SPOLETO (PG) | Palazzo Collicola | 26 giugno – 26 settembre 2021
Intervista a DAVIDE SILVIOLI di Matteo Galbiati
Scopriamo oggi insieme al curatore, Davide Silvioli, la mostra che José Angelino (1977) ha studiato appositamente per gli ambienti di Palazzo Collicola a Spoleto (PG). Qui una serie di interventi site-specifc compongono questa personale che, intitolata Resistenze, riassume l’approccio peculiare dell’artista rispetto alle energie e alle costituenti più elementari della natura e delle sue leggi per riaffermarle alla luce di processi di rielaborazione estetica. Arte e scienza si combinano nella sua azione per tradursi, secondo un raffinato concettualismo, in efficaci dispositivi visivi.
Ecco il resoconto della prima esperienza espositiva della Project Room(s) promossa dall’istituzione umbra:
Per la prima della Project Room(s) di Palazzo Collicola hai invitato José Angelino: come mai hai voluto iniziare questa nuova progettualità ospitando la sua ricerca?
L’interesse nei confronti del lavoro di Angelino, in questa circostanza, è emerso dal confronto con il direttivo del museo, in merito ai tratti da attribuire al progetto Project Room(s), nell’ambito della programmazione ordinaria. La sua ricerca, non riconducibile a un unico dominio operativo, ben rispecchia quanto l’iniziativa vorrebbe porre in rilievo; l’alto coefficiente di interdisciplinarità che caratterizza la sperimentazione artistica attuale e l’effettivo superamento di categorie determinate. In Resistenze, le prescrizioni di scultura, lavoro cinetico, installazione, opera a parete o di unità stilistica, come ravvisabile dal corpus proposto, sono subordinate a un proposito speculativo discriminante e omologante insieme. Ogni lavoro, così, sebbene vede il ricorso a espedienti tecnici diversificati, risponde alla medesima intenzione speculativa.
Pertanto, come Resistenze cerca di argomentare, la pratica artistica, generando permeabilità fra le cosiddette ricerche di base di settori disparati ma senza abdicare alla propria natura di ordine estetico, può essere mezzo efficace per sfumare le differenze che, convenzionalmente, demarcano un territorio attitudinale dall’altro, permettendo di estendere il perimetro dell’attuale categoria di “arte” verso destinazioni inedite e, in ultimo, sottraendola dal pericolo di un manierismo contemporaneo sempre più incalzante.
Gli interventi di Angelino sono pensati in stretta relazione con gli spazi del Palazzo che li accoglie: ci racconti quali sono le opere e come dialogano con il luogo? Come avete preparato questa mostra?
Il lavoro di Angelino, per sua peculiarità, tende a impostare un legame osmotico con l’ambiente che lo accoglie. Citando Szeemann, si potrebbe dire che “opera e spazio raccordano il loro respiro” e ciò, a fronte delle soluzioni conseguite in mostra, traspare nitidamente. Ovvio dire che, in tale dinamica, l’allestimento è calibrato in relazione agli ambienti di Palazzo Collicola, alle volte piuttosto connotati, e pensato in corrispondenza alle tempistiche di lettura delle opere; sono queste a scandire i modi d’approccio alla mostra.
Mediante un dettato espositivo contrassegnato da movimenti minimi, rumori flebili e tenui testimonianze visive, il progetto interseca un misurato numero di risultati afferenti agli ultimi due anni di sperimentazione dell’artista, di cui alcuni eseguiti espressamente per la personale in oggetto, dove ogni realizzazione è posta in rapporto con gli attributi architettonici e decorativi delle aree che la ospitano, istituendo affinità di carattere ora stilistico, ora concettuale, ora installativo. Ad esempio, si veda il mimetismo con cui Mosquitos si inserisce fra le salienze della rispettiva sala, il richiamo alla dimensione del tempo nella decisione di creare prossimità fra Lipari e un orologio fermo del XVIII° secolo oppure la specularità fra opera e spazio nella scelta di contestualizzare Roma by LED in una stanza dove, proprio come nel video, un’illuminazione a luci LED nella sua fase terminale causa un’interferenza luminosa. Quindi, nella genesi e nella definizione di Resistenze, successivamente a uno studio preliminare degli spazi del Piano Nobile del museo condotto dall’artista, nonché alla luce degli aspetti portanti della sua ricerca, è stato spontaneo concepire un’esperienza di mostra volutamente mimetica, segnata da lavori che, allo stesso tempo, si celano e si svelano al fruitore, chiedendo a quest’ultimo una concentrazione supplementare.
Per queste motivazioni, forse, si tratta di un progetto in controtendenza a quanto, oggigiorno, tanta contemporaneità va proponendo, dominata dalla cultura dell’inflazione mediale, del sovraesposto e dell’ipervisibile.
Questa mostra ha un titolo forte, Resistenze. A cosa fa riferimento?
Di pari passo all’esperienza di mostra, la titolazione ha un carattere implicito. Essa fa riferimento ai rapporti di resistenza reciproca che si innescano fra gli elementi che compongono i lavori esibiti. Ogni realizzazione di Angelino, difatti, è fondata sulla sinergia fra una pluralità di parti che, di concerto, concorrono alla definizione dell’opera, secondo nessi di azione e reazione. Ciò, seppur con dispositivi tecnici eterogenei, è riscontrabile in ciascun intervento dell’artista, dove le componenti impiegate, adempiendo alla propria natura fisica, entrano sì in antagonismo ma, ciò nonostante, giungono sempre a una risoluzione necessaria per la manifestazione dell’opera stessa. Nella fattispecie, si veda l’opposizione fra i magneti e i bicchieri in vetro o le pietre pomici – rispettivamente in Mosquitos e in Lipari – oppure, alludendo ai lavori luminosi, con elettricità e gas, fra gli elementi posti all’interno dei corpi di vetro, posizionati come a condizionare il regolare fluire della corrente. Solo dal contrasto fra tali parzialità è possibile percepire i rumori, i movimenti e gli effetti visivi che consentono la completa fruizione dei lavori.
Tale condizione, inoltre, permette di tematizzare questioni teoriche appartenenti all’analisi dello svolgimento degli eventi come la turbolenza, la complessità, il divenire, la relatività, fino a eseguire un tentativo di simmetria fra processi inerenti all’esercizio di fenomeni fisici e le modalità d’interazione degli individui, in un contesto di coesistenza. A tal fronte, menzionando Sini, viene spontaneo supporre che “la realtà è una relazione”.
Arte e scienza sono, quindi, al centro del pensiero dell’artista: come si sviluppa questo binomio nelle sue opere? Più in generale, quali sono i tratti salienti e i temi della riflessione di Angelino?
Osservando il lavoro di Angelino, relativamente a Resistenze, si riconosce una perfetta parità fra le ragioni dell’arte e quelle della scienza. Le realizzazioni esposte, evidentemente, sono foriere di metodologie proprie del sapere scientifico ma risolte secondo un atteggiamento disfunzionale, indirizzato a esplorarne le modalità di sussistenza, parallelamente alle conclusioni estetiche collaterali e comprendendone le anomalie. Ugualmente a come uno scultore farebbe con il marmo o un pittore con il colore, Angelino tratta i principi della fisica al pari di materie prime da lavorare, al punto di sovrapporre quasi indistinguibilmente fenomeno fisico ed evento estetico.
Inoltre, partendo proprio dalle parole dell’artista, si consideri che, in prima istanza, la sua speculazione “è protesa ad analizzare la realtà come il frutto di un’interferenza di elementi che abitano lo stesso luogo e lo stesso tempo”. Tale proponimento, effettivamente, ricalca la costituzione dei suoi lavori che – come anticipato – pongono sempre in essere una rete di correlazioni e influenze, a partire dallo spazio circostante. Dunque, le norme della scienza sono il mezzo a cui Angelino ricorre per sostanziare e dare espressione a una ricerca che non si limita alla mera trasposizione di un oggetto d’indagine da un settore a un altro – quindi dalla scienza all’arte – ma che, se vista in controluce, arriva a tradurre un sentire così complesso che la sola scienza o la sola arte, singolarmente, non riuscirebbero a fare.
Come possono connettersi al presente? Come risponde e si relaziona il pubblico con questi lavori?
L’attualità della ricerca di Angelino – come accennato – si evince nella facoltà di restituire problemi complessi attraverso una cifra estetica essenziale negli strumenti narrativi ma articolata nelle implicazioni scientifiche e nei plausibili risvolti simbolici. Grazie a tale inclinazione, il suo lavoro rinvia a questioni aperte appannaggio tanto della fisica quanto della filosofia, poiché senza tempo e di ordine universale. Tuttavia, quest’ultimo aspetto di contenuto si coglie solo dopo essere entrati in contatto con l’azione delle relative componenti materiali. Sono queste, attraverso svariate manifestazioni sensoriali, ad affrancare i suoi interventi dalle proprietà del percorso museale entro cui sono inserite e a catturare l’attenzione del visitatore, instaurandovi un’autentica interazione.
Hai già qualche idea sui prossimi progetti per la Project Room(s) di Palazzo Collicola? Hai qualche nome da anticiparci?
A causa dell’incertezza dovuta alle possibili contromisure governative in materia di pandemia, che, tuttora, non può considerarsi debellata, la programmazione dei musei pubblici è ancora affetta da un alto rischio di precarietà, tale da rendere difficile pronunciarsi su questo frangente con l’attendibilità necessaria. Ovviamente, si è iniziato a lavorare in funzione del prossimo appuntamento che, per ora, per non sbilanciarsi indebitamente, non si è ancora in condizione di anticipare.
Certa, invece, è l’intenzione di perseverare sulla verifica dei confini che frazionano le discipline, ipotizzando classi interstiziali, avventurandosi nelle zone creative non ancora lottizzate dal sistema dell’arte ed eleggendo la trasversalità della ricerca artistica contemporanea a sola costante del progetto. Il tutto, come nel caso di Resistenze e delle opere di José Angelino, con l’auspicio di tratteggiare un apparato critico ed espositivo in grado di sostenere le scosse derivanti dalla tensione fra antico e contemporaneo, fra arti visive e studi di altro genere.
José Angelino. Resistenze
a cura di Davide Silvioli
in collaborazione con Fondazione Carla Fendi, Mahler & LeWitt Studios, Galleria Alessandra Bonomo
26 giugno – 26 settembre 2021
Palazzo Collicola
Piazza Collicola, Spoleto (PG)
Info: +39 0743 46434
info@palazzocollicola.it
spoleto@sistemamuseo.it
www.palazzocollicola.it