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SAN VITO AL TAGLIAMENTO (PN) | Antico Ospedale e Chiesa di S. Maria dei Battuti | Fino al 17 gennaio 2021

Intervista a LUCA PIETRO NICOLETTI di Daniele Panucci

La rassegna d’arte contemporanea Palinsesti 2020, che quest’anno giunge alla quindicesima edizione, si articola su quattro sedi, per altrettante mostre, fra gli spazi storici di San Vito al Tagliamento e quelli della Fondazione Ado Furlan a Pordenone.
Dal 7 novembre 2020 al 17 gennaio 2021, presso l’Essiccatoio Bozzoli e nell’ambito della rassegna Punto Fermo a cura di Antonio Garlatti, viene presentata l’installazione Destiny_destination di Carlo Vidoni; presso le Antiche Carceri, Maria Walcher, Matteo Nasini e il duo Sinta Werner e Markus Wüste concorrono per il Premio In Sesto, curato da Michela Lupieri con la collaborazione di Magalì Cappellaro; all’artista pordenonese Elisa Caldana, vincitrice del Premio nel 2019 con il progetto Monumento alle vie inesistenti, è dedicata una personale a cura di Giada Centazzo negli spazi della Fondazione Ado Furlan.

L’evento principale della rassegna è il progetto espositivo Tempo al tempo. Percorsi di una generazione, a cura di Luca Pietro Nicoletti con Alice Debianchi, presso i suggestivi spazi storici dell’Antico Ospedale dei Battuti, con un’appendice nell’adiacente Chiesa di Santa Maria. La scelta di lasciare il complesso edilizio del Castello ha permesso di espandere ed articolare la rassegna, rendendo più consistente il numero dei partecipanti rispetto alle recenti edizioni con l’obiettivo di proporre uno spaccato delle ricerche svolte da una generazione di artisti nati tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta ed attivi in area lombarda.
Ne abbiamo parlato con il responsabile delle scelte curatoriali della rassegna, Luca Pietro Nicoletti, ricercatore di storia dell’arte contemporanea dell’Università degli Studi di Udine.

Alberto Gianfreda, installation view Via Lattea, 2013, marmo di Carrara e catena in alluminio, struttura in ferro, 250x200x10 cm, Crolli, 2018, marmo verde Guatemala e catena in alluminio, struttura in ferro, 250x200x10 cm. Foto: Michele Tajariol

Sebbene gli artisti in mostra non costituiscano un gruppo, è senz’altro possibile tracciare delle linee di continuità ed evidenziare dei tratti comuni all’interno della pluralità e dell’eterogeneità delle ricerche. Ciò può essere sufficiente per fornire la fotografia di un panorama organico della situazione in analisi?
Forse è troppo ambizioso fotografare un panorama organico selezionando dieci artisti attivi, ma credo possibile il delinearsi di alcuni filoni di ricerca o l’affacciarsi di problematiche affini nel lavoro di artisti gravitanti nella stessa area geografica (Milano e la Lombardia), ma autonomi nella ricerca. Non può essere un carattere esclusivo, ma ragionando su questa mostra mi sono convinto della possibilità di rintracciare dei tratti comuni che, accostati, abbozzano una fisionomia. Pur non venendo meno, in generale, la fortuna delle proposte strettamente concettuali, gli artisti qui proposti esemplificano a mio avviso, specialmente gli scultori, il ritorno di un corpo a corpo con il lato artigianale del mestiere, a sporcarsi le mani con la materia negli stessi termini in cui questi problemi si erano posti per la generazione di artisti nati negli anni Trenta ed esordienti nel dopoguerra. Ma significa anche un ritorno a tecniche ereditate dalla grande tradizione novecentesca, come il collage: poco importa che sia digitale o manuale, conta l’approccio mentale al problema delle immagini come progetto, e al contempo stabilire un rapporto nuovo con il tema della memoria. Per chi è nato negli anni Ottanta (ed è anche il mio caso) la distanza dai grandi eventi storici del Novecento è maggiore che per i nostri genitori, e questo non può non avere ricadute anche nelle arti visive.

Valdi Spagnulo, Lembo di cielo, 2006, acciaio inox satinato, brunito e spazzolato, plexiglass trattato e colorato, 310x220x120 cm. Foto: Michele Tajariol

Le opere esposte negli spazi del Complesso dei Battuti non sono state concepite come site specific, sono piuttosto lavori precedenti selezionati appositamente per essere posti in dialogo con gli ambienti storici che li ospitano. Lecito sottolineare, in proposito, l’importanza del ruolo del curatore, del dialogo e della conoscenza con gli artisti. L’Università degli Studi di Udine è stata ed è tuttora un’attenta ed inarrestabile fucina di curatori, critici e ricercatori, che nella rassegna Palinsesti trovano un fertile cantiere per mettersi in gioco su più livelli.
È vero, non sono state realizzate opere appositamente per l’occasione, ma sembrano nate apposta per le dieci stanze su tre piani dell’antico Ospedale dei Battuti, o per mettersi in dialogo con gli affreschi di Pomponio Amalteo nell’attigua chiesa di Santa Maria dei Battuti. Palinsesti è un grande e articolato cantiere, coordinato da me ma costruito nel dialogo con gli artisti e con un affiatatissimo gruppo di lavoro (oltre i colleghi già ricordati, insostituibili Michele Tajariol e Serena Piva) che in buona parte si è formato sul campo nelle precedenti edizioni. Alessandro Del Puppo diede infatti vita alla prima edizione di Palinsesti con l’idea di dare a un gruppo di promettenti studenti dell’Università di Udine (dove Alessandro e io insegniamo) l’occasione di cimentarsi con l’organizzazione concreta di una mostra, in uno stretto dialogo con la realtà artistica del territorio. I curatori che mi hanno preceduto, Denis Viva e Giorgia Gastaldon, avevano fatto quel percorso, e mi auguro che l’entusiasmo dei giovanissimi tirocinanti dia i suoi frutti per un futuro passaggio di testimone.

Installation view: opere di Andrea Marinelli e Marco Useli. Foto: Michele Tajariol

In attesa di poter presto visitare le diverse sezioni di Palinsesti 2020 dal vivo e in sicurezza, le opere e gli artisti si fanno conoscere attraverso contenuti digitali da remoto come video di approfondimento e virtual tour che vengono progressivamente caricati online per portare la mostra nelle nostre case. In un momento storico così complesso per la cultura in generale, pur consapevoli che l’esperienza dal vivo non possa essere sostituita da quella digitale, cosa rappresenta questa possibilità? Quali obiettivi ci si prefigge di raggiungere e attraverso quali azioni?
Le risorse digitali hanno consentito di surrogare una fruizione preclusa dalle disposizioni di legge recenti, ma al contempo sono state un’occasione preziosa per far conoscere a un pubblico più vasto questa realtà tramite i social network e grazie al sito Palinsesti.org, attraverso il quale è possibile fare un tour virtuale delle mostre accompagnati dalla voce dei curatori e di alcuni studenti. Questo è molto importante: sono rare le amministrazioni comunali che si spendono per la promozione del contemporaneo con l’impegno e la convinzione che il comune di San Vito al Tagliamento ha dimostrato in quasi trent’anni di attività continuativa.

Gianni Moretti, Capitoli di un monumento (I-XIV), 2019, pigmenti, chiodi e foglia d’oro zecchino, incorporati in cilindri di metacrilato, 12 pezzi 70x70x200 cm (variabili) cad., diametro di 3 misure, altezza regolabile. Foto: Michele Tajariol


Tempo al tempo. Percorsi di una generazione

a cura di Luca Pietro Nicoletti con Alice Debianchi

Fino al 17 gennaio 2021

Artisti: Christian Cremona, Fumitaka Kudo, Cesare Galluzzo, Alberto Gianfreda, Alessandro Gioiello, Andrea Marinelli, Gianni Moretti, Daniele Nitti Sotres, Matteo Pizzolante, Valdi Spagnulo, Marco Useli

Antico Ospedale e Chiesa di S. Maria dei Battuti
Via Bellunello, San Vito al Tagliamento (PN)

Info: +39 0434 833295 | +39 0434 80251
https://www.palinsesti.org/2020/

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