ROMA | EMMEOTTO ARTE | 20 febbraio – 15 marzo 2014
di Daniela Trincia
Con una disposizione che non trascura la caratterizzazione architettonica degli spazi della galleria Emmeotto, Serafino Maiorano presenta i suoi ultimi lavori. Classe 1957, da Crotone si sposta a Catanzaro per frequentare l’Accademia delle Belle Arti, per poi trasferirsi definitivamente a Roma e iniziare la sua attività artistica che, come il titolo della personale romana indica, si pone a metà strada tra materiale e spirituale, tra architettura e illusorio, con disinvolti travalicamenti nella scultura e nella pittura.
Sono questi gli aspetti che affiorano nelle opere presentate, con le quali Maiorano cerca di definire, costruire, raccontare, dare voce, alle Architetture dell’Animo, attraverso immagini rapide, evanescenti, dai contorni indefiniti. Partendo dalle architetture, dalla città, quindi da elementi reali e materiali, l’artista li manipola e li trasfigura in scenografie evanescenti, abitate, anzi meglio, attraversate da persone, anche loro, però, dissolte, come ombre, quasi degli ectoplasmi che lasciano una fuggente impronta del loro passaggio, della loro veloce esistenza. Elaborazione mentale che corrisponde anche a una trasposizione artistica. Maiorano parte, infatti, da scatti fotografici da lui realizzati per la città, parte, cioè, da un media qual è la fotografia quanto di più reale e documentaristico.E, su di essi e da essi interviene, attraverso manipolazioni digitali e interventi pittorici, e approda a una realtà irreale, fluida e rarefatta, realizzata attraverso fasci di luce che, oltre a essere squarci delle architetture, sembrano un passaggio dovuto alla lunga esposizione, come a segnare un susseguirsi temporale, di cui l’artista è testimone e cronista. Quasi a voler mantenere un ancoraggio con la realtà e il mondo evidente, accompagna le tele con sculture realizzate con una metodologia che richiama l’assemblaggio di elementi modulari.
I diversi pezzi di plexiglas costruiscono anche piani coloristici su cui, come a sottolineare le fondamenta del tutto e la volontà di mantenere un seppur labile contatto con il reale, inserisce degli elementi naturali, delle radici di piante. Con un certo compiacimento formale, coloristico ed estetico, le opere sono sistemate sopra a un camino o tra due finestre, a indicare come possono ben trovare collocazione in un qualsiasi ambiente domestico, sono espressione, appunto, di quelle variazioni di stato d’animo che l’artista quotidianamente può registrare nel regolare corso della sua attività e vita.
Maiorano. Architetture del’animo
20 febbraio – 15 marzo 2014
EMMEOTTO ARTE
Palazzo Taverna
Via di Monte Giordano 36, Roma
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