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MILANO | Triennale di Milano | 5-30 marzo 2014 

La Triennale di Milano presenta, prima tra le istituzioni italiane, due mostre dedicate ad altrettanti giovani e talentuosi artisti americani: Michael E. Smith e Ian Cheng, due esposizioni distinte ma che dialogano attraverso elementi e tematiche comuni e condivise.
In entrambi gli artisti, seppur con linguaggi espressivi assai diversiabbiamo modo di ammirare l’approccio visionario: tutti e due osservano le tensioni del tempo contemporaneo e cercano di individuarne modalità di reazione e/o di resistenza che si originano e plasmano dalla reazione all’ordinario. Da queste modalità di risposta ottengono esiti stranianti e processi imprevedibili che costringono chi osserva i loro lavori a rivedere le proprie posizioni, pensieri e possibilità.
Michael E. Smith, che è tra gli artisti americani più interessanti della sua generazione, ha già ottenuto diversi prestigiosi riconoscimenti ed ha esposto in importanti istituzioni internazionali: per questa mostra, che è stata prodotta in collaborazione con il CAPC – Musée d’art contemporain de Bordeaux – l’artista offre una versione completamente rielaborata della personale nel museo francese, inserendo nuovi lavori, pensati appositamente per lo spazio milanese, fra cui una tra le più grandi installazioni che abbia mai realizzato.

Ian Cheng, Entropy Wrangler, 2013, live simulation, infinite duration, sound screen capture still

I materiali del suo lavoro sono estremamente eterogenei: poveri, industriali e di recupero, vengono spesso alterati sino a far perdere la propria funzione originaria. Con un’evidente usura data dal tempo, la loro immagine, ferita ed alterata, diventa evocativa di paesaggi postapocalittici e, legata in modo non convenzionale ai luoghi dell’esposizione, sembra porre questi lavori quasi in agguato e pronti ad assalire il visitatore e il suo sguardo. Smith, che non crea mai due volte lo stesso allestimento, per la mostra alla Triennale creerà sul posto, nei giorni dell’installazione, le nuove opere presentate.
Ian Cheng lavora su corpi fisici che pone entro l’artificilità di uno spazio virtuale dove ne sollecita e verifica potenzialità e interazioni. Da queste rielaborazioni derivano gli esiti conseguiti da tali processi stranianti e imprevedibili, da cui lo spettatore ricava una revisione dei propri strumenti conoscitivi e della propria esperienza reale. L’arte, per Cheng, diventa il mezzo per sviluppare una sensazione di incertezza entro cui far trapelare il comportamento umano inconscio di cui l’artista diventa abile regista. Egli sperimenta relazioni tra la corporeità fisica e gli stati percettivi, dove le simulazioni artificiali hanno modo di amplificarsi e proiettarsi all’esterno, all’ambiente. Le sue immagini suscitano emozioni contrastanti, perché alla loro riconoscibilità e familiarità accomodante si sostituisce uno stato di angoscia, sconcerto e inquietudine che mina l’idea stessa di esperienza riconoscibile.
La virtualità cangiante e alterante delle sue opere lascia emergere anche un senso di vitalità propositiva nel non generare mai immagini e forme identiche o ripetute. Ogni visione resta sempre unica e irripetibile, entro un tempo dilatato la cui fine e inizio non sono mai determinati o dichiarati.

Michael E. Smith 

a cura di Simone Menegoi e Alexis Vaillant
 

e

Ian Cheng
a cura di Filipa Ramos 
 

5-30 marzo 2014

Triennale di Milano
Viale Alemagna 6, Milano 

Orari: da martedì a domenica 10.30-20.30; giovedì 10.30-23.00
Ingresso: €6,00; €5,00; €4,00 

Info: +39 02 724341
www.triennale.org 

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