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MILANO | Galleria Gaburro | 21 ottobre 2021 – 22 gennaio 2022

di PIETRO BAZZOLI

Pare quasi di vederla muoversi, in una panoramica dall’alto contemplata nell’infinità dello spazio che il deserto porta con sé. Pare quasi di seguire i passi strascicati degli animali da soma, che alzano granelli di sabbia e camminano con movimenti lenti, incessanti, sempre sul punto di fermarmi al solo scopo di continuare la lunga marcia. Le grandi bisacce che trasportano sono stracolme di incensi, spezie e altre rarità senza nome. Liberano nell’aria calda, bollente un misto di profumi ignoti, probabilmente lo stesso che si avverte sfogliando le pagine de La mille e una notte o di qualche racconto coranico.
Basta voltare lo sguardo, però, per essere sommersi da una tempesta, e provare un senso di stravolgimento. Onde scure si infrangono contro il legno umido, esausto dalla traversata di galee la cui pancia non abbandonerà mai il color del vino che la classicità attribuisce al mare. Il rollio bagnato pare essere eco incessante del respiro di quella creatura artificiale il cui unico scopo è sopravvivere al passaggio, in un susseguirsi estenuante di rotte impossibili ai confini del mondo.

Marco Cingolani, Di notte lungo il fiume (Pescatori innamorati), 2021, olio su tela, 100×150 cm Courtesy Galleria Gaburro

Oppure, di nuovo, è il verde il colore di foreste sconosciute, mai disegnate prima e che ancora oggi sono tanto distanti da essere raggiungibili, forse, soltanto per mezzo del sonno; giungle poste all’estremo confine di un’onirica Amazzonia. O era l’India di Alessandro? O la Patagonia, con le sue piante dalle foglie larghe al punto da soffocare il sole?
Marco Cingolani è artefice di peregrinazioni immaginifiche. Perché, nelle opere esposte nella sede milanese della Galleria Gaburro, il filo conduttore è certamente l’impresa che l’essere umano ha messo in atto nel superare i confini. Un artista-narratore, Cingolani, che tratteggia in maniera pittorica una figura centrale nello sviluppo della coscienza globale: quella del mercante. E lo fa caricando di connotazioni inedite una delle figure più bistrattate dalle pagine di storia, relegata alle appendici di un’enciclopedia che sente già il peso di troppe personalità.
È così che il mercante diviene protagonista non soltanto del proprio viaggio, ma di quello di intere culture, perennemente in movimento, perennemente imprigionato tra l’agonia dell’arrivo e la tensione della ripartenza: intrecciatore di relazioni, tessitore di popoli, le cui maglie generano un’unica comunità. Un personaggio che trasporta l’innovazione, ma che ne è al contempo escluso, che vive in cammino da una tappa all’altra, andata e ritorno, e che ogni volta è capace di trovarsi davanti agli occhi città diverse sebbene portino lo stesso nome. Condannato a non fermarsi mai, sebbene proprio questa incessante foga lo immobilizzi: il mondo cambia mentre lui resta sempre uguale, costretto a non fermarsi mai nel suo essere foraggiatore di novità.

Marco Cingolani, I mercanti di terre rare (Crocivio accadico), 2021, olio su tela, 200×150 cm. Courtesy Galleria Gaburro

E, insieme, costretto a subire l’onta della discriminazione, dell’essere estraneo, straniero in terra straniera, malvoluto, osservato con sospetto. Nonostante ciò il suo compito è quello di smerciare rarità pur essendo considerato alla stregua di un mercenario di mirabilia, di chi costringe la rarità a passare da una mano all’altra, da un capo del mondo all’altro. Colpevole di essere necessario, malgrado il resto.
Marco Cingolani delinea, quindi, una figura centrale per lo sviluppo contemporaneo che, alla stessa maniera, non riesce mai ad afferrare ciò che moralmente gli spetta. Lo fa ribaltando la prospettiva, in tele che vivono di sfumature ricche e palpitanti, sfruttando un linguaggio universale reso tale dalla centralità del mercante stesso. Questa contrapposizione tra passato e presente ha dei risvolti inattesi e delle valenze implicite che si rendono esplicite nel considerare la globalizzazione odierna, come diretta conseguenza di quelle prime rincorse all’ignoto. E ancora nella moderna società vi è spazio per traffici e paesaggi (gli stessi che Cingolani rappresenta con sfumature che sembrano seguirsi a vicenda), nella riflessione su ciò che sottende la parola “rotta”. Oppure, i naviganti del Mediterraneo, eredi di quella scommessa in bilico tra la vita e la morte, sono i migranti che fuggono verso l’Europa, mettendo sul piatto della bilancia qualsiasi cosa pur di vedere la terra oltre al mare.
Certo le diramazioni sono molteplici: il viaggio, la voglia di svelare l’ignoto, la cupidigia risvegliata dalla trattativa sono aspetti caratterizzanti non soltanto il mercante in quanto tale, ma l’essere umano in ogni sua declinazione. Una ricostruzione, quella di Marco Cingolani, che sintetizza l’evoluzione di un’intera specie e il suo divenire. La strada intrapresa, questa volta verso il futuro.

Marco Cingolani. Il mercante di terre rare
a cura di Marco Bazzini

Fino al 22 gennaio 2022

Galleria Gaburro
Via Cerva 25, Milano

Orari: da martedì a sabato 10.30-13.00 e 15.30-19.30

Info: +39 02 99262529
info@galleriagaburro.com
www.galleriagaburro.com

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