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NAPOLI | MADRE museo d’arte contemporanea Donna Regina | 17 DICEMBRE 2021 – 2 MAGGIO 2022

di ANTONELLO TOLVE

«Ho passato la mia infanzia in una casa circondata da campi coltivati e popolata da molti animali. La vita contadina, la cura della terra e la determinazione delle specie vegetali, credo abbiano formato il mio sguardo d’artista. La mia famiglia è solo un caso fra le innumerevoli vittime di un sistema di industrializzazione che ha scambiato il cibo per merce e l’idea di sviluppo per un progetto meramente economico. Oggi un contadino vende cento chili di mais all’incirca al prezzo di una pizza: credo che questa semplice comparazione mostri una distorsione di metodi, economie e valori di un mercato il cui modello economico non protegge l’agricoltura familiare, diventando ormai impraticabile perché ideato per le aziende agricole su larga scala. In qualità di artista, per me resta di primaria importanza mantenere al centro della mia ricerca la realtà di ciò che ci circonda; credo che il mio ruolo sia quello di dar voce a situazioni scomode. Le mie opere sovente nascono da un fastidio, da qualche cosa che ci accade, da un problema che non posso risolvere materialmente, ma su cui intendo attivare delle riflessioni attraverso il mio fare». Questa lunga dichiarazione di Marzia Migliora, che ho avuto modo di leggere ad apertura della mostra Rethinking Nature curata da Kathryn Weir al Madre di Napoli, pone al centro dell’attenzione una sempre più urgente sensibilizzazione sociale e culturale nei confronti di situazioni e posizioni che agiscono esclusivamente (senza scrupoli) in base al profitto, che devitalizzano e impoveriscono, che sfruttano e che vespeggiano con l’idea di smungere, di consumare, di esaurire, di inaridire, di depauperare il mondo e di creare (sempre) nuove schiavitù.

Marzia Migliora, “Paradossi dell’abbondanza #44” (2021), “Paradossi dell’abbondanza #39” (2021), “Paradossi dell’abbondanza #38” (2020). “Rethinking Nature”, a cura di Kathryn Weir con Ilaria Conti, veduta della mostra al Madre, museo d’arte contemporanea Donnaregina. Foto di Amedeo Benestante

Nei tre brillanti Paradossi dell’abbondanza (#38, #39 e #44, quest’ultimo è stato commissionato per Rethiking Nature) proposti da Migliora e collocati da Weir ad apertura della mostra, lo spettatore si trova immediatamente di fronte alla più nuda e cruda realtà dei fatti: a un lavoro che non nobilita l’uomo ma lo rende servo succube prigioniero di un sistema malato, teso a maltrattare l’ecosistema (ci sono in questi collage animali in pericolo d’estinzione a causa di deforestazione o di coltivazione intensiva) e a sfruttare la donna, ora come silenziosa e addomesticata lavoratrice senza alcun diritto, ora da una angolazione vetrinistica, come immagine provocante, pronta a mostrarsi (Pin-Up) sorridente e ammiccante nel pubblicizzare un prodotto – il caffè, ad esempio, simbolo di colonialismo, di espansionismo, di vessazione di massa.

Dallo sfruttamento della donna alla soppressione culturale o anche alla costrizione (quella che ha portato all’evangelizzazione e dunque a cancellare molte pratiche spirituali) e alla violenza subita da molti popoli a causa di un’ottusa visione eurocentrica e di sciovinismo maschile, i lavori in mostra – come non pensare a quello di Buhlebezwe Siwani che si intreccia con la sua attività di Sangoma (guaritrice tradizionale zulu) o a quello di Edgar Heap of Birds – si spostano via via su traiettorie legate al collasso del mondo o anche all’ecosostenibilità e alla sua salvaguardia.

Ivano Troisi, “Cova” (2021) | Yasmin Smith, “Terra Dei Fuochi” (2021) | Edgar Heap of Birds, “Defend Sacred Mountains” (2018). “Rethinking Nature”, a cura di Kathryn Weir con Ilaria Conti, veduta della mostra al Madre, museo d’arte contemporanea Donnaregina. Foto di Amedeo Benestante

Se infatti la grande e straordinaria installazione proposta da Ivano Troisi (Cova, 2021) ci porta nei complotti della Val d’Agri, in Basilicata, dove l’ENI ha preso il sopravvento e ha trivellato un luogo meraviglioso trasformandolo in una sorta di miyazakiana Indastria senza vita e anzi macchiata soltanto dal luttuoso oro nero, il progetto Agricola Cornelia S.p.A. di Gianfranco Baruchello ci porta d’altro canto in una storia antica e resiliente, aperta all’aperto dell’altro, alla luce della biodiversità, all’autonomia e all’autosufficienza, alla fiducia nella comunità e a una nuova efficienza organizzativa, lontana da quella promessa dai partiti o da quella dei controlli sulle dignità: «la mia idea allora era che tutto questo sarebbe stato arte, arte e non economia, che l’arte sarebbe potuta divenire un esempio indicativo nella soddisfazione della fame come bisogno umano su base puramente umana, non più legata allo sfruttamento e che alla fine ci sarebbero state tante patate da poterle regalare a tutti».

Gianfranco Baruchello, “Agricola Cornelia 1” (1973), “Agricola Cornelia 2” (1973), “Agricola Cornelia 3” (1973); “Agricola Cornelia. Questio de aqua et terra (A)” (1980), “Agricola Cornelia. Questio de aqua et terra (B)” (1980), “Agricola Cornelia. Questio de aqua et terra (C)” (1980), “Agricola Cornelia. Questio de aqua et terra (D)” (1980); “Costruire una torre al mattino con materiali trovati” (1979). “Rethinking Nature”, a cura di Kathryn Weir con Ilaria Conti, veduta della mostra al Madre, museo d’arte contemporanea Donnaregina. Foto di Amedeo Benestante

Karikpo Pipeline (2015-2021), la videoinstallazione a 5 canali di Zina Saro-Wiwa è un racconto sulla vita nel Delta del Niger, nell’Ogoniland più precisamente, dove si alternano tragiche scene di speculazione a qualcosa di unico, di magico, di poetico, di speciale, di spirituale. Gli artisti, in mostra, sono tanti: ma vale la pena ricordare almeno Alfredo e Isabel Aquilizan, Jimmie Durham da poco scomparso, François Knoetze, Sandra Monterroso, Iki Yos Piña Narváez e Jota Mombaça, l’immancabile Beuys.

Al piano inferiore del museo, nella mostra Utopia Distopia: il mito del progresso partendo dal Sud, i Rischi minori (2010) di Giulia Piscitelli sono capolavori accecanti, lasciano senza respiro. A piano terra, fino al 14 febbraio, ci sono le bianche e preziose Combattenti di Marisa Albanese (1947-2021), omaggio all’artista a tre mesi dalla sua inaspettata scomparsa.

Karrabing film collective “Weather Reports” (2020/2021) e “The Mermaids, Mirrorworlds” (2018). “Rethinking Nature”, a cura di Kathryn Weir con Ilaria Conti, veduta della mostra al Madre, museo d’arte contemporanea Donnaregina. Foto di Amedeo Benestante

Rethinking Nature
a cura di Kathryn Weir con la curatrice associata Ilaria Conti

Artisti: Maria Thereza Alves (Brasil) / Giorgio Andreotta Calò (Italia) / Alfredo & Isabel Aquilizan (Pilipinas) / Adrián Balseca (Ecuador) / Gianfranco Baruchello (Italia) / Adriana Bustos (Argentina) / Sebastián Calfuqueo Aliste (Wallmapu/Chile) / Cao Minghao & Chen Jianjun (中国) / Jimmie Durham (USA) / Denise Ferreira da Silva & Arjuna Neuman (Brasil/ Deutschland) / Fernando García-Dory & INLAND (España) / Ximena Garrido-Lecca (Perú) / Gidree Bawlee – Kamruzzaman Shadhin – Salma Jamal Moushum (বাংলাদেশ) / Edgar Heap of Birds (Cheyenne and Arapaho nations) / Karrabing Film Collective & Elizabeth Povinelli (Emmi, Mentha, Wadjigiyn, Kiyuk and Malakmalak countries/USA) / Sam Keogh (Ireland) / Francois Knoetze (South Africa) / Elena Mazzi (Italia) / Ana Mendieta (Cuba) / Marzia Migliora (Italia) / Jota Mombaça & Iki Yos Piña Narváez (Brasil/Venezuela) / Sandra Monterroso (Guatemala) / Niccolò Moronato (Italia) / Tabita Rezaire & Amakaba (Guyane) / Zina Saro-Wiwa (United Kingdom/Nigeria) / Karan Shrestha (नेपाल) / Buhlebezwe Siwani (South Africa) / Yasmin Smith (Australia) / Ivano Troisi (Italia) / Tricky Walsh (Australia) / Zheng Bo (香港)

17 dicembre 2021 – 2 maggio 2022

Madre, museo d’arte contemporanea Donna Regina
via Settembrini 79, Napoli

Info: www.madrenapoli.it

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