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ROVERETO (TN) | Mart | Fino al 14 febbraio 2016

Intervista a MASBEDO e MARLENE KUNTZ di Silvia Conta 

Intensa la presenza dei Masbedo al Mart in questi mesi con il progetto Sinfonia di un’esecuzione, articolato in tre momenti che nella loro individualità danno vita ad un unicum di senso ed emozione. L’inizio del percorso è stato sancito, per il pubblico, dall’apertura della grande installazione multimediale nelle sale del museo, Sinfonia, prodotta e acquisita dal museo, a cui ha fatto seguito il suo momento performativo Esecuzione, realizzato insieme al gruppo noise rock Marlene Kuntz, da cui è germinato un terzo lavoro, la video installazione Sinfonia di un’esecuzione.

Un ritratto di MASBEDO Cortesy Mart, Foto: Jacopo Salvi

Le immagini dell’installazione Sinfonia, che occupa un’ampia sala, sono state realizzate in Val di Fiemme per la presenza degli abeti con cui si costruiscono tra i più pregiati strumenti a corda al mondo, particolarmente adatti ad essere protagonisti di questo lavoro dei Masbedo che gioca sull’inestricabile rapporto tra distruzione e creazione. Con cinque grandi schermi che occupano un’ampia sala, in cui il pathos è generato dal rapporto tra le immagini video di un bosco di abeti rossi, quelle di un boscaiolo che ne taglia uno e di un violoncello che viene suonato da un musicista. A mettere in rapporto tra loro le immagini in movimento è l’audio: si alternano il silenzio del bosco, i rumori delle motoseghe e un brano musicale eseguito con un violoncello su una partitura appositamente scritta dal compositore di classica Carlo Boccadoro.

Una veduta dell'allestimento. Courtesy  Mart Foto: Jacopo Salvi

Come seconda tappa della presenza al Mart, in occasione della Giornata del contemporaneo, lo scorso 10 ottobre, i Masbedo hanno realizzato una performance con il gruppo rock Marlene Kuntz, declinando un altro modo in cui il binomio video-arte e musica può incontrarsi, dando luogo – nel caso specifico – al concerto-performance basato sull’improvvisazione che per un’ora ha portato gli spettatori del teatro Zandonai di Rovereto in un dimensione di fusione tra emozione e riflessione sul tema dell’immigrazione attraverso l’intervento immediato dei Masbedo su numerose immagini tratte da riviste, quotidiani e internet proiettate su un grande schermo centrale e sonorizzato live dai musicisti della band.

MASBEDO, Sinfonia di un'esecuzione, 2015, un progetto per il MART di Rovereto, © MASBEDO

Alcuni giorni dopo la performance è stata posta nelle sale del museo la terza opera del duo milanese Sinfonia di un’esecuzione, che porta il nome dell’intero progetto: una video-installazione in cui in tre televisori scorrono gli interventi sulle immagini operati dai Masbedo durante la performance con i Marlene Kuntz, ma priva di sonoro. Gli artisti hanno voluto questo lavoro silenzioso: in ciò e nella ridotta dimensione degli schermi – opposti alla prima grande installazione, Sinfonia, nella sala accanto – si dipana un lavoro sulle immagini contemporanee, sul loro valore nella quotidianità fino a suscitare un cortocircuito di riflessioni tra attualità, memoria e rappresentazione visiva di entrambe.

MASBEDO, Sinfonia di un'esecuzione, 2015, un progetto per il MART di Rovereto, © MASBEDO

Poche ore prima del concerto-performance abbiamo incontrato i Masbedo e i Marlene Kuntz per una chiacchierata sulla performance che stavano per realizzare, per farci raccontare il segreto di unire cinque talenti e dare vita al momento insieme più effimero di questa imponente presenza dei Masbedo al museo, eppure quello che più richiede allo spettatore un essere qui ed ora, di lasciarsi trasportare con totale apertura da ciò che avviene sul palco, dalla creazione immediata che si consuma nel tempo stesso in cui avviene.

Masbedo per la performance del 10 ottobre al Teatro Zandonai di Rovereto Courtesy  Mart, Foto: Jacopo Salvi

Qual è la differenza tra il modo in cui avete realizzato la grande installazione Sinfonia e il modo in cui avete progettato la performance con i Marlene Kuntz?
Masbedo:
Nel progetto installativo al Mart le immagini sono nate insieme alla musica, abbiamo registrato in diretta tutti i suoni della natura e abbiamo pensato a come “avrebbero suonato le immagini”, portandole poi in un effetto di post-produzione. Ad amalgamare il tutto c’è un ponte: il lavoro del compositore di musica classica Carlo Boccadoro, che ha lavorato sul tema di un violoncello che suonando si rende sinfonico con i rumori delle motoseghe e delle accette che abbattono gli alberi, i suoni della distruzione. Il risultato è una sorta di noise nella classica. Nella performance con i Marlene Kuntz, al contrario, accadrà tutto sul momento: quello che dobbiamo fare è letteralmente “da fare”, lo abbiamo immaginato, ne abbiamo discusso insieme, ma nulla è già stato definito o provato.

Masbedo e Marlene Kuntz insieme per la performance del 10 ottobre al Teatro Zandonai di Rovereto Courtesy  Mart, Foto: Jacopo Salvi

Voi come vi siete preparati?
Marlene Kuntz:
Noi abbiamo avuto delle piccole indicazioni dai Masbedo su quello che doveva essere la forma musicale di questa improvvisazione, siamo abituati a improvvisare: abbiamo sonorizzato film muti, siamo un gruppo di musicisti rock, ci conosciamo da venticinque anni ed è proprio il nostro conoscerci così bene che ci consente di improvvisare liberamente sulle immagini nel momento stesso in cui le vediamo proiettate. A questo si aggiunge il fatto che conosciamo bene i Masbedo, c’è una bella sintonia e abbiamo radici estetiche e artistiche comuni, inoltre insieme abbiamo già fatto anche una sonorizzazione a Ca’ Foscari a Venezia. Tutto questo ci consente di fidarci l’uno dell’altro e di non preparare troppo l’evento, per vivere la situazione nell’istante. Per questa sera abbiamo pensato ad una sorta di mantra che andrà a ripetersi come un pensiero circolare. Del resto parleremo di migrazioni, storie che si ripetono nei secoli: l’Europa è un continente che storicamente si è popolato per migrazioni fin dai tempi antichi, che si sono poi ripetute in modo quasi ciclico. Il tema non ha un inizio né una fine, ma suscita riflessioni, senza dare risposte, solleva ambiguità.

Un ritratto di Masbedo e Marlene Kuntz insieme per la performance del 10 ottobre al Teatro Zandonai di Rovereto Courtesy  Mart, Foto: Jacopo Salvi

Come riuscite, voi e i Marlene Kuntz, a raggiungere una sintonia tale da consentirvi un’improvvisazione pressoché totale?
Masbedo:
Non parliamo molto delle performance da realizzare, anzi, molto spesso usiamo le parole per divertirci o per argomentare sulle questioni della contemporaneità, ma non ci preoccupiamo del fare artistico, direi più del divertirci, dello stare insieme, di parlare della vita, anche quotidiana, in tutti i suoi aspetti. La peculiarità della nostra collaborazione è basata sull’unicità di un momento non ripetibile, ciò che si crea all’interno dell’atto performativo poi rimane tale, nella sua unicità, diventa un happening: questa precisa performance accade in una data, un orario e un luogo precisi, in questi termini esatti non accadrà mai più, come è successo a Venezia anni fa, a Ca’ Foscari, è proprio questo l’elemento estremamente interessante per tutti. Altro sarà l’opera che sarà creata dal materiale performativo che produrremo questa sera: si tratta di due momenti completamente distinti da cui deriverà un lavoro che andrà in una direzione che vogliamo tenere totalmente dispari rispetto all’installazione – Sinfonia – con cinque schermi – dove il suono è incombente, lì ci sarà un’implosione, sarà completamente muta.

Come gestite la sinergia che si crea durante la performance?
Marlene Kuntz:
 È tutta un’interazione giocata lì per lì, c’è un’istintività legata al momento, ci influenzeremo a vicenda, quindi per certi versi guideremo e manipoleremo le emozioni, per altri versi saranno loro a manipolare noi, a condurci in una direzione e poi in un’altra: sarà tutto un incrociarsi di fattori. L’aspetto più bello durante questi happening è che, come stasera, “suoneremo in cinque”: è come se fossimo in cinque a guidare un’automobile, tutti insieme, uno gira il volante, l’altro sposta il cambio, e così via, quindi si cerca di essere un po’ coordinati, però nello stesso tempo non si sa bene cosa succederà e dove si andrà, si lavora, siamo tutti insieme a cercare di dare una direzione ad azioni indipendenti che accadono in modo simultaneo. È divertente e anche molto stressante, intenso, perché devi fare attenzione a sostenere ciò che accade e, allo stesso tempo, fare la tua parte ma sempre tenendo presente anche ciò che fanno gli altri, senza sapere cosa faranno dopo un attimo.

Marlene Kuntz per la performance del 10 ottobre al Teatro Zandonai di Rovereto Courtesy  Mart, Foto: Jacopo Salvi

Quali elementi vi permettono di lavorare con questa libertà e allo stesso tempo realizzare una performance di alto livello come avete già fatto in altre occasioni?
Marlene Kuntz:
Il fatto che ci conosciamo, sappiamo interpretare quello che uno fa, io so che se un altro di noi si mette a suonare un certo accordo probabilmente io ne devo fare un altro che funziona con il suo, poi lui sa che io dopo un po’ metterò una nota “storta” a cui lui è abituato e quindi mi verrà dietro e lo stesso vale per i Masbedo con le immagini: se loro cominciano a fare dei movimenti particolari sulle immagini noi li vediamo e andiamo nella medesima direzione.
Fattore determinante è il mestiere: è evidente che sia noi che i Masbedo sappiamo bene quello che stiamo facendo, e quindi c’è una consapevolezza di fondo che coincide con il controllo sulla propria creazione artistica. In ciò a noi piace pensare che la creazione artistica si pone in un giusto punto di equilibrio tra lo “sragionamento” – quindi l’istintività dell’ispirazione – e la veglia del ragionamento, la capacità di coordinare, di dare una forma. Noi, anche nell’improvvisare, sappiamo che daremo una forma precisa, le uniche direttive che ci siamo dati a cui accennavamo prima, hanno a che fare proprio con questa idea mantrica e con il fatto che sappiamo che ci sarà un lento, inesorabile e spietato crescendo che non avvertiremo quasi se non nel momento in cui ci saremo dentro e ci saremo resi conto che eravamo partiti molto più piano e il tutto sarà lievitato, poi quando questa cosa sarà accaduta scenderà nuovamente. Questi sono gli unici punti di riferimento nostri e questo ci permette di ottenere la forma desiderata, ma sempre muovendoci in questo mix tra ragionamento e “sragionamento”: è un equilibrio tanto precario quanto inevitabile per persone che lo fanno di mestiere.
Masbedo: C’è un fattore che accomuna noi e i Marlene Kuntz: abbiamo una sorta di desiderio di uscire dalla zona di iper-comfort, in cui ci sentiamo stretti. Il bello di questo tipo di happening è proprio questo: riusciamo, in qualche modo, a modellare il caos, trasformarlo, plasmarlo, rimane quella zona di rischio, quel territorio scivoloso spigoloso che ci affascina perché in esso sta il punto di vertigine, di rottura, che ci stimola molto, anche divertendoci parecchio. Sia noi che i Marlene Kuntz, in merito al nostro fare creativo, veniamo spesso associati ad un meccanismo di tipo drammatico, e vorrei sottolinearne soprattutto la stimolazione positiva che c’è in esso, ma mi piace pensare questo attraverso delle categorie che con cui in genere ci si riferisce al neo-barocco e a quella certa compiacenza con cui esso può raccontare anche il dolore, come a dire: conosci molto bene l’inferno e la favola, li sai rappresentare e ci puoi giocare.

Sinfonia di un’esecuzione. I Masbedo al Mart
video audio performance con i Marlene Kuntz
Un progetto in tre opere:
Sinfonia – installazione multimediale prodotta dal Mart

Esecuzione – performance con sonorizzazione live dei Marlene Kuntz (10 ottobre 2015)
Sinfonia di un’esecuzione – video installazione
Audio della videoinstallazione di Carlo Boccadoro, compositore e musicologo
armonizzazione elaborata dai MASBEDO con i sound designer Gup Alcaro e Davide Tomat

Fino al 14 febbraio 2016

Mart – Museo di Arte Contemporanea di Trento e Rovereto
Corso Bettini 43, Rovereto (TN)

Orari: mar-dom 10.00 – 18.00. venerdì 10.00 – 21.00. Lunedì chiuso
Info:  800 397760 (infoline)
www.mart.tn.it

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