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MENDRISIO | Museo d’arte Mendrisio | Fino al 4 febbraio 2024

di NICOLETTA BIGLIETTI

L’essere umano dimentica.
A volte in modo inconsapevole e inconscio, altre volte in modo lucido e razionale. Ma fare tabula rasa del passato, cancellando – con un’azione più o meno volontaria – azioni, nomi, intere esistenze, è come privarsi di una parte di sé. Una parte che potrebbe rivelarsi fondamentale per comprendere a pieno la propria esistenza.
Così, un nome che viene tolto dai libri di storia dell’arte per ragioni legate al “proprio essere”, può e deve essere riscoperto. Può e deve essere rivalutato, soprattutto se si tratta di una delle figure di spicco del Cubismo tra gli anni Dieci e Venti, il cui nome è ancora a molti oggi sconosciuto; un “Nobile Cubista” – Roger de La Fresnaye (1885-1925) – a cui il Museo d’arte di Mendrisio ha deciso di dedicare un’ampia retrospettiva, nella speranza che il suo nome possa essere riscoperto.

Roger de La Fresnaye, Alice lisant à côté d’une tasse de thé, 1907, olio su tela, 89,7 x 100 cm, Centre Pompidou, Parigi, Musée national d’art moderne – Centre de création industrielle, Lascito Simone de La Fresnaye, 1982, In deposito a La Piscine, Musée d’art et d’industrie André Diligent, Roubaix Photo (C) Musée La Piscine, (Roubaix), Dist. RMN-Grand, Palais – © Arnaud Loubry

Le ragioni che hanno condotto, in primis la sua stessa patria,  a far cadere nell’oblio l’intera esistenza di La Fresnaye sono strettamente legate alla sua vicenda biografica. Nato in una famiglia aristocratica ed educato come un gentiluomo dell’Ancien Régime, una volta terminati gli studi liceali e acquisito il diritto ad avere una rendita da parte della sua famiglia, La Fresnaye decide di fare l’artista.
Dalla meravigliosa tenuta di famiglia nell’entroterra di Lione, arriva a Parigi nel 1904 e qui, nella capitale cosmopolita delle arti, inizialmente decide di frequentare l’École des Beaux-Arts; ben presto però si accorge che il “fermento” è altrove, e così sceglie l’Accademia Ransom, luogo imprescindibile per coloro che desiderano esser iniziati alla maniera moderna.

Roger de La Fresnaye, Ève, 1910, bronzo, 31,2 x 44 x 20 cm, Centre Pompidou, Parigi, Musée national d’art moderne – Centre de création industrielle Photo (C) Centre Pompidou, MNAM-CCI, Dist. RMN Grand Palais © Bertrand Prévost

La Fresnaye però è molto diverso dal “classico studente” delle accademie francesi: un giovane e nobile uomo, che pratica la scherma, il nuoto e il canottaggio; che legge Baudelaire, Nietzsche, e ascolta Debussy e Vincent d’Indy. La sua vasta cultura e i suoi modi squisiti gli permettono di frequentare gli ambienti più diversi. Ha 25 anni, la vita sembra sorridergli. Ma non è felice e non lo sarebbe mai stato. In lui convivono due anime: una spensierata, semplice e luminosa, l’altra malinconica labirintica e oscura; fino alla Prima Guerra Mondiale, la pittura di La Fresnaye riflette il suo gusto apollineo per l’ordine e la perfezione, la bellezza; un rigore e una “semplicità” di cui egli ha bisogno e che ha ritrovato nel Cubismo.
Un personalissimo Cubismo nel quale ora si ravvisano forme geometriche come creature senza tempo. Ma è il 1915 e scoppia la Prima Guerra Mondiale. La Fresnaye, figlio di un nobile militare, non può non arruolarsi, ma le lunghe attesa della vita in trincea, non impediscono al Nobile Cubista di realizzare mirabili disegni su carta (anch’essi esposti in mostra). È proprio nella promiscuità degli accampamenti militari che La Fresnaye contrae la tubercolosi.

Roger de La Fresnaye, Le Quatorze Juillet, 1914, olio su tela, 65,5 x 81 cm, Collezione privata, Parigi

Da questo momento in poi la sua produzione sarà specchio sia della sua sofferenza, sia delle sue inclinazioni represse. Si trasferisce poi a Grass, in Costa Azzurra, circondato da un paesaggio idilliaco, e qui quella che sarebbe dovuto essere una breve tappa per la convalescenza, si trasforma in realtà in una lunga agonia, fatta di grande solitudine; prigioniero di quel corpo malato che non gli permetteva il “reggersi in piedi” a lungo per dipingere, realizzerà straordinarie opere su carta.
Un tempo, quello della malattia che la Fresnaye visse accanto a Jean-Louis Gampert – devoto compagno di vita – ma anche un tempo nel quale ha realizzato opere estremamente ambivalenti: nature morte dal Cubismo raffinato si addizionano, infatti, a figure di contadini che sembrano guardare all’arte del Doganiere Rousseau; così come una serie sulla malattia si accosta a quella dei palafrenieri, nella quale uomini nudi e cavalli incarnano la prospettiva intima e quasi arcadica di un uomo che sta per morire, accudito dal suo compagno, e che solo alla fine della sua vita è in grado di lasciar trasparire la sua natura privata a lungo celata.
Una fase, quella finale, che rivela vicinanze con i grandi maestri italiani del Rinascimento – copiati al Louvre – così come con quelli contemporanei visti a Parigi, ad esempio L’enigma dell’ora di De Chirico, e ancora con i paesaggi di Poussin, e a un classicismo come ripartenza dal disordine della Guerra.
Morto quarantunenne nel 1945, La Fresnaye non ha eredi, e non ha un mercante a promuovere il nome. Nei 25 anni successivi la sua fama resiste e i suoi capolavori prendono la strada dei grandi musei americani e francesi. Ma poi più nulla.

Roger de La Fresnaye, Composition aux cercles concentriques, 1918, gouache e matita su carta, 27,3 x 20 cm, Musée de Grenoble, Grenoble Foto J.L. Lacroix

Il suo nazionalismo, che glorificava soggetti mitologici, in una prospettiva europeista post-bellica non poteva giovare al suo “esser ricordato”; così come anche il suo patriottismo e il suo essere un aristocratico con privilegi da nobile. Inoltre, il porsi tra Cubismo e tradizione ha generato critiche sulla sua non sufficiente radicalità di linguaggio, che ha poi condizionato tutta la percezione della sua carriera.
Dei “limiti” che hanno condannato La Fresnaye ad una lunga dimenticanza, relegandolo – con altri illustri colleghi – nella definizione di “cubisti minori”.
Ma se la vita artistica di La Fresnaye fosse stata indagata nella sua interezza – e non soltanto secondo i parametri cubisti – l’originalità e l’ambivalenza ne sarebbero state interpretate come un valore aggiunto; perché è grazie a lui se oggi è possibile comprendere quanto il fenomeno cubista sia stato non solo un moto artistico, bensì una disciplina, uno stato d’animo, una visione condivisa, un fenomeno eterogeneo e polimorfo.
Aspetto che nella mostra al Museo d’arte di Mendrisio è perfettamente esplicitato; una mostra con la quale ci auspica che La Fresnaye possa essere ricoperto, apprezzato e rivalutato nel grande contesto del’arte del ’900, e forse – chissà – anche “pronunciato” correttamente, perché significherebbe essere stato menzionato talmente tante volte da consentire al suo nome di tornare nel vocabolario dell’arte moderna. Quel vocabolario che quasi settant’anni fa lo avrebbe fatto scomparire per sempre.

Roger de La Fresnaye. Il nobile cubista
a cura di Barbara Paltenghi Malacrida
con la collaborazione di Francesca Bernasconi

22 ottobre 2023 – 4 febbraio 2024

Eventi collaterali
Sabato 11 novembre ore 18.30
Concerto – Spettacolo di Davide Formisano, flauto
con musiche di Fauré, Debussy, Saint-Saëns
in collaborazione con la compagnia teatrale Ex Novo

Museo d’arte Mendrisio
Piazzetta dei Serviti 1, Mendrisio (Svizzera)

Orari: da martedì a venerdì 10.00-12.00 e 14.00-17.00; sabato, domenica e festivi 10.00–18.00; chiuso lunedì, 24, 25 dicembre 2023 e 1 gennaio 2024
Ingresso intero CHF12.00; ridotto: CHF 10.00; gratuito ≤ 16 anni, AMS, ICOM, ASSSA, Passaporto Musei Svizzeri, Visarte

Info: +41 (0)58 688 33 50
museo@mendrisio.ch
www.mendrisio.ch

 

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