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#the body of energy

Intervista a STEFANO CAGOL di Corinna Conci

Il corpo trattiene dentro di sé le sue esperienze. Entrare in relazione con le persone, con gli spazi naturali o urbani, possiede un senso che viene immagazzinato in noi e influenza profondamente la nostra personalità.
A partire dall’infanzia ma durante tutto l’arco della vita, la natura plastica del nostro sistema nervoso si modifica in funzione della nostra esperienza. In sostanza, se il nostro corpo sperimenta il reale la nostra mente cambia e questa reazione è una pura produzione di energia.

Stefano Cagol, The Body of Energy (of the mind): Bergen, 2015, infrared Bergen Kunsthall, Norvegia, 3 ottobre 2014 © Stefano Cagol

Come sostiene Barbara La Russa “…è proprio dal corpo che bisogna partire per cercare di comprendere la complessità dell’essere umano, quindi da quelli che sono i significati, le funzioni e le dinamiche di un corpo vivo, che interagisce con altri corpi, che è in perenne trasformazione e che si configura come primo interprete e mezzo attraverso cui circola il significato dell’esperienza, già all’origine della vita”.
Che addirittura l’espressione genica subisca un profondo impatto da parte dei vissuti, è sostenuto da molte scoperte scientifiche (Kandel-1998, 2005) e rafforza l’idea di un cervello mobile radicato in tutto il corpo (Pert-2000). Questa visione racconta anche la materializzazione fisica della mente, che si realizza in una dinamica energetica biochimica plasmata dai dialoghi con diversi ambienti.
THE BODY OF ENERGY (of the mind) di Stefano Cagol, è un progetto che documenta l’energia scaturita dall’itinerario e le interazioni di un viaggio transnazionale e culturale: l’artista si fa così artefice, testimone e diffusore di esperienze di vita alle quali fa combaciare le sembianze dell’arte.

Hai descritto TBOE come “un viaggio fisico e mentale”. Mi potresti raccontare in che termini? 
Fondamentale è la componente del viaggio, un viaggio simbolico dentro l’energia, introspettivo, ma anche uno spostamento concreto da un luogo all’altro. In un’epoca digitale, dominata da scambi virtuali, il fatto di muoversi fisicamente è per me molto significativo. L’attraversamento di così tanti paesaggi architettonici, culturali, umani: di questo si ciba TBOE.
Elementi essenziali del progetto in movimento sono stati il furgone argento, reso identificabile da grandi scritte, e una telecamera infrared con cui ho raccolto immagini, tracce e interazioni di energia.
Con TBOE dò all’energia invisibile un aspetto visivo, con il viaggio si va a scavare nel pensiero.

Stefano Cagol, "The Body of Energy (of the mind): ATOMIUM", 2015, infrared & photo Bruxelles, 5 febbraio 2015 © Stefano Cagol

Nel corso di questo lungo viaggio ci sono stati luoghi che ti hanno colpito maggiormente di altri? 
L’Andalusia in febbraio è stata molto speciale, tra tempesta e indalo, e lo stop alla più grande centrale termo-solare d’Europa. Gibilterra surreale, un’antica fortezza, con macachi che girano per le strade. Questa terra è uno dei due estremi che ho toccato, l’altro è Kirkenes, il confine russo-norvegese che si trova più a est di Istanbul, sopra il Circolo Polare Artico.

Stefano Cagol, "The Body of Energy (of the mind): Kirkenes“, 2015 infrared Barents Spektakel, Norvegia, 7 febbraio 2015 © Stefano Cagol

Hai coinvolto nel progetto TBOE Musei e Università, ma anche situazioni non istituzionali legittimando il valore all’arte fuori dai soliti contesti.
Ho mescolato il coinvolgimento di musei importanti, come la Kunsthall di Bergen, il MAXXI, il MADRE, il MAGA, lo ZKM di Karlsruhe, il Museum Folkwang di Essen, il Museion di Bolzano e la Kunst Halle di Sankt Gallen, e di artist initiative come Nau1 a Barcellona, Kunst Asyl a Quedlinburg e ONE a Ghent. Progetti di questo tipo si sviluppano nell’interazione con le persone. All’Università di Salerno TBOE è stato protagonista di una collaborazione con centinaia di studenti, davvero entusiasmante.
Credo questa sia una prerogativa anche degli stessi musei: mi piace definirli “fabbriche di energia mentale”.

Il tuo lavoro ha una parte performativa prevalente, che a volte coincide con la tua quotidianità. Sembra che la tua concezione di arte si sovrapponga a quella di vita, è così? 
L’essere artista non può esser definito un lavoro, ma uno stato che coincide e si fonde con l’esistenza stessa. Si può andare in vacanza dalla vita? La metodologia d’azione che sto sviluppando attraverso TBOE e altri precedenti progetti itineranti attraversa, accentua e sottolinea proprio questo punto di vista. Certamente l’arte non può essere solo produzione di oggetti da inserire in sistemi di vendita, che indubbiamente stanno vivendo una certa crisi d’identità.

Stefano Cagol, "The Body of Energy (of the mind): ZKM“, 2015, infrared & photo ZKM Karlsrhue, Germania, 20-21 marzo 2015 © Stefano Cagol

56° Biennale di Venezia. Come è avvenuta la tua collaborazione con il Padiglione della Germania e com’è andata la presentazione del tuo libro sul progetto TBOE?
Il premio VISIT della fondazione tedesca RWE mi ha permesso di concretizzare TBOE, e quest’anno la Fondazione è uno dei tre main sponsor del Padiglione Tedesco. Da qui nasce la collaborazione di TBOE con il Padiglione, nel cui programma realizzerò in autunno una performance, proseguendo il ‘metodo’ di scansione dell’energia utilizzato fino ad ora, quindi ancora attraverso la termografia, rappresentazioni reali e metaforiche, interazioni con l’architettura del Padiglione e con i suoi visitatori.
Come prima collaborazione con il Padiglione Tedesco, abbiamo celebrato TBOE, dopo i 20.000 km di viaggio e i sei mesi di progetto, lo scorso 7 maggio con la presentazione del libro (Revolver Publishing) alla presenza del curatore Veit Loers, autore dell’introduzione, Stephan Muschick, direttore della Fondazione e Daniela Berglehn, curatrice del premio VISIT. Come puoi immaginare, nei giorni di opening, in una cornice così speciale, il parterre era d’eccezione.
Pensa che in questo momento il furgone TBOE è esposto nelle sale del Kunstmuseum Bochum in Germania. In un group show con i dieci artisti vincitori nei cinque anni del premio VISIT. Quindi ancora realizzerò una presentazione a Berlino con Revolver e RWE.
In questo senso TBOE non finisce mai!

Stefano Cagol, "The Body of Energy (of the mind): MAGA“, 2015, photo & infrared MA*GA, Gallarate, 14-22 novembre 2014 © Stefano Cagol

Info: www.stefanocagol.com

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