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CHÂTILLON (VALLE DAOSTA) | Castello Gamba – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea | Fino all’1 ottobre 2023

di MATTEO GALBIATI

Sappiamo bene come, fin dalle sue prime pellicole, il cinema con i suoi capolavori abbia creato miti, avendoci consegnato universi e mondi paralleli che, dalle sue storie, si sono, in qualche modo, incarnati via via nella nostra realtà e nel nostro immaginario collettivo. I personaggi d’invenzione, interpretati da attori e da attrici, hanno acquisito un tale statuto – di riconoscibilità e personalità – che ce li fa appartenere alla nostra dimensione fisica e li spinge ad entrare in dialogo e rapporto con noi e le nostre esistenze. I confini tra vero e finto, raccontato e vissuto, si stemperano.

Sarah Ledda, There’s no place like home, 2015, olio su tela cm 80×120 Ph. Stefano Venturini

In questo senso, seguendo gli esiti della sua più recente produzione, il Castello Gamba di Châtillon (Valle d’Aosta), scenografico e prezioso scrigno che conserva una ricca collezione d’arte moderna e contemporanea, presenta Almost true, mostra personale di Sarah Ledda (Aosta, 1970) che, attraverso la pittura, fissa una rassegna iconografica di volti e presenze prelevati proprio dal repertorio televisivo e hollywoodiano classico.
Con le sue opere Ledda blocca e trattiene frame di celeberrimi film per farci osservare e approfondire, come solo sensibilità della pittura esaudisce senza fretta, le varie identità culturali femminili – esposti sono solo ritratti di donne – di cui si verifica il valore simbolico, l’attitudine, il carattere, ponendoci le domande e cercando di suggerire risposte sui motivi che ne hanno determinato il loro essere diventate punto di riferimento/modelli universali.

Sarah Ledda. Almost true, veduta della mostra, Castello Gamba – Museo d’Arte moderna e contemporanea, Località Crêt-de-Breil, Châtillon (Aosta) Ph. Paolo Rey

Nelle sale del Castello si osserva una sequenza lunga di tele di vario formato le quali, dopo un primo effetto di immediata riconoscibilità, ci mettono in posizione critica e interrogativa: in effetti Ledda concede al suo linguaggio pittorico di non riprodurre mai nulla con minuziosa esattezza – sarebbe anche impossibile, per le caratteristiche che sappiamo della pittura, riprodurre pedissequamente il momento filmico che lei vuole estrapolare e raffigurare – ma si avvantaggia della libertà del gesto che sposa il colore per sospendere in una dimensione, nuova e ulteriore, quanto definito dal pennello. Sottolinea bene Ivan Quaroni, curatore della mostra, nel suo saggio critico in catalogo, come per lei non si debba solo osservare il carattere pittorico, ma quanto dobbiamo andare al fondo del suo dipingere per comprenderne il senso dell’agire sulla tela in un contesto, complesso e denso di stimoli, come quello attuale. La domanda prioritaria è: quale senso ha fare il pittore di figura? Soprattutto oggi quando deve rapportarsi con una realtà sempre più multiforme? La sua ragione sta nella capacità di analizzare quella stessa realtà andando nel profondo e, interpretandola, di restituircela in una forma nuova di esperienza. In una nuova e altra traduzione.

Sarah Ledda, Plastic Flowers, 2022, olio su tela cm 60×72 Ph. Stefano Venturini

Qui Ledda allora arriva al punto: i suoi volti, i personaggi e le dive aprono con noi un dibattito più sulla ragione del loro mostrarsi e del nostro vedere che non tanto sulla loro verità iniziale.
Dipingendo, infatti, l’artista valdostana “compromette” le figure alterandone contorni, modificando le luci, virando le tonalità, aggiungendo o omettendo dettagli come se il loro essere certe e sicure – icone universali appunto – fosse vanificato dallo sfumare della memoria che rende duttili i ricordi e le percezioni, cambiando consistenza alla realtà che si va manifestando.
I dipinti di Sarah Ledda accedono allo statuto di “metafore interiori” – per rifarsi ad una  felice definizione del curatore – perché hanno il compito di rinnovare un repertorio di linguaggio che, dato troppo per certo, finisce con l’erodersi lentamente ma deve trovare il modo di trasfigurare (ancora) altre realtà utili. I suoi “fermi immagine” dipinti ci separano da quella prima idea di essere pedissequa riproposizione di tale trasfigurazione della realtà e tornano ad essere icona, immagine nel suo statuto semantico, estetico e fenomenologia. Tornano a pervadersi della volontà e della capacità dell’Arte di re-inventare continuamente la verità delle cose.

Sarah Ledda, A/R (Frames), 2012-2022, video

Al Castello Gamba l’artista espone anche, vera e propria anticipazione, il progetto A/R, – citazione proprio di Andata e Ritorno – che, in una sequenza montata in video, fa scorrere gli scatti da lei presi dal finestrino del treno in dieci anni di pendolarismo tra Aosta-Torino. È un tentativo romantico di cogliere un paesaggio che prova a rimanere inalterato nel tempo nonostante quelle piccole-grandi trasformazioni che, lente, sono sempre in atto.

Sarah Ledda. Almost true
a cura di Ivan Quaroni
prodotta da Associazione Culturale Arteam
catalogo edito da 
Vanillaedizioni con testo di Ivan Quaroni

14 luglio – 1 ottobre 2023

Castello Gamba – Museo d’Arte moderna e contemporanea
Località Crêt-de-Breil,
Châtillon (Valle dAosta)

Orari: tutti i giorni 9.00-19.00 nei mesi di luglio e agosto; chiuso il lunedì da settembre
Ingresso compreso nel biglietto di ingresso del museo intero €6.00, ridotto €4.00

Info:  Tel. +39 0166 563252
www.castellogamba.vda.it

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