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BRESCIA | E3 ARTE CONTEMPORANEA | 18 febbraio – 8 aprile 2021

di ALICE VANGELISTI

Scorgere il visibile nell’invisibile – e viceversa. Questa è l’essenza del saggio di Maurice Merleau-Ponty, Le Visible et l’invisible, ispirazione ultima della nuova mostra da E3 Arte Contemporanea a Brescia, che da sempre ha approfondito attraverso la sua ricerca tali tematiche dal senso profondo e introspettivo. Visibile Invisibile si presenta così come una collettiva di artisti che attraverso il loro lavoro riescono ad esprimere al meglio questo dualismo del reale, caratterizzato da un grande fascino senza tempo.

Claudio Adami, Raccolta, 2004, inchiostro su fogli d’alluminio – Courtesy E3 Arte Contemporanea, Brescia

E cosa meglio dell’arte per raccontare una riflessione delicata e sensibile come l’equilibrio tra visibile e invisibile? In mostra, si manifestano così differenti declinazioni artistiche ed estetiche rese attraverso materiali, tecniche e forme completamente diversi tra loro ma uniti dal filo rosso di una tematica tanto evanescente quanto infinita nelle sue miriadi di sfumature di percezione e di significato. Si apre in questo senso una narrazione insolita, condotta attraverso l’evocazione dell’invisibile che si fa visibile, trasmettendo a vari livelli l’essenza di un’idea che per sua natura è tendenzialmente al di fuori della percezione concreta di visione ma che nonostante ciò è presente nella relazione con la realtà. Così, l’arte e l’esperienza del mondo visibile si mostrano come esplorazione di un invisibile, inteso come incontro tra queste due identità distinte, ma profondamente legate in una simultaneità costante e imprescindibile.
In questo senso, i lavori di Claudio Adami (Città di Castello, 1951), il quale indaga l’aspetto della parola scritta che perde però ogni sua funzione tramutandosi in un segno che viene lasciato sulla superficie, disegnano visibilmente qualcosa che rimane però irreparabilmente invisibile, mostrandosi come indelebili ma allo stesso tempo evanescenti scritture non comprensibili che si stagliano su un fondo nero totalizzante.

Arturo Vermi, Diario, anni ’70, olio su tela – Courtesy E3 Arte Contemporanea, Brescia

Quello che non si vede ha la stessa importanza di quello che si vede anche nei lavori degli anni Settanta di Gianfranco Zappettini (Genova, 1939), il quale compone l’opera attraverso una serie di tele sovrapposte in cui indaga lo spazio vuoto della superficie più esterna delimitato da quadrati tracciati a matita, ma lascia allo stesso tempo celati – e quindi invisibili – gli spazi pieni o semipieni delle tele sottostanti, che comunque contribuiscono in egual misura a creare l’opera.
La potenzialità di qualcosa che c’è ma non si vede la si ritrova anche dalle installazioni dagli equilibri apparentemente instabili di Emmanuele De Ruvo (Napoli, 1983), il quale esplora le forze invisibili del mondo attraverso l’utilizzo delle leggi fisiche che trovano applicazione completa nelle sue opere in una contemplazione profonda tra spazio fisico e metafisico.
Nella creazione di potenziali paesaggi disegnati dalla materia e dall’occhio di chi guarda si ritrovano invece i lavori di Mareo Rodriguez (Messico, 1981), il quale evoca questa componente generativa in opere ispirate alla topografia e al territorio naturale, concepito come un’impercettibile mantello energetico vivente, in continuo movimento ed espansione.
Un’indagine sullo spazio immaginale è invece quella messa in atto da Paolo Canevari (Roma, 1963) nei suoi lavori in nero, in cui i materiali semplici che li compongono disegnano forme e superfici in grado di evocare dimensioni di un altrove e permettono allo stesso tempo infinite possibilità di lettura, aprendo così a diversi gradi di interpretazione.
Un racconto essenziale all’interno un diario di annotazioni condotte attraverso i segni che si stagliano sullo spazio vuoto in sequenze reiterate e ordinate, scandendo armoniosamente la superficie, è quello messo in campo invece da Arturo Vermi (Bergamo, 1928-1988), il quale lascia impresse sulla pagina bianca tracce evocative di un’essenza allo stesso tempo presente e assente.

Emmanuele De Ruvo, Unfreedom, 2021, marmo, acciaio, ferro, magnete al neodimio, forze (magnatismo e gravità), cm 33x31x20 – Courtesy E3 Arte Contemporanea, Brescia

Il colore bianco ritorna – ma nella sua dimensione assoluta e totalizzante – anche nei metacrilati incisi di Ugo La Pietra (Bussi sul Tirino, 1938) dando vita a un’esplorazione intensa e programmaticamente disturbata attraverso il segno e la materia in opere che creano una superficie d’indagine che sfonda la bidimensione in infiniti e suggestivi sconfinamenti spaziali.
Così, nella collettiva della galleria bresciana si rincorrono in un continuo afferrarsi e lasciarsi queste essenze del reale, che sconfinano una nell’altra, in un profondo legame percettivo e di significato. In questo modo, esse dimostrano di abitare insieme e permanentemente in un mondo che si fa intreccio indissolubile di tempi e spazi, di qui e altrove, di visibile e invisibile.

Visibile Invisibile

Artisti: Claudio Adami, Paolo Canevari, Emmanuele De Ruvo, Ugo La Pietra, Mareo Rodriguez, Arturo Vermi, Gianfranco Zappettini

18 febbraio – 8 aprile 2021

E3 Arte Contemporanea
Via Trieste 30, Brescia

Orari: solo su appuntamento

Info: info@e3artecontemporanea.com
www.e3artecontemporanea.com

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