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BRESCIA | Palazzo Martinengo Cesaresco | 8 ottobre 14 novembre 2021

di ALESSIA PIETROPINTO

Il più piccolo ed impercettibile difetto messo in evidenza, la fragilità del supporto che riacquista solidità apparente, lo scarto che diviene protagonista, il vuoto che si tramuta in pieno. Un’intensa ricerca artistica che sembra non esaurirsi mai, un linguaggio variopinto in grado di toccare ed analizzare ogni situazione, ogni realtà, ogni aspetto. Albano Morandi (Salò, 1958), artista poliedrico ed eclettico, espone la sua visione artistica – primo capitolo del progetto triennale Una Generazione di Mezzo dedicato a cinque artisti bresciani (a quella di Morandi seguiranno poi le personali di Maurizio Donzelli, Armida Gandini, Paola Pezzi e Gabriele Picco) – in una mostra nel nobiliare Palazzo Martinengo Cesaresco di Brescia, volta a ripercorrere la sua vita e il suo lavoro artistico dagli esordi fino ad oggi. La sua ricerca trova fondamento nella costante sperimentazione e nella voglia di mettersi in gioco usufruendo di tecniche, supporti e materiali diversi tra loro. Collage, dripping, frottage, sculture e pittura ad olio e acquerello danno vita così ad un denso archivio creativo che rispecchia pienamente l’anima dell’artista.

Albano Morandi. Qui non c’è assolutamente nulla d’insolito per quanto posso vedere, eppure ardo dalla curiosità e dalla meraviglia. Opere 1981-2021, veduta della mostra (“10m2” di pittura, 2021, installazione site specific), Palazzo Martinengo Cesaresco, Brescia

Il percorso espositivo, costruito cronologicamente a partire da opere che risalgono agli Anni ’80 e arrivano sino ad oggi, mette in luce la poetica di Morandi basata su scambi reciproci con il mondo esterno; un’intima relazione che stravolge tutto ciò che la realtà ha da offrire, trasformandola in qualcosa di nuovo. Oggetti di uso comune dimenticati, fogli di carta, fiori essiccati e candelabri rotti creano collage tridimensionali che rispecchiano il senso ultimo del suo lavoro: sfruttare ciò che il territorio mette a disposizione al fine di stabilire una solida e produttiva relazione con la società nella quale viviamo.
Morandi utilizza vari materiali tra cui la carta di riso che, fissata direttamente sulla parete, acquisisce una nuova essenza, si tramuta in un residuo pittorico vivo; le sue impurità vengono qui rimarcate grazie al sapiente uso del colore che, estraniandosi da quella che è la sua primordiale funzione, racconta allo spettatore la personale ed intima storia celata tra quei filamenti biancastri che la compongono.

Albano Morandi. Qui non c’è assolutamente nulla d’insolito per quanto posso vedere, eppure ardo dalla curiosità e dalla meraviglia. Opere 1981-2021, veduta della mostra (Meccaniche della meraviglia, 2003, assemblaggio di oggetti trovati con gesso e cera), Palazzo Martinengo Cesaresco, Brescia

Velature cromatiche, composte da strati sovrapposti di acquerello diluito, amplificano e rendono tangibili i suoi racconti sospesi appartenenti ai cicli pittorici della seconda metà degli Anni ’80. Necessitando di una lunga tempistica esecutiva, il suo operato si trasforma in una sorta di azione rituale catartica, un gesto cerimoniale volto a cogliere la vera ed intima essenza dell’opera stessa.
La scelta dei colori utilizzati, frutto di una riflessione concettuale, dona valore contemplativo all’opera dotata di densità materica e leggerezza tonale. Le forme sottostanti che tentano di riemergere – realizzate con la tecnica del dripping – pongono in evidenza ciò che solitamente si cela al di sotto dello strato pittorico, creando così una continuità segnica con le impurità della carta delle opere precedenti. I segni evocativi, frutto di una sintesi formale e concettuale tra cielo e terra, tra elemento fisico ed elemento trascendente, catturano lo sguardo dell’osservatore e lo trasportano in uno stato di trance emozionale in cui il cielo, divenendo cielo mentale, conduce la sua pittura ad un piano intellettuale.

Albano Morandi. Qui non c’è assolutamente nulla d’insolito per quanto posso vedere, eppure ardo dalla curiosità e dalla meraviglia. Opere 1981-2021, veduta della mostra (Formichieri trampolieri, 1986, trittico), Palazzo Martinengo Cesaresco, Brescia

Durezza e inconsistenza, pesantezza e leggerezza, rigore formale e astrazione: un gioco di sinonimi e contrari, di contrapposizioni e disequilibri che trasportano lo spettatore nelle più intime e personali stanze metaforiche che compongono la vita di Morandi che lavora cambiando senso di marcia e stravolgendo, con le sue installazioni, la percezione che si ha degli oggetti attorno a noi.
Forme difficili da percepire, essenze evanescenti che fluttuano in uno spazio inafferrabile, vuoti che si tramutano in vie di accesso per forme ulteriori di bellezza; la sua non è solo arte, è una composizione poetica, un nitido riflesso di ciò che siamo e della realtà che, faticosamente, tentiamo di comprendere e percepire.

Albano Morandi. Qui non c’è assolutamente nulla d’insolito per quanto posso vedere, eppure ardo dalla curiosità e dalla meraviglia. Opere 1981-2021
nell’ambito del progetto triennale Una Generazione di Mezzo
a curata di Ilaria Bignotti
coordinamento curatoriale di Ilaria Bignotti

con la collaborazione di Camilla Remondina
con contributi critici di Ilaria Bignotti, Vera Canevazzi, Claudio Musso

8 ottobre 14 novembre 2021

Palazzo Martinengo Cesaresco
Via dei Musei 30, Brescia

Orari: mercoledì, giovedì e venerdì 9.00-16.30; sabato e domenica 10.00-19.00; lunedì e martedì chiuso

Info: www.albanomorandi.it

 

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