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MILANO | Triennale di Milano | 13 febbraio – 6 marzo 2016

La Triennale di Milano ha aperto una mostra che porta per la prima volta in Italia il lavoro e la ricerca di Xu Bing (1955), rappresentante di spicco a livello internazionale dell’arte cinese contemporanea, esposto nei musei più prestigiosi d’Europa, Asia e Stati Uniti, che, per quest’occasione, viene messo in dialogo e confronto con una serie di altri artisti a lui affini.

Guy Rombouts, Azart Alphabet, in Chinese Utopias Revisited, The Elephants, Palais des Beaux Arts, BOZAR, 2015

Centrale nella sua indagine artistica ed estetica resta, fin dai primissimi esordi giovanili, da una riflessione indirizzata ad un approfondito studio sui meccanismi misteriosi del linguaggio e della parola scritti.  Tra i più autorevoli artisti della Cina moderna, la fama e la reputazione di Xu Bing in patria supera quella di Ai Wei Wei, altro maestro del grande paese orientale con cui lo stesso Xu Bing si trasferì negli Stati Uniti nei primi Anni Novanta, prima di tornare a Pechino.
Il progetto di questa esposizione si genera da due considerazioni indipendenti: la prima dagli otto padiglioni che, nel 2013 per la Biennale di Venezia, ha riunito in laguna, per la prima volta, più di 100 artisti cinesi che, però, non riuscirono a catalizzare molta attenzione, quasi nei loro confronti ci fosse ancora un giudizio troppo prevenuto. In questo caso, il maestro Xu Bing, che già vantava un nutrito numero di partecipazioni a manifestazioni internazionali, non partecipò. La seconda nasce dalla visione da parte del curatore dell’opera The Character of Characters che a Pechino, sempre nel 2013, si offriva come una delle opere più ambiziose che il maestro ha proposto negli ultimi anni.

Xu Bing, Book of the ground

Questa si compone da un’animazione video che, in 17 minuti di proiezione e attraverso 5 proiettori, lascia scorrere sulla parete, quasi fosse una pergamena, una pellicola di 12 metri che racconta la nascita degli ideogrammi cinesi, sviluppati dall’osservazione e dall’ispirazione della Natura.
Dopo questo incontro, Hans de Wolf volle, in collaborazione con Xu Bing, portare a Bruxelles otto grandi artisti cinesi che, in mostra, aprissero un intenso confronto con altri maestri occidentali loro affini, per lasciar decorrere in ogni stanza il flusso di un dialogo continuo, all’insegna di un ritrovato spirito universale.

Alighiero Boetti, Tapestries

Dal successo di quella mostra nasce il progetto dell’istituzione milanese che, con un’inedita definizione, porta la nuova versione della stanza di Xu Bing. The Character of Characters si confronta l’Alphabet Bété, il primo e unico alfabeto sviluppato in Africa, che si struttura sulle 426 sillabe dell’artista africano Frédéric Bruly Bouabrénonché.
La stanza si completa poi con le opere di Marcel Broodthaers, Alighiero Boetti, Piero Manzoni, Le Corbusier, Guy Rombouts e Jyvia Soma Mashe.

Xu Bing. Worlds of Words – Goods of Gods
a cura di Hans de Wolf
assistenti Sanne Sinnige, Penny Xu
prodotta da Triennale di Milano e Regione di Bruxelles-Capitale
con la collaborazione di Vrije Universiteit Brussel, Academia di Brera, Ministero degli Affari Esteri del Belgio, Flanders State of the Arts, Fédération Wallonie Bruxelles, Mobull 

Artisti: Xu Bing, Frédéric Bruly Bouabré, Jyvia Soma Mashe, Marcel Broodthaers, Alighiero Boetti, Piero Manzoni, GuyRombouts, Le Corbusier, Christian Dotremont

13 febbraio – 6 marzo 2016

Triennale di Milano
Viale Alemagna 6, Milano

Info: +39 02 724341
www.triennale.org

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