BOLOGNA | LABS Gallery | 7 maggio – 7 giugno 2016
di CHIARA SERRI
Segno, ironia e storie di ordinaria follia. Una mostra che nasce come un’ipotesi tutta da verificare, da una scelta curatoriale che, a partire da alcune connessioni stilistiche e formali, ipotizza un dialogo immaginario tra Vanni Cuoghi (Genova, 1966) e Marcel Dzama (Winnipeg, Canada, 1974), artisti che si sono formati in differenti ambiti culturali e che oggi vivono ad oltre 6.000 chilometri di distanza. L’incontro “reale” – non dei due autori, ma delle loro opere – avviene alla Labs Gallery di Bologna con Masked Tales, doppia personale a cura di Ivan Quaroni.
In esposizione, undici inchiostri ed acquerelli su carta di Dzama, realizzati nei primi anni Duemila, e quindici opere recenti di Cuoghi, dall’acquerello al paper cutting, dai Monolocali alla tecnica mista su tela. E qui qualcosa “accade”. Tra le ricerche dei due artisti, sfasate da un punto di vista temporale di una quindicina d’anni, si crea una connessione, generata da affinità di ordine linguistico e narrativo.
Ad accomunarli, la carta, supporto d’elezione per entrambi, anche se Vanni Cuoghi dipinge pure su tela (ricordate la mostra allestita nel 2013 a Crema?) e la recente produzione di Marcel Dzama comprende anche pittura, scultura e cinema, evidenziando quella maggiore leggerezza che The Guardian ha sintetizzato, a ragione, nel motto “More dancing, fewer guns”. Una frase che, con significato inverso, si potrebbe associare anche al lavoro dell’artista italiano, tra citazioni colte, divertissement e regressione all’infanzia.
Ma torniamo alle assonanze formali. Oltre alla predilezione per la carta, li accomuna anche un segno grafico che rimanda al mondo del fumetto e l’impostazione teatrale della scena, a volte conchiusa in un perimetro circolare, a volte incorniciata da quinte prospettiche.
«L’illustrazione – spiega Vanni Cuoghi – viene beffata e usata solo come “abito” da entrambi. Dzama raffigura frame di storie senza capo né coda, il cui senso profondo è sempre avvolto dal mistero. Io, invece, metto sul piatto tutti gli ingredienti di una storia che di fatto non racconterò mai, chiedendo a chi guarda di riportarmi la sua versione dei fatti».
Orsi, gangster e poliziotti per Dzama, figure ricorrenti di un immaginario erotico-macabro che non censura mai se stesso, sublimando la violenza in colori pacati per creare sfasamento ed incanto. Intagliatrici e Sibille per Cuoghi, nella cui iconografia, scrive Quaroni, «si fondono il mito classico delle amazzoni e l’immaginario visivo steampunk e cyberpunk […], sebbene il teatro delle loro gesta non sia la megalopoli, ma una natura astratta, mentale, popolata di animali totemici e disseminata di rovine medievali».
E ancora maschere, occultamento del volto, definizione non di persone, ma di personaggi, che rivelano l’ambiguità della pittura, tesa a costruire mondi paralleli, ma anche l’ambiguità della società in cui viviamo dove, direbbe Pirandello, «Nulla è come sembra».
Vanni Cuoghi e Marcel Dzama, Masked Tales
a cura di Ivan Quaroni
7 maggio – 7 giugno 2016
Labs Gallery
Via Santo Stefano 38, Bologna
Info: +39 348 9325473
info@labsgallery.it
www.labsgallery.it