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VENEZIA | Procuratie Vecchie | Fino al 24 novembre 2024

di MATTEO GALBIATI

A Venezia si rinnova una certa tendenza che, da diversi anni a questa parte, in concomitanza con La Biennale, vede amplificare i numerosi eventi collaterali la cui qualità, in molti casi, è davvero di altissimo livello. Di rigore scientifico, con scelte accuratissime e con una misura giusta nell’allestimento certamente segnaliamo, tra questi, Robert Indiana: The Sweet Mystery, grande antologica che porta negli spazi delle Procuratie Vecchie la storia artistica del celebre artista americano.

Robert Indiana: The Sweet Mystery, installation view, Procuratorie Vecchie, Venezia Photo credit Marco Cappelletti

Come si diceva questa mostra imperdibile è tra gli eventi collaterali di maggior rilevanza della 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia.
Curata da Matthew Lyons e presentata da Yorkshire Sculpture Park, la mostra di Indiana, ha non solo il merito di un’altissima qualità della proposta e dei contenuti, ma anche di definire con uno sguardo ampio il percorso di un autore che, altrimenti, resterebbe sminuito dalle iconiche opere della serie Love, con cui il pubblico abitualmente è solito identificarlo in maniera sommaria, sbrigativa e decisamente riduttiva.
Nelle sale dello spazio veneziano, invece, si racconta una storia e una ricerca articolate, complesse, dove i rimandi, le connessioni e i dialoghi ci restituiscono la pienezza delle analisi e delle riflessioni che Indiana ha sviluppato nel corso della sua vita.

Robert Indiana sitting in the plant room at his Coenties Slip studio, 1964. Photograph by William John Kennedy. © William John Kennedy. Courtesy of kiwiartsgroup.com

È, quindi, Robert Indiana che non ci si aspetta quello che incontriamo in questa mostra entrando in contatto con lavori che, forse, bene conoscono (o dovrebbero conoscere) solo gli storici dell’arte più accorti e preparati o che appassionati ammirano i collezioni, fondazioni e musei. Apprezziamo moltissimo, quindi, che l’occasione della Biennale sia quella giusta per studiare la figura di questo maestro secondo direttrici più larghe di quelle abituali e che una personale ricca come questa può naturalmente offrire. Proprio l’ampiezza significante della sua ricerca, in cui l’oggetto e la parola scritta si intrecciano, in cui materia e colore si inseguono e si relazionano, in cui un corollario di letture, diversissime e intensissime, si uniscono a risultati di sperimentazioni differenti, dove un approccio minimalista confluisce in un conciso gusto pop, rimbalza da un lavoro all’altro diventando elemento rilevatore dei temi portanti del suo pensiero.

Robert Indiana: The Sweet Mystery, installation view, Procuratorie Vecchie, Venezia Photo credit Marco Cappelletti

In questo senso la mostra ci permette di leggere opere totemiche come le Columns, composte da oggetti trovati e di recupero, che dichiarano il senso di una spiritualità di echi antichissimi; la semplice complessità di tele come The Sweet Mystery (del 1960-62 che è tra i primi lavori in cui compare la parola scritta), in cui si riduce all’essenziale l’ampiezza di indagini esistenziali più profonde o le numerose tele e sculture con l’evidenza dichiarativa della parola scritta in cui il rimando all’identità e alla condizione umana sono più immediatamente deducibili.
Robert Indiana emerge come figura complessa, elaborata, capace di osservare il proprio tempo e di tradurne lo spirito nell’intensità potente delle sue opere che non possono lasciare mai indifferenti, che incombono, che accolgono, che intercettano sempre l’attenzione del visitatore. Sala dopo sala il desiderio di conoscenza e di comprensione di ogni sua creazione si traduce in momenti di conoscenza anche di un’epoca e delle storie vissute e trascorse, così come del nostro presente e, perché no, indicazione per un futuro differente.

Robert Indiana: The Sweet Mystery, installation view, Procuratorie Vecchie, Venezia Photo credit Marco Cappelletti

Capiamo che per lui un’opera può diventare iconicamente potente e perdurante se non resta mai slegata da rimandi e da sofisticate connessioni con la società, la storia, la letteratura, la religione, la politica, …
In questo senso più panoramico, allora, si comprende meglio il messaggio complessivo che gli oltre 40 capolavori esposti nella mostra veneziana portano sottotraccia: l’intrigante autoreferenzialità e il silenzioso ermetismo – abbiamo compreso essere solo apparenti – di Indiana trascendono il limite dell’immagine e affrontano, compromettendosi, le questioni più pressanti dell’esistenza di ogni uomo interrogandolo sulle problematiche più urgenti di quel “dolce mistero” che è la sua (nostra) vita.

Robert Indiana: The Sweet Mystery
a cura di Matthew Lyons
presentata da Yorkshire Sculpture Park
Evento collaterale della 60. Esposizione Internazionale dArte – La Biennale di Venezia

17 aprile – 24 novembre 2024

Procuratie Vecchie
Piazza San Marco 105 (secondo piano), Venezia

Orari: da mercoledì a lunedì 10.00-19.00 (fino al 31 ottobre); 10.00-18.00 (dall’1 al 24 novembre)

Info: robertindianavenice2024.com
robertindiana.com
www.labiennale.org

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