MILANO | Studio Moreno Ferrari | Appuntamenti 2014
di LAURA FRANCESCA DI TRAPANI
Parole, silenzi, suggestioni, nessuna immagine. O meglio l’esclusiva narrativa delle immagini, dove la parola modella una forma nella mente di chi ascolta. Due numeri ricorrenti: il 3, quello degli artisti ospitati ad ogni incontro; il 20, i minuti a disposizione per descrivere il proprio lavoro, e ancora il 20, le persone del pubblico munite di carta e matita per lasciare il loro segno, dato dalle suggestioni del racconto, e lasciato come dono all’artista.
Un rituale che risuona di poesia, dove l’ascolto e il flusso dei pensieri, rappresentano gli elementi di questa comunicazione. Un rituale che ha avuto inizio lo scorso settembre e che continuerà sino a dicembre di quest’anno presso lo studio di Moreno Ferrari a Milano. Un rituale d’arte che si lega alla spirituale cerimonia del tè con delle degustazioni guidate durante gli stessi incontri. Concetta Modica e Sophie Usunier, le due ideatrici di questo progetto. Due donne, due artiste che hanno ribaltato i ruoli artista-fruitore, soppiantando le assodate dinamiche comunicative del mondo delle arti visive con un dialogo e uno scambio umano, partendo da quella certa fascinazione che il processo di concezione di un’opera esercita. Un luogo che non vive di assonanze ma di differenze, d’età e di ricerca degli artisti invitati e di dialogo tra l’artista e il pubblico.
Abbiamo incontrato Concetta e Sophie per cogliere le suggestioni direttamente da chi questo piccolo e poetico microcosmo lo ha pensato.
Racconto Di20, da quale suggestione prende forma?
Concetta Modica: Mesi fa un amico, Pierangelo Brugnera, che ha aperto uno studio tutto suo di architettura a Milano, aveva lanciato la proposta di fare qualcosa insieme, qualcosa che avesse a che fare con l’architettura, l’arte e la progettazione. Così ero insieme a Sophie e gliene ho parlato. Mentre cenavamo, discutendo di cosa si potesse fare che non fosse necessariamente una mostra ma che avesse a che fare con aspetti progettuali legati al disegno e al momento viene concepita un’opera, è venuta fuori l’idea di Racconto Di20. Poi, purtroppo, nello Studio di cui parlavo ci sono stati problemi tecnici e abbiamo dovuto rinunciare, il progetto però ci piaceva e abbiamo cercato un altro spazio dove metterlo in atto, ma la prima suggestione parte da lì. Personalmente sono sempre stata interessata al processo di concezione di un’opera e sentirla raccontare direttamente dagli artisti mi interessa molto, i piccoli aneddoti, le difficoltà… Un’avventura che ognuno affronta in modi molto diversi ma anche simili. Poi, raccontando un’opera riesci a entrare in un mondo e in un tempo preciso, anche per questo abbiamo scelto artisti di diverse generazioni perché insieme all’opera c’è un clima, ci sono delle tendenze, ci sono amici, professori, artisti con cui si è stato condiviso un momento artistico preciso. Inoltre durante Racconto Di20 si crea una sorta di paradosso: un artista visivo che non può usare immagini, deve contare sulle sue capacità oratorie o sui suoi silenzi, perché no, per cercare di descrivere un lavoro, anzi raccontarlo in 20 minuti che non sono pochi per un’opera sola.
Esiste un fil rouge tra gli artisti invitati?
Sophie Usunier: Il fil rouge comprende molte sfumature. Abbiamo provato soprattutto a mettere insieme artisti di generazioni, di provenienze varie, da un percorso artistico appena iniziato a una vita trascorsa come artista. Diventa interessante il confronto e l’incontro tra gli artisti stessi, e tra il pubblico. Noi, volevamo che sia gli artisti coinvolti, sia il pubblico, avessero la fortuna di fare conoscenza, o conoscersi meglio durante una serata.
La relazione tra artista e spettatore, dove le modalità espressive in fondo si invertono. L’artista ricorre alla sola parola, mentre lo spettatore al segno. Che tipo di relazione si è instaurata durante gli incontri?
C. M.: In genere in una mostra lo spettatore entra e inizia prima ad ambientarsi e poi a guardare le opere proposte dall’artista. Mi capita spesso di seguire i movimenti dello spettatore durante le mostre: ognuno ha dei rituali personali per seguire il percorso espositivo. Anche noi abbiamo cercato di creare dei piccoli rituali, dei gesti scanditi, un campanellino che suona all’inizio e alla fine dei 20 minuti, la pausa tè tra un racconto e un altro e l’esposizione dei disegni fatti dal pubblico sul muro, in modo che anche gli artisti che hanno raccontato li vedano. È sempre curioso per gli artisti vedere come gli altri hanno interpretato con dei segni la loro opera raccontata, e sono molto contenti che questi disegni siano un dono per loro. Una sorta di lettura delle carte… Solo che al posto di leggere il futuro vi si legge il passato, per vedere come la propria opera e il proprio pensiero possa essere stata percepita. Quindi è lo spettatore che propone una visione, in questo senso il ruolo si ribalta ma al tempo stesso è anche vero che la visione disegnata nasce da una visione raccontata, quindi l’artista mantiene il suo ruolo “creatore” ma c’è uno scambio di azioni.
Lo scorso 28 ottobre si è conclusa questa prima parte di Racconto D20. Quali immagini e sensazioni sono rimaste?
S. U.: Dopo i primi tre appuntamenti, sento che il progetto è sempre in divenire: l’appuntamento si ripete ma non è mai la stessa cosa. È “muovente”. Ho la sensazione sempre di essere alla prima volta ed è bellissima questa sensazione di rinnovo perpetuo, porta ogni volta all’esperimento, alla curiosità, alla freschezza del momento e all’incognita, nel senso più fiducioso. È sorprendente ogni volta, sia per lo spazio “in cantiere” di Moreno Ferrari che ci ospita che poco a poco cambia, sia per i tre artisti invitati che portano con sé nuove dinamiche e modi personali di raccontare, sia anche per la curiosità e il gioco che nasce con il pubblico che si presta con grande piacere a disegnare. Silenzio, attenzione, complicità, condivisione, ecco quale sono le sensazioni chiave che mi vengono in mente per questi primi incontri. L’immagine potrebbe essere quella di un “conteur” africano, così chiamato Griot, che verrebbe a raccontare una storia davanti a tutto un villaggio che pende dalle sue labbra. L’oralità, la voglia di comunicare, e l’ascolto in questo caso sono essenziali. Sono curiosissima per i prossimi appuntamenti in programma fino a dicembre!
Concetta e Sophie, la vostra collaborazione ha un precedente, L’età del dubbio in Sicilia a Scicli nel 2013, e adesso vi ritrovate a concepire insieme questo progetto. Cosa vi attrae della ricerca dell’altra?
C. M.: Io amo confrontarmi con chi è diverso da me, per cultura, carattere, provenienza, ovviamente partendo da alcune basi in comune. Trovo interessante condividere esperienze con persone con cui posso avere uno scontro dialettico e una leggerezza allo stesso tempo. Non è necessario pensarla allo stesso modo per andare d’accordo, anzi. L’atteggiamento nei confronti della nostra ricerca artistica personale è simile come approccio, nel senso che è centrale nella vita di entrambe e questo per me è fondamentale. Del lavoro di Sophie apprezzo molto il rigore, la costanza ma soprattutto la leggerezza, caratteristiche che poi confluiscono nel lavoro in due.
S. U.: Pensandoci, una cosa molto interessante di questi due progetti realizzati con Concetta è il fatto che non sono progetti rivolti a noi particolarmente, o per noi, ma nascono da una collaborazione che va oltre noi due, aperta, che si rivolge ad altri artisti, un’estensione, un approccio di condivisione, un modo di confrontarsi, di tessere incontri. Per L’età del dubbio abbiamo chiesto a tutte le persone che volevano partecipare di mandarci un dubbio da poter condividere pubbblicamente su un blog, dedicato alla nostra residenza. Questo blog diventerà presto un libro (letadeldubbio.blogspot.com). Anche nel caso di Racconto Di20, abbiamo invitato artisti che hanno aderito con grande disponibilità. Sono due progetti che sono nati chiacchierando, potevano stare benissimo a uno stato di parola, senza effettivamente essere concretizzati. Ma mettendo insieme le nostre forze e il nostro entusiasmo, si sono realizzati naturalmente. Abbiamo notato che ci completiamo su tante cose che portano il progetto al suo termine. Le cose che mi attraggono di più di Concetta sono la sua “pancia”, come dice lei, la sua spontaneità, il suo coinvolgimento entusiasta, la facilità che ha di mettere in moto il progetto, chiamando subito, reagendo in un attimo, in un modo efficace e tenace.
RaccontoDi20
a cura di Concetta Modica e Sophie Usunier
Artisti intervenuti:
Martedi 4 novembre 2014 – Marion Baruch, Lucia Cristiani, Luca Pancrazzi
Martedi 28 ottobre 2014 – Anna Valeria Borsari, Concetta Modica, Italo Zuffi
Martedi 7 ottobre 2014 – Fabrizio Prevedello, Elena El Asmar, Emilio Isgrò
Martedi 23 settembre 2014 – Stefano Arienti, Sergio Breviario, Liliana Moro
calendario prossimi appuntamenti
martedì 25 novembre 2014, ore 18.30
18:30 – Welcome Tea
19:00 – Michele Guido
19:30 – Sophie Usunier
20:00 – Vedovamazzei
mercoledì 10 dicembre 2014, 18.30
Studio Moreno Ferrari
via Rosales 3, Milano
Info: www.raccontodi20.it