PARIGI | Bourse de Commerce | Fino al 19 febbraio 2024
di FRANCESCO FABRIS
L’incantevole Bourse de Commerce, sede parigina della collezione Pinault, ospita una sontuosa retrospettiva per onorare la memoria di Mike Kelley (Detroit, 1954 – Los Angeles 2012) artista visionario, eclettico ed inclassificabile.
Il progetto, realizzato di concerto con la Tate Modern di Londra che lo ospiterà dall’autunno prossimo, è presentato all’interno della rassegna Mitologie americane, un ciclo di esposizioni appena varate dalla collezione Pinault.
Ghost and Spirit, questo il titolo, è una citazione dello stesso Kelley, che si definiva fantasma − essere per lui evanescente − ma al contempo spirito, ossia essenza permanente ed eterna, come di sicuro è stato nell’arte a sé contemporanea e successiva, peraltro dallo stesso definita una “realtà disfunzionale”.
Guidati dalla deliziosa accoglienza del curatore Jean Marie Gallais, ci abbandoniamo all’immersione nel Salon, nella Rotonde e nelle sale del secondo piano, dove lo spirito dell’artista ci racconta, in maniera ricca ed esaustiva, la sua visione dell’arte.
Da sempre attento ai luoghi sporchi e bui dell’umanità, al fascino decadente del caos, all’impurità dell’esperienza umana ed al comune senso di inadeguatezza e sconfitta, Kelley viene sbrigativamente inquadrato nel genere post-human, nonostante le sue incursioni in media diversi gettino una luce continua sulle dinamiche trash, sul lato meno lirico del pop, attraverso citazioni colte che confermano una salda conoscenza di filosofia e psicanalisi, di letteratura e costume.
Le modalità e le tecniche, le provocazioni e le derive con le quali l’eclettico interprete della scena punk americana si è occupato di temi individuali e sociali quali la memoria, il sentimento e l’infanzia, l’educazione e l’autorità, la religione e la sessualità, sono dettagliatamente compendiate nell’esposizione organizzata attorno ad un nucleo centrale di chiaro effetto, a cui fanno eco le molteplici indagini suddivise per decenni di attività.
L’interno della Rotonda, il tronco di cilidro opera di Tadao Ando che occupa lo spazio centrale dell’edificio, ospita un visionario progetto a cui Kelley si era occupato dal 1999.
Il ciclo denominato Kandor ci racconta della mitica città natale di Superman, dal quale deve scappare abbandonando il pianeta Krypton dopo che un malvagio ne ha miniaturizzato gli edifici. Muovendo da una serie di ventuno riproduzioni contenute nei fumetti, nei quali la città non è mai rappresentata uguale a se stessa, Kelley realizza altrettanti “modellini” di resina, colorati e pop, effigi di quel luogo che − grazie alla malinconica memoria − il supereroe richiama in vita in ogni episodio, per riattivare la sua forza, il senso della sua missione e la speranza che la assiste. Sulle pareti, video instabili rafforzano il senso di precarietà e di smarrimento dinnanzi ad un passato ineluttabile.
Al secondo piano, la sala Monkey Island (1982-1983) ci racconta del tentativo dell’artista, all’esito delle prime performance, di rappresentare la sua costellazione di senso ricorrendo a foto, disegni, oggetti ed altri elementi che ricercano la simmetria attorno al simbolo della “X”, ritenuto quasi una matrice di ordine all’interno del caos che tanto smarrimento genera.
Le sale The Poltergeist e The Banana Man ci introducono un Kelley antropologo, impegnato ad analizzare senza giudizio le manie e le pulsioni umane ed a perdersi nel territorio dell’occulto e dell’informe.
Nelle due performance storiche l’artista si presenta truccato ora da medium ora da protagonista del cartone animato, abbandonandosi a quel trasformismo ed a quella identità mutevole che ne costituirà il marchio sin dagli esordi, ove le manifestazioni femministe e la sua esperienza musicale con il gruppo proto-punk Destroy All Monsters lo pongono riferimento di costume sul finire degli Anni ’70, momento in cui si diploma presso il California Institute For Arts.
In uno dei suoi cicli più significativi tra gli Anni ’80 e ’90, Half a Man, l’artista indaga le questioni di genere interne al contesto familiare, e con esse l’insufficienza affettiva, il desiderio di rassicurazione, la brama di accumulazione. Soggetto dei suoi interventi sono peluche consunti spesso sonori, simulacri di sentimentalità consumata, effige di un arte che si muove verso l’artigianato sovvertendo l’equazione tra oggetto e valore economico. Il troppo amore che ha consumato l’orsacchiotto, rendendolo antagonista naturale delle scintillanti sagome di Jeff Koons, ci parla del peso economicamente incommensurabile del dono, inteso come investimento emotivo e non come elemento di scambio materiale.
È invece della metà degli Anni ’90 il ciclo Memory ware, la materia della memoria, momento a partire dal quale l’artista si concentra sui residui di memoria individuale, apparentemente insignificante perché personalissima, per distillarne però una nitida lezione di pedagogia e sociologia.
Attraverso Educational Complex (1995-2008) Kelley mette in scena una riproduzione in scala di tutti gli edifici nei quali, durante la sua gioventù nel Michigan, si è formata la sua educazione. La ricostruzione è volutamente affidata alla memoria del singolo, e perciò approssimativa e scadente, perché qui aggiunge lì elide, dando corpo al processo che al tempo veniva definito “sindrome della memoria repressa”, stando alla quale il ricordo setacciava le esperienze abbandonando quelle negative.
Un artista poliedrico ed instancabile, impalpabile e sfuggente che ha fatto della riflessione continua e mobile la propria cifra stilistica, nel tentativo − terminato solo con il suo suicidio − di non domare il caos, ma piuttosto di esaltare l’entropia ed il disordine individuale e collettivo per generare calore, temperatura emotiva per riempire il vuoto esistenziale.
Mike Kelley. Ghost and Spirit
a cura di Jean Marie Gallais
Fino al 19 febbraio 2024
Bourse de Commerce
2 rue de Viarmes, Parigi
Orari: tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00, tranne il martedì.
Ogni venerdì l’apertura serale permette di prolungare la visita fino alle 21.00.
Il primo sabato del mese l’ingresso è gratuito dalle 17.00 alle 21.00