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BRESCIA | Palazzo Martinengo Cesaresco | 7 luglio – 18 settembre 2022 

di ALESSIA PIETROPINTO

Entrare in punta di piedi all’interno di un mondo fantastico, un mondo fatto di sogni, speranze, visioni, un mondo fiabesco, surreale, enigmatico, un mondo che profuma anche di biscotti zuccherati e diviene punto di passaggio verso infinite possibilità interpretative.
Palazzo Martinengo Cesaresco di Brescia ospita – fino al 18 settembre 2022 – Una Generazione di Mezzo: mostra di Armida Gandini e Gabriele Picco nata da un’idea di Albano Morandi e coordinata da Ilaria Bignotti con la collaborazione di Camilla Remondina. Due artisti bresciani portano in scena opere concettualmente equiparabili, ma formalmente differenti, lavori scultorei, pittorici, installativi e multimediali che lasciano trasparire la forma mentis artistica di due personalità che, sinergicamente, si destreggiano tra molteplici linguaggi espressivi andando ad indagare svariate tematiche che si concretizzano in una manifestazione della loro interiorità artistica.

Armida Gandini, Corrispondenza: Marnie, lettera spedita e ritornata al mittente, 2021. Veduta della mostra Armida Gandini. La terra e le fantasticherie, 2022, Palazzo Martinengo Cesaresco, Brescia Photo credits Petrò Gilberti

Armida Gandini (Brescia, 1968), attraverso quello che potremmo definire un modus operandi eclettico e tecnicamente variegato, conduce la sua ricerca artistica sul tema dell’identità, sull’intima ricerca della propria persona, del proprio io interiore che, celato da anni di quiescenza emotiva, necessita di venir fuori, di essere estrapolato e reso tangibile. Oggetti di uso quotidiano, elementi reali e concreti vengono dall’artista decontestualizzati e resi sotto una diversa prospettiva; privati della loro funzione originaria danno vita ad innovativi stimoli sensoriali in grado di indagare le dinamiche che conducono ad affrontare, combattere e superare ostacoli e vicissitudini traumatiche che intralciando il cammino plasmano la persona e la sua personalità. Ciò che emerge osservando le opere di Gandini è, inizialmente, un senso di pace, un’apparente tranquillità mentale ed emozionale, una quiete interiore derivante forse dalle immagini utilizzate che rimandano ad un mondo ormai lontano; vecchie foto di famiglia, libri appartenenti al mondo dell’infanzia e un’atmosfera a tratti fiabesca accoglie il visitatore, conducendolo in La terra con le sue fantasticherie. La mostra, suddivisa in sezioni tematiche-monografiche e curata da Gabriele Salvaterra, procede e si evolve, assume una diversa fisionomia, più matura e meno fiabesca.

Armida Gandini, Pubblico dominio – Geografie umane, 2022, video, tappeti ritagliati e sovrapposti, dimensioni variabili. Veduta della mostra Armida Gandini. La terra e le fantasticherie, 2022, Palazzo Martinengo Cesaresco, Brescia Photo credits Petrò Gilberti

La seconda sala accoglie alcuni lavori che, emblematicamente, evidenziano la passione di Gandini per il cinema; Marnie di Hitchcock, film che sancisce l’amore incondizionato dell’artista nei confronti del mondo cinematografico, viene così ripreso mediante una riappropriazione e reinvenzione di singoli elementi, caratteristici e facilmente riconoscibili, isolati e reinseriti in una innovativa rilettura stilistica e segnica. I temi scelti dall’artista vengono icasticamente affrontati servendosi di materiali, tecniche e modalità comunicative che si differenziano tra loro ma, al contempo, si auto bilanciano in un corpus unico di opere incentrate sui concetti di dolore, patimento, crisi identitarie, viaggi e confini. Il colore rosso preponderante, disturbante e fortemente comunicativo lascia spazio all’oscurità presente nella stanza successiva, un’ambiente buio e religiosamente silenzioso, un luogo sterile da ogni elemento disturbativo accoglie al suo interno candide e cristalline lacrime, gustose e dolcissime, che, condensate, catturano ed intrappolano al loro interno l’intera sofferenza umana. Così, mediante tappetti orientali usati e ritagliati, spezzoni di film ed immagini appartenenti alla storia dell’arte, Armida Gandini riflette sull’esistenza dell’essere umano, sulle traumatiche conseguenze di un destino apparentemente già segnato e sulla necessità di ridisegnare e ricostruire la propria identità.

Gabriele Picco. Clouds Never Say Hello, installation view, Palazzo Martinengo Cesaresco, Brescia Photo Giuliano Radici

Il confronto artistico per il progetto espositivo Una Generazione di Mezzo vede protagonista anche Gabriele Picco (Brescia, 1974), artista di origini bresciane che – con la curatela di Claudio Musso – presenta Clouds never say hello: una serie di opere inedite che, seguendo quella sua sottile e tagliente ironia, affrontano delicati temi quali la nascita, la morte, la religione e la sessuologia con uno sguardo sempre diretto verso la discordante e contradditoria esistenza dell’essere umano. Parole e immagini, connubio decisivo per rendere evidente la sua sferzante e travolgente capacità comunicativa, trovano un confronto diretto nell’installazione a parete, presente nella sala al piano superiore, composta da carta da parati su cui ritroviamo disegni stilizzati accompagnati da frasi brevi ma impattanti, slogan di immediata lettura che diventano segno riconducibile della sua poetica artistica. La nuvola, altro elemento che contraddistingue il lavoro di Picco, si ripresenta come impalpabile ed incorporea metafora di un’apparente leggerezza, come simbolo poetico rarefatto ma presente, come fenomeno atmosferico leggiadramente sospeso in una onirica dimensione ma ossimoricamente solido, resistente e consistente.

Gabriele Picco. Clouds Never Say Hello, installation view, Palazzo Martinengo Cesaresco, Brescia Photo Giuliano Radici

Presenti in due differenti sale appaiono, nella prima, saldamente legate sul portapacchi di modelli in scala di auto storiche del secondo Novecento e, nella seconda, fluttuanti ed eteree mentre sorreggono, tra le morbide curve scolpite in differenti tipi di marmo, piccoli volatili imbalsamati le cui variopinte piume trovano un riscontro cromatico con le marmoree sfumature della nuvola sottostante. Sgomenta e suscita una curiosa perplessità la stanza le cui pareti sono state interamente ricoperte da 18.000 savoiardi perfettamente posizionati, 18.000 biscotti zuccherati il cui profumo amplifica maggiormente la dis-percezione fisica e sensoriale ricercata e voluta dall’artista. Un clima sognate, surreale e a tratti mistico pervade l’intera esposizione composta da una serie di lavori che intendono scardinare tabù e condurre lo spettatore ad una personale riflessione sulla solitudine umana e sull’insita capacità di ognuno di reinventarsi costantemente rinascendo dalle macerie di una precedente ed ormai sfiorita vita passata. 

Armida Gandini. La terra e le fantasticherie
a cura di Gabriele Salvaterra

Gabriele Picco.Clouds never say hello
a cura di Claudio Musso

per

Una Generazione di Mezzo
da un’idea di Albano Morandi
coordinamento Ilaria Bignotti
con la collaborazione di Camilla Remondina

7 luglio – 18 settembre 2022 

Palazzo Martinengo Cesaresco
Via Musei 30, Brescia

Orari: venerdì dalle 16.00 alle 19.00, sabato e domenica dalle 10.00 alle 19.00
Ingresso libero 

Info: fondazioneprovinciadibresciaeventi@gmail.com
www.fondazioneprovinciadibresciaeventi.it

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