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SVIZZERA | LUGANO | MASI – Palazzo Reali | 18 aprile – 5 settembre 2021

Intervista a MICHELE TAVOLA di Matteo Galbiati

Dopo l’intervista a Carole Haensler, direttrice di Bellinzona Musei e curatrice del Museo Villa dei Cedri di Bellinzona, e curatrice della mostra attualmente in corso al MASI | Palazzo Reali a Lugano (vedi), proseguiamo l’approfondimento di Luigi Pericle. Ad astra, prima grande retrospettiva dedicata all’artista presentata da un’istituzione culturale in Svizzera, con Michele Tavola, curatore per l’arte contemporanea delle Gallerie dell’Accademia di Venezia e autore di un importante saggio in catalogo la cui analisi si concentra principalmente sul disegno e sull’opera grafica, di cui è diventato esperto conoscitore:

Quando e come hai conosciuto l’opera di Luigi Pericle?
L’incontro con l’opera di Luigi Pericle è avvenuto grazie a Chiara Gatti, un’amica e collega con cui ho collaborato sulle pagine di Repubblica scrivendo di arte e assieme alla quale ho curato diversi progetti di mostre. Fu lei a mostrarmi per prima le immagini dell’immenso patrimonio di questa favolosa collezione di Ascona della famiglia Biasca Caroni, che acquistò la villa e con essa venne in possesso anche di tutto il lascito di Pericle composto dall’archivio, da centinaia di dipinti e da migliaia di disegni e opere su carta. In vista della mostra veneziana alla Querini Stampalia, Chiara mi propose di occuparmi, intervenendo a questo primo progetto, di una riflessione focalizzata sui disegni. Di Luigi Pericle mi ha subito entusiasmato sia la storia così particolare, che la qualità del suo lavoro e, nello specifico, proprio dei suoi disegni. Così è nato il mio coinvolgimento di studioso nel percorso di rivalutazione storico-critica dell’opera dell’artista.

Luigi Pericle, Senza titolo (Matri Dei d.d.d.), primavera 1964, china su carta, 600×420 mm, Museo d’Arte della Svizzera Italiana, Lugano (Svizzera) Credits Matteo Da Fina

Come hai affrontato i temi legati alla sua opera e come ti sei posto nei termini di ricerca e studio sul suo lavoro e la sua rivalutazione storico-critica?
Mi sono focalizzato fin dall’inizio sull’opera grafica, quando dico grafica, nel caso di Pericle, intendo il disegno. A Venezia, Chiara Gatti ha seguito la curatela della mostra con una visione più ampia sull’artista e sulla sua produzione, così come nella mostra di Lugano, questa regia generale è stata seguita da Carole Haensler – in entrambi i casi con esiti davvero considerevoli – nei due progetti io sono voluto andare in profondità facendo un vero e proprio “carotaggio” focalizzato sui suoi disegni e sulla produzione su carta. Ho voluto farlo con un metodo scientifico, prendendo in esame i materiali, i disegni, tutta la bibliografia, la sua biografia e la documentazione di archivio: ho cercato di contestualizzarlo storicamente, dando un ordine alle opere; ho osservato come dialogassero con il resto della sua produzione pittorica e quanto riflettessero la sua personalità; come evolvessero stilisticamente… Insomma quello che fa uno storico dell’arte quando si trova davanti ad un corpus interessante di opere.

Come abbiamo detto, ti sei occupato principalmente dello studio dell’opera grafica: da cosa si caratterizza e come si connette alla sua visione d’insieme?
Su Luigi Pericle, mentre era in vita, riguardo l’opera pittorica c’è una bibliografia davvero risicatissima, esigua, alcune monografie, qualche saggio di alcune mostre degli inizi degli anni Sessanta… Poi nulla. Ci troviamo oggi a dover ricostruire. Rivedere tutta la sua storia. Sono diventato, de facto, l’unico studioso della sua opera grafica al momento, ma spero che presto possano cooperare con me anche altri studiosi che, cogliendo il grande interesse mosso da queste opere, possano avvicinarmi in questa ricerca sia per avvalorare le mie attuali conoscenze, le mie ipotesi, le mie tesi e il mio lavoro in generale, ma pure per contraddirne gli esiti. Ogni punto di vista diverso, pertinente, aiuta ad arricchire gli studi su Luigi Pericle.
Aggiungo che, nella monografia del 1979, vengono pubblicati uno stesso numero di dipinti e di disegni, questo fatto attesta come per lui le due ricerche fossero parallele e ugualmente importanti, ma, nonostante ciò, non esiste un testo specifico (o almeno conosciuto ad oggi) dedicato a Luigi Pericle disegnatore; nulla che prenda in esame l’opera grafica di astrazione informale realizzata tra gli Anni ’60 e ’80. Ci sono testi importanti e critici che lo prendono in esame nel suo insieme (testi in cui c’è qualche cenno al disegno), ma proprio niente di specificatamente redatto, nessun testo monografico esaustivo e dedicato.

Luigi Pericle. Ad astra, veduta della mostra, MASI | Palazzo Reali, Lugano (Svizzera)

Quale autonomia ha rispetto alla pittura e quali sono, invece, le connessioni tra queste due tecniche che sono una sussidiaria all’altra?
Nelle mostre di Venezia e Lugano è stata data grande rilevanza, giustamente, al disegno, proprio per la lettura sapiente fatta da Gatti prima e da Haensler dopo. Sia nella monografia storica a lui dedicata, ed uscita con lui ancora in vita, sia in queste due mostre sono stati sempre molto presenti i disegni, riprodotti o esposti: lui e i suoi critici ne riconoscevano l’importanza altrimenti non li avremmo trovati così presenti nelle poche mostre che ha fatto e nemmeno in maniera così cospicua, benché manchino testi ad hoc. Dicevi giustamente tu che sono complementari alla produzione pittorica e poi quantitativamente sono davvero rilevanti: solo la collezione Biasca Caroni ne custodisce oltre 4000. Negli anni Sessanta sembrerebbe aver disegnato quasi con costanza giornaliera, era una pratica quotidiana. La cosa interessante, in questo senso, è che il disegno per lui non è studio, schizzo e bozzetto; è un’opera a sé stante, parallela alla pittura e con una vita autonoma. Lo si evince benissimo analizzando le opere. Confrontandole tra loro e il disegno in modo singolo: questo non ha mai il sentore di un lavoro in prova, un gesto di velocità, un abbozzo; non ha la fattura di uno schizzo o un pensiero in progress. È sempre un’opera equilibrata, calibrata, attenta, finita, mentalmente organizzata. Ha un percorso parallelo alla coeva pittura, si evolve con questa, vanno sempre insieme, ma non c’è la traduzione dell’uno nell’altra. Il disegno cosa che ho scritto in entrambi i testi è pensiero, è meditazione, è un esercizio formale e spirituale allo stesso tempo. Costituisce un momento di organizzazione e di stesura dei principi del suo alfabeto segnico.

Alla luce degli studi che hai condotto su Pericle, quali sono i suoi tratti distintivi di intellettuale e di artista?
La sua è un’arte astratto-informale, ma lui è un peintre-philosophe: è un artista intellettuale e concettuale nella sua visione. È chiaro che il suo stile rientra nell’alveo della pittura Informale come tipologia, ma non c’è niente di quella scrittura automatica, di quell’urgenza espressiva, dell’urlo come liberazione dell’Io che abbiamo nei Surrealisti o negli Espressionisti Astratti. C’è, invece, l’espressione di un pensiero raffinato legato a una propria filosofia: emergono i suoi studi esoterici e teosofici, la cultura orientale e quello che sta dietro alla calligrafia cinese e giapponese. Emerge il profilo di un artista pensatore, filosofo e intellettuale cosa che si riflette anche nella sua biografia con il suo isolarsi dal mondo per immergersi nei suoi studi. Si è dedicato al suo lavoro senza la necessità di dover esporre, di rincorrere la notorietà e la visibilità. Si è concentrato sul suo pensiero e i suoi interessi.

Luigi Pericle, Taccuino di studi calligrafici, s.d., pennarello e penna a sfera su carta, Archivio Luigi Pericle, Ascona (Svizzera) Credits Marco Beck Peccoz

Carole Haensler osserva come il testo, che hai scritto per la mostra del 2019 a Venezia, avesse insite alcune delle questioni fondamentali per il lavoro che occorre per riconfigurare Pericle nel contesto dell’arte del secondo dopoguerra e per tracciare il cammino dell’Archivio… Quali sono le problematiche della sua opera, sia in termini di dialettica artistica che di storicizzazione del suo pensiero?
Per la prima mostra di Venezia il lavoro che ho dovuto svolgere, agevolato di certo dalla conoscenza, dalla fiducia e dall’esperienza lavorativa già consolidata nel tempo con Chiara Gatti, è stato quello di rendere sistematico un corpus sterminato di opere e una quantità di materiali vasti; ho dovuto proprio sistematizzare diverse cose, scoprirne altre e poi riordinare quanto raccolto. Poi ho posto una serie di domande perché il mio lavoro, fatto fino a quel momento, non poteva di certo esaurire un’analisi così complessa e ancora tutta da affrontare e definire. Ho voluto dare una serie di elementi, pensieri e scoperte e poi ho allineato una serie di quesiti necessari che (io o altri) si sarebbero dovuti affrontare nel momento in cui fosse proseguita la ricerca. Non volevo certo avere la presunzione di esaurire il discorso, ma mettere in luce una serie di cose per poi avviare la prosecuzione di un sentiero. Con Carole non ci si conosceva, ma si è innescata una sintonia fortissima: lei ha apprezzato il mio aver posto quelle domande che attivano direzioni da intraprendere e ha voluto che ci fossi per continuare quanto lasciato in sospeso con la fine della produzione della mostra veneziana. Sono ripartito da lì senza dare risposta a tutte le domande e, al contrario, ne sono nate molte altre di nuove. Nuovi tracciati da percorre, così come risposte a grandi quesiti lasciati in sospeso due anni fa: ad esempio, nei 4000 disegni suddivisi in cartelle, ce n’è una tanto interessante quanto enigmatica che è anello di congiunzione tra la produzione astratto-informale e quella di illustratore. La domanda è se fosse antecedente o successiva alla sua ricerca di illustratore, oppure è prodromica alla produzione informale. Tornando in archivio e riprendendo quella cartella che contiene 300 disegni, in una è emersa la data del 1956 che ha rimesso in discussione tutto, aprendo uno scenario completamente diverso e che mette in forte dialogo la sua pratica di illustratore con quella che sarebbe poi arrivata di artista informale. Questo ha rimesso in gioco la sua attività di illustratore negli anni Cinquanta che, vista come un universo parallelo a quella successiva dell’Informale, invece, ora risulta essere strettamente connessa con questa. I due momenti dialogano in modo più stretto di quanto ci si aspettasse. Abbiamo compreso come Pericle stesse facendo dei tentativi di decostruzione della figura, senza valicare il limite dell’astrazione, ma stava già sperimentando altre e diverse soluzioni in tempi che precedono la sua ricerca informale. Devo ringraziare Carole che mi ha chiesto di proseguire nelle mie ricerche sul lavoro di Luigi Pericle, permettendomi di fare questa preziosa scoperta che ricolloca completamente il peso e gli equilibri della sua ricerca artistica. Ci consegna un artista che stava già sperimentando, cercando. Inventando, faceva degli esercizi di stile che anticipavano gli esiti pittorici raggiunti qualche lustro dopo. Sono soluzioni che non arrivano dall’oggi al domani, ma è stato un processo di lenta assimilazione. Questo dimostra anche come il nostro lavoro di storici e di critici dell’arte non sia determinato dalla scienza infusa, ma è un lavoro di miniera, di scavo, le cui scoperte si ottengono solo ricercando, studiando, scoprendo, leggendo. Va smitizzato un po’ il lavoro dello storico e del critico nei suoi aspetti di estremo intellettualismo.

Come si potrà procedere per la valorizzazione del suo lavoro?
Continuando gli studi innanzitutto e setacciando lo splendido archivio e collezione Biasca Caroni; aprendo tutti i faldoni e le cartelle; analizzando carta per carta e foglio per foglio. È davvero un lavoro di scavo profondo. Serve uno studio più sistematico e approfondito e poi, contestualmente, continuando a presentare gli esiti conseguiti nelle ricerche per far conoscere sempre di più il lavoro di Luigi Pericle al grande pubblico e alla comunità degli studiosi, perché questi studi e confronti, anche con gli altri artisti, si possano allargare sempre di più al fine di valorizzare una maggiore conoscenza. Studiare, conoscere, far conoscere, condividere è l’unico modo. Tenere le cose per sé è sempre perdente. Quello del critico, del resto, è un lavoro di studio approfondito, come dicevo, non può essere un talento misterioso e innato; non è frutto di un lavoro di immaginazione fantasmagorica; deve essere esito di ricerche, è sistematico, di confronto e di comparazione, di lettura del materiale d’archivio. Poi sono le opere stesse a parlare e a dare la strada. Non sono mai le elucubrazioni filosofiche del critico che non è artista e non è neppure filosofo. Ci si deve porre con grande umiltà davanti all’opera, leggendola e facendola parlare, senza mistificare quello che non c’è. Non c’è invenzione, va letta l’opera e bisogna mettersi al suo servizio.

Luigi Pericle. Ad astra
a cura di Carole Haensler in collaborazione con Laura Pomari
con il supporto di Archivio Luigi Pericle
in collaborazione Museo Villa dei Cedri

18 aprile – 5 settembre 2021 

Museo darte della Svizzera Italiana
MASI | Palazzo Reali
Via Canova 10, Lugano (Svizzera)

Info: www.masilugano.ch

MASI Lugano
Il Museo darte della Svizzera italiana (MASI Lugano), fondato nel 2015, in pochi anni si è affermato come uno dei musei darte più visitati in Svizzera, ponendosi come crocevia culturale tra il sud e il nord delle Alpi. Nelle sue due sedi – quella presso il centro culturale LAC e quella storica di Palazzo Reali – offre una ricca programmazione espositiva con mostre temporanee e allestimenti della Collezione sempre nuovi, arricchiti da un programma in più lingue di mediazione culturale per visitatori di tutte le età. Lofferta artistica è arricchita dalla collaborazione con la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati – parte del circuito del MASI – interamente dedicata allarte contemporanea. Il MASI è uno dei musei svizzeri sostenuti dallUfficio federale della cultura ed è anche uno degli Art Museums of Switzerland”, il gruppo di musei selezionati da Svizzera Turismo per promuovere limmagine culturale del Paese in tutto il mondo.

ARCHIVIO LUIGI PERICLE
LArchivio Luigi Pericle, costituito nellanno 2019, è unassociazione senza scopo di lucro che custodisce, conserva e valorizza le opere, la biblioteca e il fondo documentario legato alla vita, agli studi e allarte di Luigi Pericle (1916-2001). La vasta collezione di opere su tela, su masonite e su carta, è al centro di un costante lavoro di ricerca e promozione. Dal canto suo la biblioteca, recentemente ordinata e catalogata, testimonia la ricchezza degli interessi del maestro e la versatilità dei suoi studi negli ambiti più diversi: teosofia, antroposofia, astronomia, astrologia, cosmologia, egittologia, ufologia, filosofie orientali, omeopatia, agopuntura, esoterismo, zen, buddhismo e spiritualità. Agli oltre 1500 volumi della raccolta si affiancano intere collane di riviste di medicina e religioni orientali.
Larchivio è diviso per generi e contenuti. Si contano 70 taccuini di appunti, per oltre 4000 pagine di annotazioni, schizzi, schemi, glossari; 1500 tavole di oroscopi manoscritti; 800 lettere originali o anastatiche che documentano rapporti di corrispondenza con colleghi, studiosi, galleristi, registi, maestri spirituali, storici e critici dellarte, fra cui Hans Hess, Herbert Read, Hans Richter, leditore Macmillan di New York o la galleria londinese Arthur Tooth & Sons; 50 manoscritti, fra cui 4 raccolte di poesie e 2 esemplari (uno manoscritto e un dattiloscritto originali) del romanzo inedito Bis ans Ende der Zeiten – Morgendämmerung und Neuanfang statt Weltuntergang [Fino alla fine dei tempi – Alba e nuovo inizio, invece della fine del mondo], concluso nel 1996, accanto alle copie dellunico capitolo pubblicato con il titolo Amduat. Si registra infine un vasto numero di testi autografi di vario argomento, fra pagine di diario, appunti, poesie e riflessioni sparse, il tutto catalogato a corpo per un totale di altri 200 esemplari. Una sezione speciale è riservata ai fumetti, alle vignette originali e alle copie delle sue celebri illustrazioni per le strisce della famosa marmotta Max.
Lobiettivo che lArchivio si pone oggi è quello di mantenere vivo il patrimonio dellartista attraverso mostre, pubblicazioni, convegni, favorendo anche la consultazione dei documenti da parte di studiosi, ricercatori e laureandi che vengono accolti nei nuovi locali destinati alla biblioteca e agli schedari.
La mostra permanente con 150 opere pittoriche di Luigi Pericle realizzate su tela, masonite e carta si snoda nei locali dellalbergo ed è accessibile al pubblico.

ARCHIVIO LUIGI PERICLE
c/o Hotel Ascona
Via Signore in Croce 1 

6612 Ascona (Svizzera)

Info: +41 (0)79 245 09 65; +41 (0)79 621 23 43
info@luigipericle.org

www.luigipericle.org

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