bellezza assoluta di un’impermanenza fuggevole, presagio di un tempo ormai ridotto.
Non vogliamo aggiungere troppi dettagli, definire troppo i contorni di questa mostra, perché vogliamo lasciare al desiderio e alla curiosità di scoperta del lettore (anche se per Caravaggio siamo certi non serva ad alcuno il nostro invito!) cogliere lo spunto utile per poter andare a vederla, certi che, nulla compromette il brivido di misurarsi con l’eccellenza di opere immortali e con la loro bellezza senza tempo.
Ci auguriamo che presto si finalizzi anche il progetto di aprire a Milano il preannunciato Centro internazionale di studi caravaggeschi, eventuale eredità preziosissima di una mostra di per sé già straordinaria.
Dentro Caravaggio
a cura di Rossella Vodret
promossa e prodotta da Comune di Milano, Palazzo Reale, MondoMostre Skira
in collaborazione con MiBAC – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
main sponsor Intesa Sanpaolo
con il sostegno di Gruppo Bracco
catalogo Skira
29 settembre 2017 − 28 gennaio 2018
Palazzo Reale
Piazza Duomo 12, Milano
Orari: lunedì 14.30-22.30 (lunedì 8.30-14.30 riservato scuole); martedì, mercoledì e domenica 9.30-20.00; giovedì, venerdì e sabato 9.30-22.30; ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
Ingresso intero €13.00; ridotto €11.00; ridotto Abbonamento Musei Lombardia e Skira €9.00; ridotto speciale €6.00; biglietto famiglia 1 o 2 adulti €11.00, ragazzi 6-14 anni €6.00; gratuito minori di 6, guide turistiche con tesserino di riconoscimento; giornalisti accreditati all’Ufficio Stampa, convenzioni
Info: www.palazzorealemilano.it
www.caravaggiomilano.it
info e prenotazioni: +39 02 92800375
www.vivaticket.it