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ROMA | The Gallery Apart | 23 settembre – 22 dicembre 2017

La mostra di Rowena Harris (1985) presso The Gallery Apart a Roma presenta una serie di lavori che attestano quanto l’incidenza dell’universo digitale sia ormai determinante nel condizionare il nostro vivere ordinario e come quei confini, prima definiti con certezza, oggi siano divenuti labili e flessibili.

Rowena Harris, At the Edge of the Frame, 2017, Cut and polished Concrete, dimensions variable

Rowena Harris, At the Edge of the Frame, 2017, Cut and polished Concrete, dimensions variable

Concreto e virtuale trovano una reciproca alternanza che definisce nuovi orientamenti e possibilità alla visione e alla percezione: Harris parte dal corpo, la sua ricerca, infatti, lo re-interpreta e lo apre oltre i suoi naturali confini fisici e oltre i limiti epidermici riconfiguradone strutture, potenzialità e significato dimostrando quanto la tecnologia arrivi a incidere sulle nostre percezioni e sul nostro vivere.
Nelle opere in mostra Harris pare far fallire, come d’incanto, la percezione corporea stessa, sollecitata da stimoli contrastanti rispetto alle sensazioni che se ne hanno o che si intuiscono.
Le immagini dell’artista inglese sospendono il punto di vista umano veicolando stimoli nuovi con una ricerca che fonde opere scultoree e forme digitali e che catalizzano lo spettatore coinvolgendolo direttamente sul piano esperienziale immediato.
Con Golden Brown Texture Like Sun propone un’idea di pelle fantasma, qui lampade abbronzanti UV, utilizzate e/o scadute, che hanno visto moltissimi corpi umani, si propongono come spiriti inquieti, mentre, a terra, sono abbandonate, come spazzatura, le mascherine per gli occhi, oggetti tipici dei centri estetici.
Pelts è una serie che pensa alla pelle come superficie, infatti, l’epidermide, in questo lavoro, si compone di sottili lamine in rame cui si accompagna – al piano interrato – il video Pelt: in questo film si riflette sulla resa digitale della pelle, sulla modellazione e stampa 3D che porta ad opere in bilico tra superfici piane e tridimensionali. At the Edge of the Frame si compone, poi, di scarpe in calcestruzzo, sezionate con le stesse procedure del cropping digitale, azione che le rende oggetti capaci di giocare specularmente tra l’idea di oggetto familiare e l’“essere” brutale della materia.

Rowena Harris, A room within which the computer can control the existence of matter, 2017, (screening version) 12mins. HD, stereo sound

Rowena Harris, A room within which the computer can control the existence of matter, 2017, (screening version) 12mins. HD, stereo sound

Nel film A room within which the computer can control the existence of matter Harris si ispira ad una frase di Ivan Sutherland, creatore del primo visore di realtà virtuale, e vuole riflettere sulle potenzialità dell’esperienza digitale nella diversa percezione e idea che si ha del nostro corpo umano. Il corpo, materializzato nella realtà virtuale con il suo schema, si unisce all’esperienza della VPLT (Virtual Phantom Limb Therapy), terapia virtuale del dolore dell’arto fantasma: ancora una volta finzione e verità si incontrano in un limbo indefinibile dove le une e le altre manifestazioni non sempre sono deducibili perfettamente nel campo dell’altra. 

Rowena Harris. Soft Boundaries 

23 settembre – 22 dicembre 2017

The Gallery Apart
Via Francesco Negri 43, Roma  

Orari: da martedì a sabato 15.00–19.00 e su appuntamento

Info: +39 0668809863
info@thegalleryapart.it
www.thegalleryapart.it

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