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NEW YORK | Cara Gallery | 3 marzo – 16 aprile 2016

di GIUSEPPE ALLETTO

Agostino Arrivabene porta per la prima volta negli Stati Uniti la sua alta riflessione su temi quali morte, rinascita e metamorfosi. La sua arte, in mostra alla Cara Gallery di New York, affronta quel nodo fondamentale che appartiene tanto alla filosofia quanto alla religione, così come all’alchimia e alla pratica pittorica stessa. Il suo corpus di opere costituisce una sorta di wunderkammer colma di oggetti dalla preziosità estenuata e costellata da finestre magiche che ci permettono di spiare eventi miracolosi fuori da ogni tempo, oltre il Tempo.

Agostino Arrivabene, Andros-gynè 2015/2016 olio, foglia d'oro su lino trasportato su tavola cm 50x40

Agostino Arrivabene, Andros-gynè 2015/2016 olio, foglia d’oro su lino trasportato su tavola cm 50×40

Ierogamia come unione degli opposti, come sintesi totalizzante di vita e morte, di luce e tenebra, di maschile e femminile. Arrivabene supera il rovello dell’arte contemporanea, che è l’indagine sul Concetto, per giungere direttamente all’Archetipo. L’archetipo come modello di comprensione di atavismi altrimenti indecifrabili e come chiave di volta per svelare il senso delle nostre pulsioni più oscure e indicibili.
In questo Arrivabene non è “antimoderno” ma piuttosto Oltre-moderno.

L’incontro erotico letto come sintesi sublime di opposti diventa nella tela Sacrum Facere il punto di arrivo di un percorso, quello dell’artista italiano, votato da sempre a sondare i misteri del nascere e del disfarsi di ogni cosa. All’acme di questa tensione conoscitiva non può che seguire una tregua che opera nello spazio archetipico del mito e che viene trasfigurata nel simbolo dell’ermafrodito.

A differenza di quanto è stato scritto con insistenza in diversi magazines l’arte di Arrivabene, più che raccogliere suggestioni della pittura americana dell’800, si presenta come profondamente italiana. Non tanto per l’intervento dell’artista sulle iconografie della tradizione o per il complesso trattamento a cui sottopone la materia pittorica quanto per il fatto che, come nella grande pittura antica del nostro Paese, l’oggetto della ricerca dell’artista nativo di Rivolta d’Adda è la dimensione spazio-temporale. In lui la ricerca sullo Spazio diventa ricerca “nello” spazio, funzionale alla creazione un cronotipo idillico alla Bachtin che, in senso pittorico, aspira a distruggere ogni legame consueto, sia visivo sia poetico, creando metafore inattese tali da dissolvere i confini del tempo. Lo spazio, più che essere rappresentato, viene evocato sulla tela che diventa così una “tabula rasa” dove a fondersi sono culla e tomba, infanzia e vecchiaia, eternità e futuro.

Agostino Arrivabene Hierogamy, veduta dell'allestimento alla Cara Gallery di New York

Agostino Arrivabene Hierogamy, veduta dell’allestimento alla Cara Gallery di New York

La ricerca nello spazio, condotta dall’artista, può essere letta come indagine sul Tempo, nel tentativo di trascrivere in forma simbolica l’indagine sulla Storia, tanto quella psicoanalitica del singolo quanto quella antropologica del gruppo. In Arrivabene l’itinerario dello sguardo diventa itinerario della storia e si può ben dire che, a una “spazializzazione dell’immagine”, si aggiunge una “temporalizzazione” della stessa.

Dalla Nigredo, che è confronto con l’Ombra junghiana, all’Albedo, che è raggiungimento della luce dopo il percorso attraverso l’oscurità del “ventre del drago”, il percorso espositivo/iniziatico proposto dall’artista si gioca tra i due poli estremi segnati da opere quali EA-Exit e Cauda Pavonis. L’oscurità di cui si veste la dea greca protagonista del primo dipinto viene superata da un’apparizione multicolore che anticipa benigne teofanìe.

Agostino Arrivabene, Sacrum Facere, 2015-2016 olio su lino cm 191 x 135

Agostino Arrivabene, Sacrum Facere, 2015-2016, olio su lino, cm 191×135

In Sacrum Facere è lo slancio verso il principio ordinatore della luce a fare la sua comparsa e a essere sintetizzato nell’amplesso mistico tra maschile e femminile, tra bianco e nero, tra unità e dispersione. L’opera chiude una fase di contemplazione da parte di Arrivabene del mistero della resurrezione pagana configurandosi essa stessa, nel suo farsi, come riduzione microcosmica del ciclo vita-morte-rinascita: l’artista, infatti, non contento in un primo momento del risultato raggiunto, ha gettato nel fuoco la tela, per poi trovare, improvvisa, l’ispirazione nel ribollire della pellicola pittorica devastata dalle fiamme. Arrivabene ha così ripreso in mano il supporto e, l’opera, come una fenice, è stata pronta a risorgere e ad accogliere la rivelazione dello ἱερὸς γάμος, il “matrimonio sacro” tra “sponsa” e “sponsus” alchemici, pronti a presenziare alla genesi ierogamica.

Agostino Arrivabene. Hierogamy

3 marzo – 16 aprile 2016

Cara Gallery (508 W 24th Street – New York, NY 10011)

Orari: lunedì – venerdì dalle 10.00 alle 18.00

Info: +1 (212) 242-0444
info@caragallery-llc.com
press@caragallery-llc.com
caragallery-llc.com

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